Capitolo 59

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Emma

Non riesco a non stringerlo ancora più forte, ho avuto paura che mi fosse stata data solo quell'unica notte per assaggiare la passione e non solo, perché è qualcosa di più, molto di più, per una volta sono davvero pronta all'amore, ma quello vero, in cui credere e sognare.

Afferro la sua schiena godendomi quel calore che cresce nel mio ventre. Lui si ritrae per poi tornare a sprofondare in me e io mi agito cercando di andare incontro al suo corpo. Quando lascia le mie labbra per restare a guardarmi dall'alto, resto senza fiato: è talmente bello permettere a lui di sapere cosa provo che trattengo un urlo di piacere mordendomi il labbro. Vedo appena le sue dita scomparire nella presa intorno ai miei fianchi, quando invogliata a baciarlo mi alzo per poi ripiombare sul tavolo gelido, quel contrasto è un lieve piacere perché sento il mio corpo andare a fuoco.

«Sergio.» Ansimo desiderosa di raggiungere l'orgasmo. Il formicolio sale dell'addome verso il petto che si alza e abbassa frenetico e scende fino al punto di contatto fra i nostri corpi. Lo accolgo dentro di me andando al suo ritmo e stavolta è lui che emette un suono sofferto, stringendomi maggiormente per i fianchi, che ora mi fanno male per la sua presa possessiva ma, stranamente, è qualcosa di piacevole sentire il desiderio che lui ha per me in quel gesto e non posso che volerne ancora di lui, del suo corpo, della sua forza, quando lo sento scivolare con ardore dentro di me.

Il tintinnio della ceramica ci fa da sottofondo accompagnandoci in un ritmo sempre più intenso, lo invito a baciarmi nuovamente e lui mi accontenta regalandomi un languido sfioramento che mi costringe a stringergli i capelli per approfondire. Così piegato, arriva più in fondo e ben presto il mio povero cervello non riesce a pensare ad altro se non alle fiamme che stanno per risucchiarmi ed è così piacevole farsi lambire che mi sento sciogliere fino all'ultima cellula.

«Emma! Oh, sì!» Lo stringo ancora a me per dargli il benvenuto in quel luogo in cui la materia non esiste. Le sue labbra si posano proprio sotto il mio orecchio. «Non doveva finire così.» Il respiro spezzato contiene quelle parole che per un attimo ci hanno diviso, ma ora sono intrise di una consapevolezza: ormai stiamo ballando insieme e forse siamo all'inferno, ma che importa.

Guardo il soffitto e i suoi capelli neri mi solleticano le labbra. Accarezzo la schiena leggermente sudata e inalo quel profumo per poggiare un bacio sulla sua spalla.

Il suo capo si tira su a guardarmi e io trattengo il sorriso che vorrei fargli. Ricambio la sua occhiata con l'ansia che stringe dove fino a pochi istanti prima ho provato piacere.

Non credevo che degli occhi neri potessero raggiungere un'intensità tale da non distinguere più la pupilla dell'iride, trattenengo il timore che possa ferirmi ancora e cerco di fargli capire quanto per me questo sia giusto.

Le braccia scivolano dalla sua schiena fino al mio stomaco, un piccolo fastidio segue il suo movimento del bacino quando abbandona il mio ventre. Si tira indietro per poi chinarsi per tirare su la tuta fino ai fianchi.

Seguo i suoi movimenti tornando a sedermi in posizione eretta su tavolo. Tiro giù la sua maglia che mi veste ancora e stringo le gambe fra loro che penzolano nude.

Non so bene che fare e quel silenzio è terribilmente carico di parole da non trovare il coraggio di pronunciarle.

Lo guardo annodare il filo sullo stomaco proprio dove la peluria sul suo ventre si stringe, portando l'attenzione su un punto ben preciso e vorrei potermi rilassare al tepore che sento ancora dentro ma invece, timorosa, rialzo gli occhi nei suoi e con stupore vedo un dolce sorriso incurvare le sue labbra.

«Però è andata così.» Alza le spalle arreso a quella che è la realtà e mi viene spontaneo ricambiare il suo gesto, compreso il sorriso ora che sento l'anima più leggera. Lentamente mi si avvicina posizionandosi fra le mie gambe, dopo averle aperte con dolcezza. Le mani continuano la loro corsa sulla pelle che rabbrividisce fino al punto in cui si ferma sui fianchi. Mi avvicina al bordo per avermi più vicina e con un sospiro posa la sua fronte sulla mia. I nostri occhi ancora legati. «Scusa per prima.» Mormora ancora.

Io non rispondo, ma porto le mie braccia sulle sue spalle e intreccio le dita sulla sua nuca. «Affronteremo tutto insieme, okay.» Mi sento di rassicurarlo. Lui sospira ancora frustrato e si allontana leggermente.

«Lo avesse fatto lui a me, non so se sarei riuscito a perdonarlo.» Confessa chiudendo per un attimo le palpebre per poi tornare a guardarmi sofferente. Gli accarezzo i capelli che poggiano sulle mie dita. «Non so neanche da dove cominciare.» Accarezza i miei fianchi per poi posare il capo sulla mia spalla. Lo stringo a me abbracciandolo.

«Tornerà domani con sua sorella, non so se sia il caso... è giusto che prima ci parli io.» Mi sembra corretto interrompere qualunque cosa ci fosse fra noi.

Sergio si tira su e mi incornicia il viso con le mani. «Cazzo, porta Rachele a conoscerti.» Annuisco contrita. «Cazzo!»

«Ma io devo farlo, non posso più continuare.» I suoi pollici mi accarezzano le guance. «Devo trovare il momento.» Le sue labbra si posano sulle mie lievi.

«Farò in modo di tenervi lontana almeno lei.» Non credo si dovrà impegnare molto.

«Da quello che so è interessata a te, quindi ti verrà facile.» Puntualizzo facendolo sorridere ancora e adoro le fossette che gli si creano fra le guance.

«Emma, vorrei non gli dicessi niente di noi per il momento.» Sono d'accordo con lui.

«Sì.» E adoro anche il modo in cui le sue mani tengono il mio viso.

«Dovremmo essere molto discreti, non parliamone con nessuno, okay?» Anche su questo ha ragione e non dico nulla e quindi lui continua. «E infine.» Prende un grande respiro. «Non ti toccherò più fin quando non gli avrò confessato che mi piaci.» A questo agrotto la fronte infastidita.

Le sue dita ricominciano le carezze e io sento il mio corpo rilassarsi. «Non voglio prenderlo in giro. Non potrei mai continuare alle sue spalle a fare questo, non se lo merita.» Sospiro frustrata.

«Va bene.» Mi arrendo. La sua bocca si avvicina pericolosamente mentre i suoi pollici si fermano proprio sotto il mio labbro.

«Credo che sarà la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia.» Pronuncia roco sulla mia bocca e io non aspetto altro tempo per congiungerle.

La mia si apre come anche la sua e le nostre lingue si uniscono disperate, trasmettendo in quel contatto tutto il fuoco che ci arde dentro.

Stringo la sua pelle nuda delle spalle mentre le sue mani inclinano maggiormente il mio viso per permettergli di spingersi di più facendomi gemere. Il suo bacino si lascia andare sul mio, la maglietta che indosso si alza e la mia pelle nuda striscia sul cotone e non solo. Allaccio le gambe intorno ai suoi fianchi e sono sicura del momento in cui si rende conto che non ho gli slip, perché un suono cupo abbandona la sua gola poco prima che la sua mano scenda sul mio sedere che stringe spingendomi in avanti.

La certezza che presto dovremmo fingere indifferenza mi rende audace, domani non saremo altro che amici ma ora, in questo momento, siamo noi senza limiti e me lo voglio godere.

Abbasso le mani fra di noi e con sua sorpresa lo libero dalle costruzioni accompagnandolo dentro di me. La sua bocca mi lascia sorpresa e io finisco la mia opera spingendolo per i fianchi dentro di me. I nostri occhi si allargano mentre percepisco ogni centimetro di lui che si insinua piano.

La mano che mi stringeva dietro completa l'opera avvicinandomi ancora a lui mentre l'altra mano scende a stringermi il seno che morde da sopra la maglia, io sussulto estasiata e lui ripete la pressione facendomi urlare.

«Prendimi Sergio.» Gli ordino risoluta e lui lo fa, lo fa come desidero che lo faccia: con decisione e irruenza. Ho bisogno di sentirlo ora che è mio e voglio tenermi stretta ogni sensazione fino a quando non potrò riaverlo.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora