Capitolo 24

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Enrico

Amo il mio lavoro ma in questi due giorni l'ho odiato, perché non mi ha permesso di stare con Emma.

Mi ero abituato ad averla accanto durante il tragitto casa lavoro e viceversa. È stato molto piacevole e poi mi ha permesso di conoscerla un po' meglio e mi piace.

Oltre a essere affascinante è anche simpatica, mi sono ritrovato ad aspettare il momento in cui l'avrei rivista con trepidazione, desideroso di vedere il suo sorriso, i suoi occhi che a volte mi guardano con timidezza per poi sfidarmi senza vergogna, un mix che mi incuriosisce.

Saluto con un gesto del capo un mio collega che sta già andando via e vorrei aver finito anche io per iniziare il week-end ma aspetto l'ultimo cliente della giornata che dovrebbe arrivare tra un quarto d'ora.

E quindi anche ora guardo l'orologio con il desiderio che il tempo passi velocemente. È finalmente venerdì pomeriggio, momento della settimana che preferisco e oggi lo apprezzo particolarmente.

Ieri sera le ho mandato nuovamente la buonanotte e mi sono obbligato a non passare da lei alle nove quando finalmente sono ritornato a casa ma in realtà avrei voluto tanto farlo.

Come uno stupido mi sono fermato davanti alla sua soglia, rischiando di farmi beccare da qualcuno mentre il mio cervello analizzava il perché avrei dovuto suonare e il perché invece no. Alla fine ho proseguito fino alle scale perché non voglio sembrarle asfissiante. Non vorrei darle fastidio, già non riesco a trattenermi nel proporle inviti per cose che potremmo fare insieme. Sto cercando di dosare le mie attenzioni, nella speranza che sia la mossa giusta. Nonostante questo però, non ho resistito nell'invitarlo a un aperitivo per oggi.

Sorrido soddisfatto, saremo soli per una serata intera e questa è una novità. Torturo un povero foglio che da bianco e ora pieno dei miei scarabocchi mentre immagino la nostra serata.

Il telefono suona e rispondo senza guardare, svogliato.

«Pronto!» Torno a fare cerchi neri sul poco fondo bianco che c'è ancora.

«Ti volevo avvisare che stasera porterò a casa una tipa.» È sempre gentile il mio coinquilino.

«Chi è? La conosco?» Non che mi importi ma, almeno, se poi me la troverò in cucina sarò preparato.

«No, l'ho appena conosciuta.» Il solito ottimista.

«Wow, ragazza seria allora.» Lo so, il sarcasmo non è necessario, ma non sono d'accordo con questo genere di vita.

«Non rompere Enrì, non sono io quello che vuole sposarsi.» E questo è vero e il dolce volto di Emma mi appare con piacere.

«No, non lo sei. Ma è una perdita di tempo la tua.» Non riesco a non dire la mia.

«Non tutti hanno la fortuna di trovare un Emma sulla propria strada.» Sospira fintamente. «Devo accontentarmi.» So bene che lui non crede che per Emma provi già qualcosa di serio.

«Ok, ti ripeto che non sostengo di esserne innamorato, ma potrei. È una ragazza che vale la pena.» Spero di essere stato chiaro.

«Ecco, è questo che non ho trovato.» Bisbiglia ma lo sento.

«Se non cerchi seriamente come puoi...» Non mi fa finire, come suo solito, quando parliamo seriamente.

«Ti saluto.» Il silenzio sostituisce la sua voce e la musica che sentivo in sottofondo. Vorrei aiutarlo in questo senso, so che in realtà Sergio non è quello che racconta ma è un discorso iniziato infinite volte e mai concluso, neanche nelle serate in cui l'alcol ci obbligava a essere sinceri anche più di quanto avremmo voluto.

Poggio i gomiti sul tavolo e mi passo le mani sugli occhi per la stanchezza che sento accumularsi sulla schiena. Il citofono suona indicandomi l'arrivo del mio cliente in anticipo di cinque minuti e ne sono irragionevolmente felice.

Sfrego le mani fra di loro per scaldare guardandomi attorno nel locale che ho scelto per incontrare Emma. Sono appena arrivato e le ho mandato un messaggio per avvertirla.

Incrocio qualche sguardo che conosco che ricambio con un sorriso e infine tolgo il giaccone per tornare a unire le mani sul tavolino che ho occupato. Purtroppo, non è appartato come speravo ma alla fine non mi dispiace questa confusione intorno a me, mi sembra di respirare il desiderio di tutti di mettere i doveri di lato per goderci il fine settimana.

Apro il menù per evitare di fissare l'ingresso tutto il tempo e leggo i menù dei vari cocktail e vini a disposizione. Scelgo già un bianco non troppo secco e alzo gli occhi verso l'entrata ed eccola.

Indossa un cappotto verde bottiglia che slancia la sua figura e si guarda in giro in cerca del sottoscritto. La sciarpa ne copre il mento ma è comunque bellissima con i capelli raccolti sulla nuca e la linea della guancia ben in vista.

Perdo solo qualche altro secondo prima di alzare la mano e agitarla in aria per attirare la sua attenzione, il tempo che qualche uomo accorgendosi del bel bocconcino quale è sembra intenzionato a fare la prima mossa. I suoi occhi mi trovano subito e mi viene istintivo aprirmi in un sorriso che lei ricambia compiendo gli ultimi passi per arrivare da me.

Con soddisfazione intravedo quei possibili spasimanti ritornare a sedersi con un certo fastidio dipinto sul volto. Vorrei urlare a tutti che è mia.

«Ciao.» Eccola finalmente davanti a me.

«Ciao.» Soddisfatta per essere riuscita ad arrivare fa un sospiro per poi togliere anche lei il soprabito mostrandomi un delizioso antipasto delle sue curve grazie al vestito aderente che, nonostante sia molto professionale, nulla può contro le sue forme rosate che si intravedono sotto la sciarpa che ora per mia grande soddisfazione segue il cappotto sulla spalliera della sedia.

Wow. Lei si siede proprio di fronte a me e per prendere il menu si protrae in avanti mostrandomi il paradiso. Le sopracciglia corrucciata di Sergio appaiono nella mia mente a infastidire quel magico momento. Fanculo, non è solo per quello che sono qui. Litigo con lui pure se non c'è.

«Scusa il ritardo, ma il mio collega non voleva mollarmi per una pratica anche se secondo me era una scusa.» È buffa e sexy insieme mentre parla e gesticola mostrandomi che anche lei è un po' nervosa per questa uscita. «Scusa.» Fa un lungo respiro e mi guarda negli occhi in cerca di aiuto e io le sorrido.

«È bello rivederti dopo questi giorni.» Credo di aver detto la cosa giusta perché le sue spalle sembrano rilassarsi.

«Sì, sono d'accordo.» Inclina la testa come se mi studiasse. «Allora, che prendiamo?»

«Ho visto un bianco niente male.» Prendo il menù e glielo mostro e così facendo lei si avvicina circondandomi con il suo profumo con note floreali.

«Sì, mi fido.» Annuisce e io alzo la mano in cerca dell'attenzione del cameriere che in quel caos di gente va avanti e indietro come se non avesse una meta. Quando finalmente ordiniamo, Emma storce la bocca attirando la mia attenzione sul rosso scuro che ricopre le sue labbra, non è un colore acceso ma le fa sembrare ancora più carnose e invitanti.

«Che c'è?» Poggio i gomiti sul ripiano di legno per farmi sentire ma anche per starle più vicino.

«No, niente. C'è davvero molta gente.» Fa un gesto con la mano come a cancellare qualcosa che aveva pensato ma non detto.

«Sì, hai ragione.» Mi guardo attorno e forse è davvero un po' troppa per poter parlare. Ma ormai siamo qua e non ho intenzione di rovinarmi la serata. «Allora, cosa facevi prima che io e Sergio arrivassimo?» sgrana gli occhi sorpresa.

«Bella domanda.» Porta i capelli indietro e mi si avvicina tentatrice. «Forse, avevo una vita meno interessante.» Ma quanto mi piace questa donna.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora