Capitolo 100

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Sergio

«Oh, tesoro mio, non posso credere che vi siete innamorati.» Mia madre mi sta praticamente stritolando mentre piagnucola felice. «Siete così belli insieme.» Finalmente mi lascia respirare dedicando le sue attenzioni ora a Emma.

La ragazza le sorride affettuosa. «Io e tua madre ci abbiamo sempre fantasticato e ora...» Un braccio stringe Emma a se e una mano prende il mio mento, non posso che alzare gli occhi al cielo con tutto questo entusiasmo.

«Basta Maria, ora tocca a me.» La madre di Emma, Antonella, ripete la stessa scena, ma senza lacrime, solo splendide battutine su quanto sua figlia gli sembri ora raggiante come non lo è mai stata. Decido di non darle peso, non vorrei peggiorare lo sguardo preoccupato della mia ragazza. «Sono certa che è merito tuo, Sergio.» Mi strizza l'occhio e io credo di arrossire anzi, ne sono certo dal calore che sento al viso, perché non si nasconde più, allude proprio a quello. Emma guarda il pavimento e io mi gratto la nuca. Non credo debba rispondere.

Quando il padre di Emma fa il suo ingresso nella cucina di casa prego che la moglie non continui a insistere, mi sembra quasi di vedere le facce allusive di Luca. Mia madre, canto suo, se la ride felice, per lei va tutto bene credo sia abituata all'audacia dell'amica anche se ci sono io di mezzo.

«Amore mio, sei arrivata.» Va a stringere Emma che finalmente si rilassa fra le braccia di suo padre.

«Ciao, papà. Mi sei mancato.» Resto a guardarli appoggiato al ripiano della cucina.

«Ragazzo mio, sono felice che sia tu a prenderti cura di mia figlia e che lei faccia lo stesso con te.» La sua mano destra stringe la mia e la sua sinistra il mio braccio decisa. «Certo, è stata una sorpresa, anche se queste due ci hanno sempre sperato.» Le nostre madri annuiscono soddisfatte che anche lui confermi quanto loro avevano già detto.

«Io torno in studio, ero solo passato per salutarvi.» Un ultimo abbraccio e come è arrivato, così va via il padre di Emma.

«Allora, come avete deciso di organizzarvi. Dove dormirete?» Mia madre mi guarda in attesa della risposta.

«Veramente, abbiamo deciso di stare per i fatti nostri.» Antonella e mia madre protestano in coro.

«Non avrete affittato qualche posto?» Dice una.

«Con tutto lo spazio che abbiamo a casa.» Insiste l'altra.

«Mamma, ti prego. Sono d'accordo con Sergio in questa cosa.» Emma mi si fa vicina fino a cingere la mia vita con il braccio sinistro. Non potevo sopportare l'idea di doverla lasciare la sera e poi ho bisogno di lei per non mandare al diavolo mio padre e il suo, ormai, solito cipiglio.

«È che mi dispiace...» Emma alza la mano per zittirla.

«Ma dove starete?» Insiste mia madre.

«Ho fatto pulire casa di nonna dalla zia Luisa.» Mia madre alza il sopracciglio furiosa.

«Lei sapeva e non mi ha detto niente.» La vedo già litigare con la sorella.

«Mamma, lo ha fatto per me. Le ho spiegato che non volevo stare a casa, visto i rapporti con papà e lei sapendo che ti avrebbe ferita questa cosa mi ha dato retta e ha taciuto.» Stringo Emma. «E poi volevamo stare insieme e non ci sembrava giusto nelle nostre case.» Alla fine la mamma di Emma annuisce d'accordo, la mia invece continua a guardarmi storto.

«Puoi almeno passare da casa stasera? Anzi perché non venite tutti a mangiare da noi?» Decido di farla contenta e annuisco, così come tutti e lei soddisfatta recupera la borsa. «Allora vado subito a preparare.» Mi bacia sulla fronte e corre via fuori di casa.

«Allora ragazzi, come state?» Antonella si siede accanto a me, sullo sgabello della penisola e ci guarda in attesa di altri dettagli.

«Mamma!» Emma fa il giro fino al frigorifero da dove tira fuori uno yogurt. «Ne vuoi uno?» Mi chiede e io faccio cenno di no con la testa, prima di sedermi a mia volta.

«È successa, Antonella, e siamo felici.» Appoggio il gomito sul ripiano.

«E il lavoro?» Insiste, ma in realtà per me non è un problema, la conosco da quando sono nato ed è sempre stata così.

«Tutto bene.» Emma si avvicina leccando il cucchiaino.

«Direi benissimo. La sua palestra va alla grande.» Orgogliosa poggia la mano sul mio braccio.

«Non avevo dubbi.» La madre festeggia con lei.

«Grazie a voi e al vostro aiuto.» Le sottolineo la mia riconoscenza per come mi sono stati vicino lei e suo marito.

«Per te questo e altro Sergio. Sei sempre stato come un figlio per noi.» Mi accarezza i capelli per poi alzarsi. «Va bene. Ora vi lascio. Vado ad aiutare Maria, ci vediamo per le sette.» Prende la borsa.

«Va bene.» Le sorrido e finalmente siamo soli io e Emma. «Vieni qui.» La invito a raggiungermi e lei fa il giro fino a fermarsi fra le mie gambe.

La attiro a me per i fianchi e poggio la testa sul suo ventre.

«Dai, è andata bene.» Faccio un leggero lamento. «Dai su.» Le sue dita si perdono fra i miei capelli e io sospiro più rilassato. «Guardami.» Scuoto la testa, ma lei insiste. «Stasera sono certa che tuo padre sarà meno duro.» Alzo il sopracciglio e faccio un sorriso sarcastico, certo che non sarà così.

«Emma, non hai idea di quanto è fatto pesante. Riesce a ignorarmi pure a tavola.» Non mi chiede neanche di passargli il pane.

«Ma oggi sarà diverso gli diremo di noi.» È così certa di ciò che dice che mi fa tenerezza.

«Non credo che questo gli faccia ricordare di amare suo figlio.» Lei mi prende il viso fra i palmi soffici.

«Certo che lo fa.» Non lo so più.

«Io so solo che prenderà te per pazza.» Non capisce. «Per aver scelto me.» Le preciso. La sua fronte si abbassa sulla mia e i suoi occhi legano i miei.

«Avrà ragione.» Le pizzico il fianco e lei sorride. «Ahi. Amore mio, lui può credermi folle ma io sono convinta che la mia pazzia sarebbe stata non sceglierti.» Ora le sorrido e lei si abbassa a baciarmi.

Ci sfioriamo appena, ma mi basta per cancellare la tristezza che, il parlare di mio padre, mi mette in corpo.

«Dai, andiamo, ho bisogno di una doccia.» Emma mi tira dalle braccia invitandomi a seguirla.

«Non male come idea.» La immagino già insaponata e bagnata e d'istinto accelero il passo.

«Calma ragazzo. Frena i bollori. Non c'è tempo.» Siamo appena arrivati al posteggio e una volta in auto me l'attiro addosso e stringendole la nuca unisco le nostre labbra con più pressione.

È un bacio pieno di desiderio, di pace, di felicità, di amore e poi le lingue si intrecciano e la passione divampa.

Un auto suona poco distante interrompendo il nostro momento.

«Okay, andiamo.» La voce affannosa mi mostra come non sia solo il mio fiato a essersi accorciato. Si mette seduta e ha già la cintura attaccata.

«Sei pronta?» Annuisce leccandosi il labbro. Sgrano gli occhi e sento un brivido sciotermi. «Emma...» peccato non avere la sesta marcia.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora