Un bambino cresciuto in fretta.

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Parigi sembrava un'altro tipo di mondo, qui faceva abbastanza freschetto, eravamo all'inizio di settembre e io tra meno di una settimana sarei ritornata tra i banchi dell'ultimo anno di scuola.
Non ci credevo, questo pazzo mi aveva portata in Francia, a Parigi.. per la prima volta avevo infranto una legge, e con un cazzo di documento falso ero riuscita a passare dall'Italia in Francia senza consenso di un mio genitore, adesso mi sentivo davvero la fidanzata di Ciro Ricci.
Cose da niente ma per me che a stento riusciva a bere alcol quando usciva con le amiche era davvero qualcosa di strano.

« Mettiamola così, noi sabato facciamo un anno no? Questo è il mio regalo per te okay? »
« Si ma.. io voglio sentirti parlare francese con qualcuno.. »
« Come sei simpatica.. »

Soffiai una risata guardandolo mentre eravamo già a Parigi da più o meno un oretta, eravamo in una casa di un amico di Ciro e riuscimmo a farci una doccia per poter uscire, infatti io ero pronta prima di lui stranamente e lui se ne stava con un pantalone nero e una canotta bianca, aveva lasciato i capelli ricci e aveva messo gli occhiali perché era sempre stato cieco, ma non li metteva o diceva di non sembrare serio, anche se per me era molto più sexy..
« Sono pronto dai andiamo.. »
« Amo ma non sentì freddo? »
« Si, mi porto un maglione dai andiamo! »

-

Passammo i tre giorni più belli da quando ci siamo conosciuti, stare con Ciro lontani da Napoli, lontano da affari che non centravano niente con noi, lontano da tutti, sembrava Ciro di un tempo, quel ragazzo spensierato che non conosceva neanche un arma se non quella a giocattolo.
Avevamo fatto di tutto in quei giorni, avevamo mangiato come maiali e siamo stati la maggior parte del tempo nei mercatini della città, il sabato del nostro primo anniversario siamo stati a cena sopra la Torre Eiffel e mi aveva regalato persino una fedina, entrambi l'avevamo, era così che si usava a Napoli perché non ricordo di preciso se nelle altre parti si usasse, come una promessa che un giorno ci saremmo sposati, che eravamo convinti di ciò.
Ero davvero felici, anche se sapevo che quella felicità sarebbe finita non appena saremmo tornati a Napoli.

« Nennè a cosa pensi? »
Mi chiese mentre restó seduto sulla sedia in cucina mentre io ero avevo appena acceso la stoviglie alzata avanti alla cucina col fondoschiena su quest'ultimo guardandomi le mani.
« A.. quando torneremo a casa.. »
« Ci mancano 12 ore per tornare a casa.. »
« Lo so ma.. è tutto diverso lontano da casa e questi giorni qui sono stati magnifici lontano da tutto e tutti.. »
Lo guardai restare seduto tenendo le mani sulle proprie cosce e annuire alzando il viso.
« Noi saremo felici anche a casa nostra.. »
Lo guardai come per dire "non mentirmi", infatti lui abbasso' lo sguardo, Neanche lui credeva alla grande stronzata che aveva detto.
Lo guardai alzarsi dalla sedia ed avvicinarsi lasciandomi un bacio sulle labbra e poi un'altro nella tempia, sospirai appena abbracciandolo e chiusi gli occhi sentendo il suo profumo.

« Ma tu mi ami? »
Annuì subito alla sua domanda stringendolo.
« E allora.. fidati di me.. »
Rimasi in silenzio annuendo ancora.

Mi liberai delle sue braccia dopo poco e col suo aiuto sistemammo le valigie che avevamo provato con noi, che poi in realtà erano bagagli a mano.
Sistemai la casa mentre lo vidi passare l'aspirapolvere in cucina, ciò mi fece sorridere e lo immaginai in una casa tutta nostra, noi due insieme.. chissà come si sentiva, chissà cosa sentiva quando le cose non andavano come voleva lui, chissà come si sentiva ogni volta che pensava a sua madre.. me lo chiedevo sempre, soprattutto quest'ultima cosa, mi sarebbe piaciuto davvero tanto conoscerla..
Rosa mi diceva che era una versione di Ciro in femminile, che quel poco che si ricordava era l'amore in persona e che se avrebbe potuto avrebbe preso il primo aereo con i suoi bambini e sarebbe andata via, ma non aveva potuto farlo, e loro sapevano quanto sua madre aveva sofferto.
L'unico che c'è l'aveva a morte con lei era Pietro,
Troppo grande quando la vide andare via, per accettare che sua madre stesse andando via lasciandolo lì con i suoi fratelli e suo padre.
Non sapevo com'era essere abbandonati dalla propria mamma, ma sicuramente sapevo che essere indifferente faceva davvero tanto male..
E poi penso anche a lei, al fatto che forse era stata obbligata, che forse sperava di incontrarli ancora un giorno.. ma per il momento di averli persi.

Non so come ci si sente a perdere un figlio, ma so com'è perdere un padre o una madre, ed è una merda. I figli sono un dono del Signore, ma evidentemente i nostri genitori non hanno apprezzato il regalo..

« Amore, credo di non aver mai sistemato una casa così tanto in vita mia.. »
« Dai poi stasera ti faccio il regalo! »
« Ma tu me lo devi fare a prescindere »

Soffiai una risata scuotendo la testa posando la tovaglia che avevo piegato.
Si, gli avevo già dato il suo regalo, con i risparmi che avevo da un bel po sulla carta di credito che mio papà mi mandava dall'Africa ogni tanto e gli avevo regalato un Rolex, lui aveva una collezione di orgogli e l'ultimo che gli mancava era quello, appena l'aveva aperto sembrava un bambino che apriva il suo regalo di Natale che aspettava da una vita, alla fine.. Ciro era questo, un bambino con un cuore immenso cresciuto troppo in fretta.

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