"Credo di stare molto meglio davvero, non serve che tu venga qua ogni santo giorno" non la degno di uno sguardo.
La verità è che vorrei essere altrove e questo posto ha già abbastanza ricordi schifosi a quanto pare non si stanca mai a prenderne di nuovi.
Mi viene il voltastomaco quando la guardo mentre cerca di essere gentile con me, e la cosa è assurda perché so benissimo che sta solo fingendo.
Ma ha smesso di interessarmi tempo fa e il fatto che lei non provi un minimo di vergogna per quello che ha fatto,per quello che mi ha urlato e per quello che mi ha fatto passare mi fa capire che non cambierà mai che rimarrà sempre e comunque quella donna che fingeva di non vedere quando quel lurido mi metteva le mani addosso.
Fisso il mio cellulare ma interrompo quello che stavo facendo quando mia madre tossisce.
Per la prima volta da quando sono entrato in questo appartamento la guardo ma capisco che non avrei dovuto farlo quando capisco che cercava solamente di attirare la mia attenzione.
"Non resterò qua per molto sto solo aspettando che arrivi tua madre così posso andarmene" "sono diventata questo? un peso?" "lo sei da quando non hai fatto niente per fermarlo e sei stata lì a guardare" "non è vero, io non guardavo ero sconvolta non puoi davvero farmi sentire in colpa per una cosa passata" "fanculo" sto per andarmene quando finalmente mia nonna apre la porta e ci guarda.
"Stavo per andarmene" lei mi ferma "non so se sono in grado di farcela io-" "non farti abbindolare o ferire dalle sue parole, qualsiasi cosa dica lo fa per uno scopo ed è la droga" mi guarda preoccupata "non devi fare nulla, mettila a dormire e tienila d'occhio, chiudi le finestre e la porta d'ingresso se hai bisogno chiamami" lei annuisce.
Esco da quell'appartamento e non posso dire di non aver tirato un sospiro di sollievo uscendo da lì.
Infilo la giacca e salgo in moto in direzione di quel ristorante dove i genitori di Micol ci hanno costretto a venire.
Lei non voleva, avrebbe preferito fare qualcosa di intimo con i suoi amici e basta.
Ma i suoi le hanno cambiato i piani e lei non ha saputo dire di no.
Cosi ora mi ritrovo dentro quel ristorante con l'unico pensiero fisso di far passare quella serata per indimenticabile, perché non avrei lasciato che i genitori di Micol rovinassero il suo compleanno con i loro discorsi e se così sarebbe stato le avrei risollevato il morale con il mio regalo.
Odio i compleanni, non mi sono mai piaciuti e li ho sempre trovati insensati e non ho mai capito cosa ci fosse da festeggiare.
È un anniversario per essere nati, ma nella mia nascita non c'era niente di bello e ogni mio compleanno quelle candeline me le facevano solo ricordare.
Ma Micol non era come me e anche se odiavo festeggiare mi sono imposto di non fare stronzate e di fingermi divertito da quella serata.
La verità è che lo sarei stato solo quando sarei stato da solo con lui.
Apro la porta di quel ristorante e raggiungo il tavolo dove tutti sono seduti.
Se non fossi stato una persona che sa nascondere quello che prova probabilmente tutti avrebbero capito la mia poca voglia di trovarmi li anche solo quando ho varcato le porte di questo posto di meda.
Mi siedo difianco a lei, se fossi stato una persona normale le avrei sorriso e fatto gli auguri o come minimo avrei almeno saltato i suoi genitori.
Ma io non sono normale e questo lei lo sa.
Sa di non dover pretendere troppo da me perché non saprei nemmeno come comportarmi.
Che cazzo avrei dovuto fare? guardarli e stringerrgli la mano? non erano di sicuro cose da me.
Mi sporgo verso di lei e mi avvicino al suo orecchio.
"Come promesso, non sono in ritardo" lei mi sorride ma so che probabilmente da me si aspetta almeno quelle due parole.
Le ho lette nei suoi occhi, ma non l'avrei fatto qua davanti a tutti non perché mi vergogno ma solo perché credo che io voglia farlo da solo dopo, quando sarei stato in quel posto con lei.
"Tranquilla, ci sarà tempo per dirti quello dopo" la sento sospirare.
Poi la guardo serio "quanto cazzo costa la roba qua dentro?" "non lo so ma paga mio padre" "non lascerò pagare a tuo padre" "non fare l'antipatico" mi passo una mano fra i capelli.
Non farò pagare suo padre per me a costo di spendere tutto il mio stipendio.
"A che ora sei nata?" "cosa?" "a che ora sei nata" lei mi guarda per un'attimo "luna e cinque, perché questa domanda?" "voi newyorchesi non sapete che bisogna fare gli auguri solo quando sei già nata? è come fare gli auguri il giorno prima porta sfiga" "oh, sapevo solo la cosa del giorno prima" quando alzo lo sguardo sul nostro tavolo e noto che probabilmente sono l'unico a essermi vestito normale.
Vorrei solo saltare questo momento e andarmene di qua con lei.
Festeggiare il suo compleanno a modo nostro.
Mi volto verso di lei e la fisso "sei bella" lei arrossisce e io ghigno.
Mi sono ripromesso di comportarmi bene almeno stasera, almeno fino a quando non saremmo potuti uscire da qua e io avrei potuto finalmente essere me, non avrei dovuto preoccuparmi di come mi sarei dovuto comportare o altre scemenze simili.
"Un brindisi alla mia bambina che sta diventando grande e che presto farà scelte di vita importanti" sospiro e mi guardo attorno.
Questo tavolo è troppo lungo e pieno di persone per i miei gusti.
Ci sono tutti quanti, la zia di Micol I suoi nonni e sua sorella.
La sua famiglia era lì e sj aspettavano tutti qualcosa da lei a fine di quella serata.
Tutti avrebbero voluto che lei pronunciasse la parola 'voglio proseguire gli studi alla vostra a università' ma lei non l'avrebbe fatto.
Perché meritava di decidere per sé stessa e perché io avrei evitato il putiferio.
So come ci si sente quando tieni a qualcosa a un giorno e ti viene strappato via la gioia che provavi ed è per questa ragione che non ho alcuna intenzione di farle vivere quella sensazione.
Nonostante si tratta di altro, non voglio che lei provi nemmeno una briciola di quello che io ho provato.
Quando tieni a qualcosa così tanto bisogna solo avere qualcuno che ti aiuti a non fartela strappare via.
Non voglio che lei si senta persa, sola e inutile come me perché è una merda e lei merita solo di sentirsi viva.
Mi schiarisce la voce "vado a fumare una sigaretta, ci metteranno una vita a arrivare le ordinazioni" non aspettavo un suo consenso, non ne avevo bisogno perché lo avrei fatto ugualmente.
Ma forse lei si aspettava che io restassi affianco a lei.
Mi abbasso e a pochi centimetri da suo viso le sussurro la via di fuga per un potenziale secondo.
"Credo tu abbia bisogno di sistemarti il rossetto, il bagno è da quella parte" Non esco a fumare come le persone normali e sane di mente fanno.
Entro in quel bagno e mi accendo una sigaretta aspettandola.
Quando arriva mi sorride e si posiziona difronte a me.
"Come sto con questo vestito?" la guardo e sorrido "mi sembra familiare, direi che non è quello che ti ho consigliato io vero?" le rispondo ironico perché so che è quello.
"Assolutamente no, ma non hai risposto" "ho sempre pensato che il verde fosse il tuo colore, ti sta benissimo" un ampio sorriso le si espande sulle labbra e dio solo sa quanto avrei voluto ricambiarlo.
Ma è troppo presto e io non sono in grado di regalare sorrisi a meno che non siano finti e lei non li merita.
"Perché pensi sia il mio colore?" "è quello della speranza" "e lo associ a me?" so che è sorpresa da questa cosa.
Annuisco "porti speranza anche dove non c'è da tempo" "è una cosa stupenda ma non credo di esserne in grado" "non lo sai? nessuno è in grado di sapere realmente come stanno le cose"mi guarda confusa ma io spengo la sigaretta e la prendo per i fianchi avvicinandola a me.
"Non credo tu dia la reale importanza fhe ti meriti a te stessa, sei in grado di fare più cose di quanto immagini e nemmeno te ne rendi conto" Attorciglio una ciocca di capelli intorno alle mie dita.
"Mi piacciono i tuoi capelli" "sono troppo corti" "vuoi dirmi che a te non piacciono?" "li ho tagliati solo perché ho pensato che avessi bisogno di un cambiamento appena sarei arrivata qua, ma non so se mi stiano poi così bene, in realtà mi mancano i mie capelli lunghi" la guardo.
Lei appoggia le mani sul mio petto "credo che tu stia bene così e non voglio vedere una te con i capelli lunghi solo perché tu non Wei pronta a darmela vedere, hai tagliato i capelli per una nuova vita perché ricordare la precedente?" mi sorride.
Rimaniamo in quella posizione a parlare di tutto e di niente per un'altro fino a quando ci rendiamo conto che probabilmente le ordinazioni sono già arrivate.
Mi prende per mano, non ho mai amato il contatto fisico, anzi forse c'è stato un momento prima di michael in cui io non ero restio al farmi toccare dalle persone.
Ma dopo quel breve momento tutto è cambiato, io sono cambiato.
La fermo e lei si gira confusa.
"So che è il tuo compleanno e che il regalo dovrei fartelo io ma ho bisogno di non pensare" si volta e cambia direzione tornando in quel bagno.
Mi sorride "non mi interessa se è il mio compleanno questa cosa potrei farla in qualsiasi momento" "ah si?" "si" si avvicina e si alza in punta di piedi mentre io curvo leggermente le spalle per la sua scarsa altezza e la mia che invece è esagerata.
Mi bacia e sorride sopra le mie labbra quando con le mani sul mio petto sente il mio cuore calmarsi.
Ma probabilmente è solo una sua sensazione perché in realtà in questo momento non sta facendo altro che battere all'impazzata come se avessi corso la maratona più difficile della mia vita e non avessi più fiato.
Appoggio le mia mani sulla sua vita e mi ripeto mentalmente di restare calmo.
"Ok?" mi guarda e io annuisco "ok" credo che io e lei non abbiamo dei bei rapporti con i bagni.
Finiamo sempre qua e là cosa mi farebbe ridere se solo ne sarei stato in grado.
Ritorna a prendermi la mano, ma la cosa non mi disturba solo perché so perfettamente che non potrebbe mai farmi del male perché non sono le sue mani quelle che mi stanno toccato ma quelle di lei.
Torniamo a sederci al tavolo e non mi importa delle occhiate che ci ridevano i suoi parenti, non mi importa di niente.
Cominciò a mangiare mentre seguo con poca attenzione la conversazione che stanno avendo a tavola.
I miei amici continuano a fare i cretini fra loro e io vorrei essere spensierato abbastanza quanto loro per poter scherzare in questo momento ma sono in ansia e l'unica cosa che mi calma in questo momento è sapere che tra poco io possa andarmene da qua.
Mangio con calma e sbuffo quando mi rendo conto che questa porzione minuscola costerà come minimo metà del mio stipendio.
Non voglio fare lo stronzo ma questo posto da schifo e questo cibo anche, avrei preferito mangiare qualcosa da McDonald's piuttosto che questa merda.
"Allora cosa pensi di fare?" alzo lo sguardo su quello che capisco essere il fratello di sua madre.
"Voglio prendere la mia strada e andare a studiare medicina" "era ora che qualcuno la smettesse con questa assurda tradizione dell'università di famiglia" ghigno quando sua nonna prende parola assicurandosi occhistscce da tutti i presenti tranne che da me, la diretta interessata e i suoi amici.
"Fai bene cara, qua in mezzo nessuno ha avuto le palle di fare il lavoro che realmente voleva non rovinarti la vita" lei sorride a sua nonna mentre io mi appoggio allo schienale fissando gli sguardi corrucciati di tutti.
Il primo che apre bocca lo zittisco io.
Non mi stupidi di sapere che era suo padre a parlare per primo.
"cosa ti ha fatto pensare di avere libera scelta?" " e a lei di poter scegliere al posto suo?" guardo Micol afferrare il mio braccio da sopra ail tavolo non si cura degli sguardi che ci riservano.
"Non farlo" annuisco e me ne sto in silenzio.
Non sono il suo cagnolino ma so quando è il momento di fermarsi ed è quello che sto facendo.
Mi bevo un bicchiere d'acqua solo perché nessuno si è degnato di passarmi il vino quando lho chiesto.
Sospiro, l'argomento 'università' non lo sollevò più nessuno quella sera.
Inziammo a parlare di qualsiasi cosa e persino del fatto che Daniel avesse un talento innato per la musica.
Lho sempre saputo ma non ho capito da dove fosse uscito l'argomento.
Pago il conto e nonostante costi più di quanto mi potessi immaginare non rifiutati nulla senza mandarlo a fanculo.
Che ladri,bastardi.
In ogni caso quando a fine serata tornarono tutti nelle proprie auto io femai la ragazzina che stava per salire con i suoi.
"Dimentichi qualcosa" "che cosa? ho tutto con me" "non ti ho ancora dato il tuo regalo" lei mi guarda.
"Non voglio davvero e tardi avrai di meglio da fare" "in effetti ho tante cose da fare ma posso rimandarle, sali o resti li?" lei sbuffa ma alla fine lo fa.
Si aggrappa a me fino a quando non arriviamo a destinazione una decina di minuti più tardi.
Le si illuminano gli occhi e io la tenni per la vita cercando di evitare che cadesse.
" Che vuoi fare? la fissiamo ancora un pó o entriamo?" lei sorride e si da spazio dentro la casetta di legno illuminata da lucine appese ovunque.
Mi siedo sul letto.
Ha riconosciuto il posto ma no credo sia mai stata qua dentro.
"È bellissimo" si guarda intorno e poi sorride.
"vorrei dire che è opera mia ma direi una stronzata lo ha fatto maggie molte estati fa io ti ho portata qua solo perché mi piace questo posto e ha bisogno di ricordi nuovi da costruire" mi appoggio alla parete con la schiena.
"Lo vedi quello zaino? aprilo " io glielo indico e lei lo prende in mano.
Evita di guardare quello che c'è dentro e prende in mano la cartellina verde con un fiocco sopra.
" Non è nulla di che non sono bravo a fare i regali " lei mi sorride e poi la apre.
Mi guarda sbalordita.
" Non ci credo" io invece resto calmo appoggiato alla parete mente lei urla dalla gioia.
Non capisco nemmeno tutta questa sua felicità, sono solo disegni.
Non sono mai stato bravo a regalare qualcosa.
Ho sempre pensato non servisse fare regali.
In ogni caso ho pensato le sarebbe piaciuto una cosa diversa da cose scontate e futili come i braccialetti e le collane.
Dentro quella cartellina verde avevo disegnato su dei fogli per lei.
Erano solo sfumature che rappresentavano noi.
Ho disegnato quel luna park che tanto ama e quella ruota panoramica.
Ho disegnato il suo volto e tutti i momenti che valessero la pena di essere disegnati per essere ricordati.
Ho persino disegnato quelle sue sagome in mezzo ai lampi di stelle che baciavano non curandosi della tempesta che stavano creando sopra quel tetto.
Lei mi guarda con occhi lucidi e si avvicina a me.
Mi sorride e mi bacia.
Le volte che lo aveva fatto in quei giorni aumentavano sempre di più.
E il fatto che lei prendesse l'iniziativa di farlo mi piaceva.
Si stacca e con le mani sul mio volto mi sussurra un grazie.
Non so se per il regalo o se per altro ma non volevo interpretarlo.
"Se non ti piace puoi sempre buttarlo" "vuoi cherzare? è il regalo più bello che mi abbiano mai fatto" "hai la tendenza a esagerare.
Scuote la testa.
" Ho la tendenza a dire la verità " sorrido.
Se possibile si avvicina ancora si più a me fino a sedersi sulle mie gambe a cavalcioni su di me.
E avrei creduto di impazzire ma lei era davanti a me e era reale nessun frutto dell'immaginazione o dell'alcool.
Appoggia le mia mani su petto mentre io le sfioro il lembo della suo vestito
La sento sospirare e io mi fermo, ma lei prende dinuovo la mia mano e la mette nello stesso punto.
Deglutisco e le abbasso la lampo mentre lei mi bacia.
La faccio sdraiare sul letto e lei rimane solamente in intimo davanti a me.
Il fatto che non arrossisca persino in questo momento mi fa perdere la testa.
Mi si avvicina e mi sfila la maglia che finisce in qualche punto sul quel pavimento.
le sfioro le mutandine in pizzo con le dita ma mi fermo e la guardo meglio occhi.
"Sei sicura?io non faccio niente che tu non voglia" mi sorride "continua" la guardo mentre è completamente nuda difronte a me.
Mi toglie i pantaloni ma io mi fermo, non voglio fare nulla di impulsivo e avventato.
Mi sarei fermato prima perché lei è molto più del resto.
Affonda le dita nei miei capelli quando comincio a baciare il basso ventre delicatamente.
Sospira e io non resisto più.
Le chiedo un'ultima volta se lo vuole davvero e lei continua a annuire.
"Se vuoi che mi fermo lo faccio devi solo dirmelo" annuisce non so se realmente sta capendo qualcosa di quello che io le sto dicendo.
La mia calma vaccila nellesatto momento in cui affondati fra le sue gambe.
È penso proprio di esser in paradiso e non mi è chiaro se me lo merito oppure no.
Le sue dita mi tirano leggermente i capelli mentre io faccio quello che avrei voluto fare da tempo.
Inarca la schiena e io continuo mentre lei si lascia andare sempre di più alle sensazioni che sta provando.
Stringe le lenzuola fra le sue mani.
Appoggio le mia mani sulle sue cosce mentre continuo.
"Drew" giuro che in quel momento se continuava a ripetere il mio nome in quel modo sarei completamente impazzito.
Li sento i suoi continui sospiri di piacere fino a quando l'ultimo non esce dalla sua bocca più forte, come se non aspettava altro, per poi venire.
Mi allontano e la guardo.
Ha la bocca semi chiusa e i suoi occhi non mi stanno guardando, sono chiusi ma quando li apre mi guarda estasiata mentre io mi stendo difianco a lei.
È inebriata dal piacere e in questo momento entrambi abbiamo pensato di toccare il cielo con una mano.
"Cristo" sussurro.
Non parliamo per i successivi minuti troppo presi l'uno dall'altro.
Mentre lei continuava a pensare alle sensazioni che le ho fatto provare e io al fatto che fino a pochi minuti fa ero in paradiso.
"Drew" "mh" "è stato bellissimo" ghigno.
"lo so" poi mi volto a guardarla e mi accorgo che lei lo stava già facendo.
"Questo compleanno mi sta piacendo più del previsto" lei ride e io la ascolto mentre lo fa perché mi rilassa pensare che sia felice.
"Che ore sono?" "sono già nata" "ho perso la cognizione del tempo" "non mi importa del tempo quando siamo insieme" "che ore sono?" "mancano pochi minuti alle due" "buon compleanno in ritardo ragazzina" mi avvicinai alla sua bocca e la baciai per poi staccarmi.
La sensazione di aver appena fatto una cazzata di propaga in me ma si blocca appena mi ricordo che in paradiso non si possono fare cazzate.
"Pensi di voler tornare a casa?" "penso di voler sta qua con te fino alla fine della giornata" ride mentre si rifugia sotto le coperte come se non volesse più andarsene.
Ma nemmeno io lo volevo.
Sollevo il piumone sulle nostre teste e la avvicino a me.
Non avrei fatto scoppiare quella bolla in cui ci eravamo isolati per nessuna ragione al mondo, avrei voluto rimanere la dentro puler un'eternità e no non mi sarebbe bastata una notte mentre lei dormiva sopra di me.
Avrei voluto sempre di più quel momento perché anche se appena iniziato non riuscivo più a liberarmene.
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nel modo in cui brillano le stelle
ChickLitCi si sofferma sempre a pensare al futuro, al domani e a cosa accadrà. A pensare a quando e a come conosceremo l'anima gemella. Cosa sarà di noi fra anni, mesi, giorni. Ci soffermiamo talmente tanto su tutto questo che non pensiamo al momento che...