Capitolo 5

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Emma

Inaspettato quel giorno che doveva essere il peggiore sembra stranamente iniziare con un meraviglioso sole, fatto al quanto strano a Milano nel mese di novembre.

Mi stiracchio rinvigorita da quei raggi che tanto mi mancano da quando ci siamo trasferiti in questa città. Non mi sono mai abituata al clima nonostante gli anni trascorsi, guardo fuori dalla finestra della cucina mentre penso alla mia terra. Sorseggio il caffellatte nella mia tazza rosa e ogni tanto inzuppo qualche biscotto al burro.

L'orologio sul muro mi dice che Sergio sarà qui fra due ore e anche se non mi dovrebbe importare penso subito che ho tutto il tempo per prepararmi.

«Ahi!» con sofferenza mi alzo dallo sgabello della penisola per sciacquare ciò che ho usato per la colazione, il dolore per la caduta di ieri è ancora fastidioso. Sbadigliando mi avvio verso il bagno per iniziare a prepararmi.

Mentre insapono i capelli mi lascio andare all'immaginazione di come possa essere oggi quel ragazzo con cui ho trascorso tante estati. L'unica cosa che ho sentito in questi anni è che ha studiato legge e a questo punto penso sia ormai un avvocato qui a Milano.

Cerco di pensare a lui come a un uomo impettito che veste con giacca e cravatta e non riesco proprio a credere che il ragazzo sportivo sia potuto cambiare tanto. Immagino i suoi capelli rasati perfettamente, i suoi occhi sempre intensi grazie anche a quel colore così particolare. Non ho più incontrato qualcuno con l'iride così nera come la sua e infine penso ai suoi modi. Se ha conservato la sua simpatia o se invece è ora più serio.

Mi perdo in quel gioco e il ricordarlo ancora così perfettamente mi fa riflettere su quanto fosse stato importante per me. Ero veramente innamorata di lui. Ero totalmente convinta che fosse lui il ragazzo che aspettavo. I momenti che abbiamo trascorso insieme sono stati pieni di scoperte, è stato il mio primo in quasi tutto ed è stato così dolce e travolgente da farmi perdere il fiato. Forse non ho mai più provato quella morsa allo stomaco nello stare insieme, nel considerare qualcuno così parte di sé da essere tutto giusto.

È allora non mi resta che sperare che non sia ancora così perfetto. Che il suo fascino sia diminuito e che possa ora considerarlo come un amico... forse.

Blocco quel flusso di immagini, emozioni e parole e torno alla realtà chiudendo il getto dell'acqua. Lascio che l'accappatoio mi avvolga e mentre annodo la cintura torno in stanza per fermarmi pensierosa davanti l'armadio con le ante aperte.

«E ora che mi metto.» Guardo i vestiti e niente mi sembra adatto. Come ci si veste per vedere il proprio ex un sabato mattina a casa. La mia maniacale precisione mi fa scorrere l'occhio su quei capi disposti perfettamente e in ordine di utilizzo. Dalle tute alla mia sinistra il mio sguardo giunge fino ai vestiti da sera alla mia destra. Mi mordicchio le unghia pensierosa sull'impressione che voglio dare.

Certo non avrebbe senso indossare qualcosa di serio né di troppo sportivo, visto che non lo sono affatto, quindi non restano che i sempre perfetti jeans. Tiro dalla gruccia il modello con la gamba ampia e poi dal cassetto prendo un maglione rasato a collo alto nero.

Con ancora le mie ciabatte a pois rosse e bianche finisco di lisciare i capelli con la piastra. L'umidità di questa città mi fa sembrare un barboncino quando per fretta non faccio questa operazione e oggi ci tengo a essere carina.

«Hai detto bene: sei carina. Ma tesoro, perché indossare qualcosa di così anonimo e coprente non riesco a vedere neanche il tuo sedere.» Si dispera Luca. «Fortuna che quelle non riesci a coprirle neanche volendo.» Ecco distrutto il mio outfit. Inaspettatamente si è presentato a casa mia alle nove meno un quarto.

Il ragazzo non ha resistito alla possibilità di incontrare subito la persona di cui da giorni parliamo e dopo appena dieci minuti, mentre colpisco disperata la mano del mio amico, che vorrebbe sfilarmi i jeans, che indosso, per cambiarli con la versione skinny che ha recuperato lui. Sbuffo e sento bussare alla porta la terza parte del nostro trio.

«Vedo che anche tu non riuscivi ad aspettare.» Una sempre sexy Rosi fa il suo ingresso con un vestitino con maniche a palloncino verdi, che le arriva sopra le ginocchia, e una leggera scollatura a cuore che le si mostra quando sfila via la sciarpa di diverse tonalità di blu che indossa al collo.

I capelli biondi in boccoli le dondolando sulla schiena e sembra far tutto a rallentatore catturando gli sguardi di chi le sta attorno, in questo caso io e il mio ex amico Luca.

«Vedi, così ci si veste.» Indica la ragazza che ha subito afferrato uno dei biscotti al burro che, ancora, erano sul tavolo. La vedo chiudere subito la bocca e guardarmi stranita mentre con le dita si ripulisce dalle molliche l'angolo della bocca.

«Che c'è?» Mi chiede quando nota il cipiglio sul mio volto.

«Quando vi ho chiesto di aiutarmi intendevo da questa sera in poi non dal momento in cui lui varcherà la soglia.» Tiro via dalle mani di Luca i jeans e in fretta corro in stanza a indossarli.

«Che le prende?» chiede ancora Rosi che non ho neanche salutato.

«Ha che, come al solito, si era conciata come la vicina sfigata della porta accanto.» Chiarisce Luca parlando ad alta voce per essere certo che io lo senta. «Ma sapendolo sono corso qui a cercare di renderla presentabile.» Finisce con il precisare facendomi sbuffare e tornare da loro con gli stivaletti in mano e i piedi scalzi.

«Te pareva che non indossavi quei così. Ti faccio spendere un sacco di soldi in scarpe e poi indossi sempre quelle cult consumate.» Quasi digrigno i denti per come vorrei schiacciarlo con i miei stivaletti neri.

«La vuoi piantare. Non sto andando a una serata di gala e con queste sto comoda e a mio agio.» Le sue mani mi indicano i piedi di Rosi che ancora frastornata dalla nostra discussione se ne sta seduta sulla penisola a mangiare biscotti.

«Ma non hai fatto colazione?» lo so, sono ingiusta a prendermela con lei. Alza le spalle certa che io non sono davvero arrabbiata con lei e mi ignora ascoltando Luca continuare la sua puntata alla Carla Gozzi.

«Sono neri, sono stivaletti ma almeno hanno un misero tacco che allunga la figura rendendola più armoniosa.» Gli faccio la linguaccia mentre finisco di sistemare le scarpe ai miei piedi. «E se non sbaglio vicina sfigata anche lei ne ha una versione simile.»

«Non ti rispondo neanche. Voglio essere carina okay? Non sexy. Non affascinante né dare l'impressione di essere disponibile. Solo ed esclusivamente carina.» Ripeto ancora sfuggendo dai suoi occhi che mi urlano disapprovazione.

Quando smetto di parlare il campanello suona. Presa dal panico mi volto a guardare i miei amici che fino a qualche secondo fa avrei sbattuto felicemente fuori dalla porta.

Rosi mi si avvicina fino a prendere le mie braccia fra le sue mani. «Andrà bene.» Anche Luca si avvicina.

«Respira, schiena dritta e petto in fuori. Sei bellissima cucciola mia.» Mi bacia la tempia e mi spinge verso la porta mentre si siede sulla poltrona alle mie spalle che gli permette di vedere subito l'ingresso.

Prendo un grande respiro come quando vuoi farti passare il singhiozzo e annuendo ai due mi avvio verso il piccolo ingresso. Dietro quel legno c'è davvero Sergio, sento la tensione stringermi la pancia e al nuovo suono emesso dal campanello sussulto stringendo la maniglia fredda fra le mani.

Ci siamo.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora