La rabbia.

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Qualche giorno fa una mia amica mi ha detto "tu, hai gli occhi tristi"  le ho sorriso perché ha ragione, e perché davanti alla verità solitamente sorrido.. come sorrisi una volta quando qualcun altro mi disse che io avevo proprio degli occhi malinconici.  C'è una foto che riguardo spesso, è una foto di me da bambina appesa al corridoio di casa che guardo qualcosa con la testa poggiata sulle braccia, come faccio ancora oggi mentre penso o ascolto qualcuno..  non so cosa stessi guardando comunque, non so cosa stessi pensando, ma lo stavo facendo. Da piccola mi facevano sempre una battuta che poi mi sono portata addosso sempre: chiudi la bocca che' entrano le mosche. Ecco, io quando mi fermavo a pensare mi incantavo talmente tanto, fissavo talmente tanto un punto che perdevo il senso del respiro, abboccavo tutta l'aria che potevo e restavo lì a pensare..
Col tempo le mosche non le ho fatte più entrare, ma mi è rimasto addosso un velo di malinconia, una sorte di lente a contatto che ogni mattina allo specchio si inserisce nei miei occhi.
Questa malinconia poi l'ho addomesticata, è una mia compagna fedele, mi segue come un cane e non l'abbandonerei mai. Ormai è mia, si è affezionata a me, come io a lei.
Non mi accorgo di sprigionarla pure quando tutti sono felici. Mi capita certe volte nel bel mezzo di una situazione felice che sia una festa un incontro con qualcuno di speciale.. una passeggiata con gli amici, di sfocare le cose, di guardare un punto fisso e di pensare al futuro o al passato.. non so a cosa, fermo tutto e.. sono io.
Non so per cosa sia questa malinconia, perché tanto non lo sappiamo mai per cosa siamo tristi.. sarà forse la condizione di precarietà a cui siamo esposti tutti o forse la pioggia certe mattine o forse la domenica mattina che mi mette un'ombra addosso o magari semplicemente una cosa innata, l'indole di una che ha imparato a pensare troppo presto e che si cruccia nei suoi pensieri. Ma una volta ho letto nei libri che tanto hanno alimentato questa nostalgia, che gli uomini non sarebbero uomini se non fossero tristi. E allora me la tengo stretta la mia malinconia, perché infondo sa come salvarmi e perché mi rende inevitabilmente più umana.

Molto spesso la mia malinconia si trasformava in rabbia e facevo cose che non dovevo fare, come quella semplice serata che si era trasformata in catastrofe per una semplice guardata in più di Viviana, la ragazza del secondo anno di linguistico che era presenta alla festa ai Baretti, di Giorgio un nostro amico di classe.

« Sonia, portati la tua amichetta di più in là per favore, prima che non rispondo di mio. »
« Scusami? »
« Hai capito. »
Mi avvicinai alla ragazza fregandomene che c'erano mille di persone a guardare la scena, afferrai subito i suoi capelli siccome era più bassa di me e la tirai appena.
« Non ti azzardare più.. »
« Perché se no che mi fai? Sei solo una romana di merda, una grande figlia di puttana! »
Le tirai un forte pugno sul viso e non riuscì a capire più niente, perché ci fu un caos enorme, cercavano in tutti i modi di farmi lasciare la ragazza ma forse la colpa era anche delle 3 canne e mezzo che avevo fumato poco prima.

« Coraline! Basta lasciala!! Smettila prima che chiamano le guardie! Cazzo! »
Sentì la voce di Sonia urlarmi contro e Giorgio cercare di farmi lasciare i capelli della ragazza dalle mie dita, sentì la rabbia in corpo e deglutì guardandola distesa sull'asfalto e cercare di alzarsi.
Mi girai per far spostare Sonia ma notai Ciro farsi spazio tra la folla e correre a passo veloce:

« Ma che sta succerenn ca? Lievt a nanz o cazz »Urló facendo spostare diverse persone e subito dei ragazzi si allontanarono, come se avessero paura di chi stava arrivando

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« Ma che sta succerenn ca? Lievt a nanz o cazz »
Urló facendo spostare diverse persone e subito dei ragazzi si allontanarono, come se avessero paura di chi stava arrivando.
Il suo viso cambio' quando notò che ero io la colpevole dell'accaduto, abbasso' il viso alla mia mano dove avevo ancora i capelli della ragazza.
« Coralì, lascia.. »
Feci subito con la testa "no".
« Ti ho detto lascia.. »
Spostai lo sguardo su Viviana in ginocchio che cercava di sistemarsi il vestitino e subito dopo le dita fredde di Ciro toccarono le mie cercando di farle aprire e i suoi occhi fissavano i miei, serio, come non l'avevo mai visto prima d'ora nei miei confronti.
« Lascia immediatamente, apri queste dita Cora »
Aprì la mano sotto lo sguardo di tutti e deglutì quando la sua mano afferrò il mio braccio e dei ragazzi tirarono via Viviana.. Sonia ci segui mentre Ciro mi tirava.

« E lasciami cazzo! »
« Ma che cazzo ti prende? »
« Niente.. ha iniziato lei.. »
« Ma che cazz te fumat? Sonia.. »
« Io non lo so.. cioè ha tipo fumato tre canne e mezzo, l'ultima l'ha divisa con gli altri.. le ho detto di non fumarle ma di solito lo fa sempre.. »
« Da dove lo prende?? »
« Da un ragazzo moro con gli occhi verdi a piazza Garibaldi.. »
« Sonia sta zitta. »
Le urlai quasi guardandola in malo modo mentre Ciro avvolse il mio corpo con un braccio guardandomi davvero male.
« Sono le 3 del mattino e siete ancora in giro? »
Chiese Ciro rivolgendosi a Sonia.
« Siamo al compleanno del nostro amico, i genitori sanno che dorme da me.. »
« La porto con me okay? »
« Ciro.. »
Ciro le rivolse lo sguardo dopo che apri la portiera facendomi entrare in una macchina che non conoscevo.
« State attenti.. per favore.. »
Lo guardai annuire alle parole di Sonia ed entrare in macchina chiudendo la portiera.

« perché sei qua? »
« Ti ricordo che sono l'erede del boss di Napoli, e che ad ogni cazzo di rissa spesso devo intervenire. Guarda come stai.. »

Sbuffai guardandolo e spostai i capelli dal viso coprendo le mie gambe e notai i capelli ancora tra le mie mani della ragazza.

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