Capitolo 74

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"Drew" mi scuote costringendomi a aprire gli occhi "mh" "non riesco a dormire c'è troppo rumore" "metti i tappi per le orecchie" "non li hai" sbuffo "Drew" "mhh" "come fai a dormire?" "pensa a qualcosa di bello e ti distrai dal rumore" non apro gli occhi ma ha finalmente smesso di parlare quindi intuisco che se ne sia andata in camera, mi metto più comodo ma non riesco più a dormire.
Il divano è scomodo e troppo piccolo per me, mi metto a sedere e mi accendo una sigaretta.
I passi della ragazzina si sentono in tutta la casa "non funziona" esclama in piedi davanti a me, solo adesso la guardo e noto quanto stia bene con la mia maglia, con il volto illuminato solo dalla luce della luna e gli occhi stanchi che mi fissano " non riesco più a dormire nemmeno io" "non so come tu sei riuscito a addormentarti, si è sentita più volte di seguito la sirena della polizia e poi questo divano è troppo piccolo per te" "abitudine" alzo le spalle  "cosa fai quando non riesci a dormire?" le chiedo "le maschere per il viso" "di notte?" lei annuisce "andiamo in camera qua fa freddo" la seguo e mi siedo sul letto con la schiena appoggiata al muro "tu?" "cosa" "che fai quando non riesci a dormire" indico il sacco da boxe e la sigaretta che ho in mano "sono meglio le mie maschere, i tuoi vicini ti odieranno per il sacco da boxe" alzo le spalle "sono abituati" appoggia la testa sulla mia spalla e sospira mentre io spengo la sigaretta "hai mai la sensazione che il tempo si fermi e che le persone vadano avanti anche senza di te?" abbasso lo sguardo su di lei che lo ha puntato sulla mia mano "la mia non è una sensazione, succede davvero ma non a te.
Ci sono molte persone che ti vogliono bene e non pensare nemmeno per un secondo che il mondo stia meglio senza di te perché non è così"
"è perché tu lo pensi?" "perché è così" "tu dici che le persone vanno avanti senza di te ma non hai mai nemmeno provato a raggiungerle, sei rimasto fermo" "forse perché non voglio raggiungerle perché sto bene dove sono" "io non capisco" risponde confusa "che cosa" "come fai a stare bene in completa solitudine" "ci si abitua dopo un pó" "ma tu non sei solo, hai Mag, Liam, Daniel, am e tua madre" si ferma per poi finalmente guardarmi "e me" "essere circondati da persone non vuol dire non sentirsi solo" "in che senso" il suo sguardo incuriosito mi colpisce
"non so come spiegartelo" forse nota che non ho voglia di parlarne e sposta l'argomento su di sé "mi sono sentita molto sola a new york, ero circondata da persone e avevo una bellissima casa ma quando ci tornavo  era vuota, prendevo gli avanzi della sera prima e li scaldavo al microonde e passavo le mie giornate a studiare, da sola tu sei circondato da persone che ti vogliono veramente bene, non capisco perché tu ti senta solo e voglia rimanere indietro"
"non tutto è come sembra, ogni persona ha i suoi problemi e non tutti sanno parlarne" la sento sospirare "scusa" scuoto la testa "non mi sento solo, mi sento vuoto e senza una ragione per cui raggiungere gli altri" "la ragione è il futuro" mi risponde come se la cosa fosse ovvia ma la verità è che per molti lo è ma non per me, non per uno che ha perso ogni speranza che aveva per il futuro tempo fa "non è una ragione valida per me" rispondo e so di starla confondendo "quando ero piccola avevo paura di crescere, volevo restare come peter pan un eterna bambina, mia madre mi ripeteva che non è bello rimanere bambini ma ancora oggi io sono convinta di sì.
Quando si è bambini si è rinchiusi in una bolla di sapone e all'interno ci sono solo le cose belle mentre fuori le cose brutte e negative, mia madre mi ha fatto capire che il futuro è più bello di quanto si crede"
"il futuro è sopravvalutato, viviamo tutti una vita e sono sempre stato dell'idea che vada vissuta al massimo e che non vada sprecata per pensare al futuro, tutti dicono che vivere senza uno scopo è brutto ma non è così, quelli che non hanno uno scopo si stanno godendo la vita perché infondo nessuno di noi sa veramente se noi avremmo un futuro, potresti morire domani e non ti saresti goduta la vita, quindi perché rimuginare sul futuro? fanculo io voglio vivere in quella bolla del cazzo " lei mi osserva da sotto le ciglia lunghe "non ci ho mai pensato" "perché sei sempre stata abituata ad avere un obiettivo nella vita" annuisce
"e comunque la bambina che viveva nella bolla di sapone che non voleva crescere è ancora in te, solo che non te ne rendi conto.
Tua madre ti ha fatto credere che fosse meglio uscire dalla bolla e scoprire il mondo, ma lo ha fatto secondo le sue regole, prima di conoscere me non sei mai andata a una festa, non sei mai andata su una giostra spenta in un luna park abbandonato o sul tetto di un palazzo che cadeva a pezzi, prima di conoscere me non hai vissuto "
non parla forse perché sta capendo che io ho ragione.
"Ogni tanto ci penso" "a cosa" "a new York, mi chiedo spesso se là le persone sentono la mia mancanza se in quel posto oltre alla sofferenza ho lasciato qualcosa" "ogni posto in cui andiamo ha qualcosa di noi, non significa che non lo vediamo non ci sia, una parte di me e di te è sopra il tetto di quel palazzo e una parte di noi è su quella ruota panoramica spenta e in quel lunapark abbandonato, non importa se a new York credi di non aver lasciato altro che sofferenza, ora sei qua a Los Angeles in un letto sfasciato con me e tutto quello che è successo è solo una piccola e futile stronzata" mi accarezza il petto nudo mentre ascolta le mie parole che con lei escono spontanee dalla mia bocca "spesso penso al mio passato, anzi continuamente ed è difficile non farlo perché in quel passato ho ancora qualcosa, una parte di me che non vuole andare avanti proprio come te a new york" la sento sospirare sulla mia spalla "credo che tu sia l'unico che abbia davvero capito quello che io intendevo dire" sorride nell'ombra di quella stanza piena di cose mie e di Daniel ma vuota e priva di ricordi che sono tutti da costruire, da capo.
Da quando abbiamo deciso di prendere una casa nuova volevamo che fosse senza un minimo ricordo vuota e senza foto, perché in quella casa dove non riuscivamo a passare una notte tranquilla c'erano troppe foto e ricordi che non se ne andavano.
Questa casa spoglia di ricordi ora ne sta costruendo uno di me e la ragazzina abbracciati in queste pareti rimarrà sempre il nostro ricordo.
                                *
Le coperte si spostano e il mio petto caldo viene in contatto con qualcosa di gelido, socchiudo gli occhi e guardo le mani fredde e piccole della ragazzina che dorme ancora fra le mie braccia.
Le sue mani mi provocano la pelle d'oca per via della finestra aperta a dicembre e di me a petto nudo senza coperte per la ragazzina che s'è le è presa tutte per lei.
Si volta e probabilmente non si rende conto del fatto che sta mettendo il suo fondo schiena contro di me "ragazzina" non mi risponde e continua a rimanere nel mondo dei sogni.
"Ragazzina se non ti sposti rischio di avere un'erezione di prima mattina" si muove per via della mia voce alta e se possibile peggiora la situazione "Micol" "mh" "staccati" "mh" ritorna a chiudere gli occhi senza ascoltarmi "porca puttana" mi alzo e entro dentro il bagno, sento che borbotta qualcosa ma non la ascolto e apro la doccia mettendo la manopola verso l'acqua fredda.
Mi tolgo i pantaloni e entro in doccia cercando di rilassarmi, cerco di non pensare che è passato, che tornerà tutto alla normalità, anche se infondo la normalità per me non è mai esistita.
Non sono mai stato normale e così anche la mia vita non lo è mai stata, non so nemmeno che cosa sia la normalità.
Ho sempre pensato fosse una cosa inutile e che non mi sarebbe mai servita, credo ancora che sia inutile per uno come me, sono troppo diverso e complicato per essere normale e per vivere nella normalità.
Ho sempre creduto di non aver bisogno di nessuno se non di lei e ancora lo credo ma lei e io ora siamo la cosa più distante ed è strano per noi due perché non siamo mai stati distanti, ci siamo sempre stati vicini nonostante il mio modo di fare distaccato lei mi apprezzava per come ero fatto.
Appoggio la schiena al muro freddo, un brivido mi invade e cerco di pensare a qualsiasi cosa tranne che a lei perché in questi anni il suo ricordo non diventa più una salvezza ma una tortura e non voglio che lo diventi.
Chiudo il getto freddo e esco dalla doccia avvolgendo un'asciugamano attorno alla vita e esco dal bagno.
"Stai bene?" annuisco e infilo I boxer da sotto l'asciugamano "che avevi?" "un'erezione" lei arrossisce "ti ho detto di spostarti perché troppo vicino a me ma non mi hai ascoltato e ti sei strusciata" alzo le spalle "tranquilla mi sono calmato, hai fame?" annuisce e mentre metto i pantaloni della tuta lei si alza  dal letto e sorride "perché sorridi?" "perché ho dormito bene" la guardo e dio è bellissima con quel sorriso che le incornicia il viso "vuoi I cereali? ci conviene muoverci è tardi e tu devi tornare a casa" "perforza?" "non puoi evitare i tuoi mic" "tu lo fai" aggrotto le sopracciglia e la guardo male, lei sospira "scusa, non volevo" scuote la testa e cerca di farmi capire che non lo pensa davvero, ma la mia testa è già pena di pensieri che nella mia testa non dovrebbero nemmeno esserci ma che sono entrati per via di Micol.
Scuoto la testa "hai ragione, io li evito ma tu sei migliore di me non evitare i tuoi per una discussione perché finisce che il vostro rapporto va a puttane" "il nostro rapporto non è bello, si tratta solo di andare a delle cene e forzare sorrisi, non ci vediamo mai e vengono a trovarci solo quando hanno le cene di lavoro, questo non può definirsi un rapporto" "è già qualcosa, non dico che sia bello ma hai qualcosa che molti non hanno, sono sempre i tuoi genitori e sono gli unici che hai goditeli fin che puoi perché sei stata fortunata" "fortunata? ad avere genitori che pensano solo ai soldi e al loro lavoro? la mia non è fortuna" "non saranno i genitori migliori del mondo ma sono comunque i tuoi e fino a quando non ti fanno mancare nulla e lavorano per portare dei soldi alla famiglia direi che non ti va tanto male" mi guarda con quei suoi occhi e in questo momento mi sembra il fatto con gli stivali di shreck "non mi sono mai lamentata, credevo di avere una bella famiglia unita ma non è così, pensano ognuno di loro a sé stessi, questo non è essere uniti" sospiro "ognuno ha i suoi difetti, bisogna imparare a accettarli" "da che pulpito, ti sei comprato una nuova casa lontano da tua sorella e tua madre e non sei andato a trovarle nemmeno a natale, sinceramente non cosa succeda e cosa hai passato cosa stai passando ma credo che tua madre non meriti questo è nemmeno Amanda, le stai facendo soffrire andrew"
"stai esagerando adesso, capisco che tu sia incazzata con i tuoi ma io non ti sto facendo niente se non aiutarti, puoi sfogare la tua frustrazione con me ma non dirmi di essere un pessimo figlio e un pessimo fratello perché non sai un cazzo" si siede sul divano e guarda i propri piedi, gli dó una tazza di caffè e mi siedo difianco a lei, sono incazzato per le parole che ha usato, perché non mi conosce ma perché so che ha ragione e io odio quando le persone hanno ragione e io torto.
"TI senti meglio?" "no, scusami non so cosa mi sia preso" "si chiama rabbia" "non è da me, mi dispiace davvero non  penso nulla di quello che ho detto" mi accendo una sigaretta e aspiro il fumo "nemmeno i tuoi pensano quello che ti hanno detto, non sono genitori modelli ma se io li avessi come genitori probabilmente li bacerei i piedi" si volta verso di me "perché hanno I soldi?" "no perché fanno di tutto per le proprie figlie, credi che gli piaccia stare lontano da voi per lavorare? no, lo fanno solo perché vi assicura una bella vita" "sono una stupida" "no, tua madre ti ha trattato male, è normale che tu ti sia incazzata ma tua madre è già abbastanza preoccupata che tu abbia passato la notte da me in questo quartiere e credo sia ora di andare" annuisce "finisci il caffè e vai a vestirti ti porto a casa tua" mi sorride e appoggia la tazza sul tavolo mentre corre in camera mia per cambiarsi.

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