Capitolo 106

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Emma

Non so dove ho trovato la forza di resistergli e ora che suo padre mi passa accanto, sento il mio cuore stringersi di tristezza.

«Emma.» Mi fermo al suo richiamo.

«Ciao Nino.» Non c'eravamo ancora visti.

«Sai dov'è Sergio?» Sbatto gli occhi incredula ed emozionata.

«Lo trovi in corridoio.» Indico le mie spalle. Un sorriso gli increspa gli angoli della bocca.

«Immaginavo.» Sento le guance prendere fuoco. «Grazie, lo raggiungo.» Seguo la sagoma superarmi. Cerco di contenere la gioia. Sono certa che il mio regalo per lui stia per arrivare.

Riesco a contare fino a cento prima di sbirciare nel corridoio e non trovare nessuno. A quel punto faccio qualche passo avanti, così da allontanarmi dal caos dei nostri parenti. Passo dopo passo mi avvicino allo studio di mio padre ed è lì che sento le voci che cercavo. Mi guardo attorno e non c'è nessuno. Indecisa mi mordicchio le unghia della mano e alla fine non resisto e appoggio l'orecchio alla porta.

Spero non venga nessuno, sarebbe difficile sostenere che non stavo facendo nulla.

Le voci dapprima sommesse le sento ora distinte. Hanno alzato la voce e non so se questo è un buon segno e poi il silenzio.

Sento un macigno schiacciarmi il cuore non può concludersi così. Maledico il testone di suo padre e batto il tacco a terra, rischiando anche di farmi sentire ma poi ecco che Nino riprende a parlare.

La sua voce è ora dolce e triste insieme. Racconta a suo figlio le sue paure, come aveva fatto con me e alla fine gli chiede scusa per non aver creduto in lui.

Sento le lacrime bagnarmi le guance. E quando Sergio inizia a raccontare a suo padre del suo lavoro sono così orgogliosa di lui che del mio trucco non c'è più niente da fare.

Passo la mano tentando di asciugare le righe che immagino nere sulla mia pelle e non posso smettere di sorridere. Sono così fiera di Nino per aver fatto la scelta giusta.

Con l'animo più tranquillo è arrivato il momento di lasciarli soli. Mi allontano dalla porta per infilarmi nella stanza di mamma. Sono certa di trovare i suoi trucchi in bagno. Quando trovo la trousse tiro un sospiro di sollievo e quando mi guardo in viso quasi mi spavento da sola. Sono un vero disastro.

In poco tempo rimedio al danno fatto e quando apro la porta per tornare alla festa non faccio in tempo ad affacciarmi che sento ancora padre e figlio parlare. Stavolta sono fermi in corridoio.

«Un'ultima cosa Sergio. Stavo per dimenticare di farti anche i complimenti per Emma.» Il mio cuore inizia a battere impazzito e porto la mano alla bocca mentre prego di non ricominciare a piangere. «Hai fatto un'ottima scelta.»

«Beh di questo il merito non è mio. Dovresti farli a lei.» La voce del mio ragazzo è divertita.

«Non la facevo così intraprendente.» Anche suo padre è ora sorridente.

«Neanche io, ma sono felice che mi abbia stupito.» Ora il tono è più serio e quando la sua voce si arresta vorrei poter sbirciare la sua faccia. «Sono molto innamorato papà.» Sentirglielo confessare a suo padre mi fa scoppiare il petto di gioia. Sento gli occhi tornare a pizzicare e mi mordo il labbro per trattenermi.

«Ho visto. In un certo senso ho sempre sperato che accadesse. Lei per me è come una figlia e vedervi insieme e come unire la famiglia.» Quasi vergognandosi di aver corso troppo Nino tace. «Con questo non voglio farti pressione...»

«Non temere papà.» Sergio lo blocca. «Sono io a farmi fretta da solo. È iniziata da un mese ma io sono molto più avanti.» Sento il rumore di una pacca.

«Bene. Perché anche lei mi è sembrata molto innamorata quando siete arrivati.» Le voci si allontanano e allora mi affaccio e vedo la mano di Nino sulla spalla del figlio metta i due tornano dagli altri.

Resto qualche altro minuto a riprendere fiato. Stringo la mano in petto e ringrazio il signore per avergli fatto fare pace. Per avermi dato il coraggio di affrontare Nino. Per avermi dato il coraggio di confessare tutto a Sergio. Per avermi dato Sergio.

«Emma!» La voce di mia madre mi fa sussultare. «Amore mio, che fai qua? Ho bisogno di aiuto. Dai, sbrigati.» Mi afferra la mano e mi tira in cucina.

«Hai visto Sergio e Nino?» potrebbe essere stato tutto un sogno.

«No, perché?» Mi mette in mano un mestolo e mi avvicina alla pentola con il risotto.

«Hanno fatto pace.» Inizio a girare istintivamente ma seguo con lo sguardo lei, che si ferma con la mano a mezz'aria intenta a prendere un piatto da portata dallo sportello.

«Sei sicura?» Annuisco. Gli occhi di mia madre diventano lucidi. «Brava amore mio. Hai fatto un miracolo.» Viene ad abbracciarmi proprio quando in cucina entra Sergio.

«Posso aiutarvi?» Si propone mentre io torno a girare il cucchiaio nella casseruola.

«Certo.» Come ha fatto con me. Mia madre consegna una forchetta a Sergio e lo avvicina al forno. «Vedi se è pronto.»

«Ehi, tutto bene?» Mi chiede mentre controlla la cottura dell'arrosto. «Sembra pronto.»

«Sì, e tu?» Si volta a guardarmi.

«Centri tu, è vero?» Cerco di non fare trasparire niente, non ho intenzione di prendermi nessun merito.

«Sergio, se è pronto tiralo fuori. Lo puoi posare sul tavolo.» Resto in silenzio a girare. Mia madre esce dalla stanza e due mani mi stringono in vita, scivolando in avanti fino ad abbracciarmi.

«Lo so che c'entri tu.» Il suo fiato solletica il mio orecchio. «Grazie.» La voce è emozionata. «Ti amo.» Poso la mano sulle sue.

«Anche io.» Mi giro leggermente fino a incontrare i suoi occhi. «Volevo fosse il tuo regalo.»

«Beh, direi che la tua sorpresa è stata insuperabile.» Mi bacia posando le sue labbra sulle mie socchiuse. Non cerchiamo altro solo quel dolce contatto. «Non te la prendere se il mio non sarà all'altezza.» Bisbiglia sulla mia bocca.

«Vuol dire che dovrai farti perdonare.» La sua risata riempie la stanza ed è un suono meraviglioso. Credo di non averla mai sentita così limpida e sincera.

«Sergio!» Sua madre entra in stanza in lacrime e lui non può fare altro che lasciarmi e prendere lei fra le braccia. «Oh, figlio mio, sono così felice.»

Ascolto i due parlare seduti al tavolo mentre mia madre e le nostre zie entrano e escono dalla cucina. Ormai ci siamo.

L'odore del cibo mi fa venire l'acquolina e quando mia madre soddisfatta decreta tutto pronto, il mio stomaco stava proprio iniziando a brontolare. «Tutti a tavola.» Batte le mani e trenta persone fanno come lei dice.

Seduta al tavolo con tutta la mia famiglia e Sergio al mio fianco mi sento così felice da sfiorare la malinconia dell'essere così lontana. Il desiderio di tornare nella mia terra e in ogni sorriso, boccone, bicchiere e come quando ero bambina mi ritrovo a chiedere una cosa a Babbo Natale.

"Ti prego fammi tornare a casa."

Nel mondo ci sono persone che riescono a stare ovunque, sentendosi a casa e poi ci sono quelli come me, dove solo all'idea di dover lasciare il mare un'altra volta sentono di lasciare una parte di sé.

«Questo arrosto è cotto perfettamente.» Sergio attira la mia attenzione e ben presto fa sparire ogni traccia di nostalgia.

«Il risotto era più buono.» Allungo il collo altezzosa.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora