Sergio
Non credo oggi sia proprio il momento giusto per un chiarimento, sto per uscire da casa con Emma e non ho ancora fatto la valigia ma poi aprendo la porta me lo trovo davanti e non ho resistito.
Non puoi sopportare quel subdolo fastidio che senti dentro quando perdi un amico e se ho modo di recuperarlo voglio farlo in fretta.
Quando mi ritrovo, nuovamente, in quello che era il nostro divano non posso che pensare quanto sia strano. È strano rivedere questa casa che in neanche un mese mi sembra di un altro. È strano riavere davanti il mio più caro amico e pensare che sia un estraneo.
Mi siedo al centro dei cuscini e poggio i gomiti sulle gambe. Stringo le mani fra loro e attendo che Enrico decida dove sedersi.
Anche lui è agitato, almeno quanto le mie mani sudate.
Sbircio la stanza sempre uguale e alla fine accetto il caffè che mi propone, penso abbia bisogno di qualche minuto per lui, in fondo non era programmato questo incontro.
Quando esce dalla stanza tiro un sospiro di sollievo. Cavolo! È dura.
La pace dura poco. Quando il caffè è ormai finito non abbiamo più scuse.
«So, che forse avrei dovuto dare a entrambi ancora un po' di tempo ma non mi andava di passare il Natale senza averti parlato.» Comincio, tornando alla posizione iniziale.
«È il motivo per cui ho accettato.» Mi viene incontro lui, che alla fine si siede nella poltrona alla mia sinistra. «Cazzo, Sè, da te non me lo sarei mai aspettato.» Si porta le mani ai capelli che tira indietro. «Eri e sei mio fratello.» Piego la bocca appena mentre lui mi fissa con rammarico.
«Lo so.» Lo guardo senza abbassare lo sguardo. «Credi che io non abbia fatto di tutto per evitarlo?» Devo sapere quanto crede io sia stato sleale.
«Sì.» Lascia andare alla fine e a fatica. «Ma cazzo era la prima dopo tanto...» lo so bene ma...
«Per me è sempre stata l'unica.» Alzo le spalle. «Solo lei e ora che hai capito chi è lo sai anche tu.» Il suo viso fa una smorfia. «E nonostante questo, l'avrei lasciata a te. In realtà l'ho fatto, perché ora, con il senno di poi, mi sono reso conto che io sono cambiato subito, appena l'ho rivista.»
«Allora perché mi hai permesso di avvicinarmi, di innamorarmi.» Alzo un attimo gli occhi al cielo.
«Che avrei dovuto fare Enrì. Pensi che fosse nei miei programmi l'amore. No, sai bene di no. Ed è per questo che più tu mi parlavi di lei, più io credevo che fosse giusto per te, anche se per me...» Ho capito tanto ora che ho accettato i miei sentimenti.
«Anche se per te?» Mi incalza lui.
«Anche se per me era doloroso.» Entrambi distogliemo lo sguardo, non è bello leggere nell'altro una certa vulnerabilità neanche se è tuo amico.
«Cazzo!» Si alza agitato e percorre lo spazio avanti e indietro. «Ho parlato di lei alla mia famiglia. A tutti praticamente.» Mi passo una mano fra i capelli nervosamente. «Cazzo! Un weekend Sè, sono mancato, un cazzo, di weekend.» Si ferma per poi ricominciare il cammino.
«Se lei ti avesse amato, non mi sarei mai messo in mezzo, e giuro che ho provato anche a farle capire che era sbagliato ciò che provava per me.» Ricordo quante volte ho fatto lo stronzo con lei. «Ma alla luce di tutto, che avrei dovuto fare.»
«Sei mio amico e lei la mia ragazza.» Annuisco, guardo il pavimento e poi lui muovendo la gamba destra che fa su e giù.
«Sono tuo amico e lei è l'unica donna che io abbia mai amato.» Dico serio, perché capisca quanto Emma è importante per me. «Non è una botta e via Enrì, so che ci hai pensato. Io non so per te, ma per me è certo che non lo è. Mi ha ridato speranza in questo sentimento che avevo abbandonato e...»
«Lei ti ama molto.» Si arrende quasi nel dirlo.
«Sì, lo so bene.» Mi sento fortunato mentre lo dico.
«Sono mancato tre giorni del cazzo e vi ritrovo così.» Annuisco. «Lo so che tu non avresti mai tradito la nostra amicizia per una qualsiasi.» Si risiede, poggia la schiena alla poltrona e porta le mani al capo. «E che mi ha fatto male rendermene conto giorno dopo giorno. Immagina cosa ha significato capire che il motivo per cui lei mi aveva lasciato eri tu. Era così dannatamente palese. Durante il viaggio, quando sei arrivato prima e lei è entrata in cucina, cazzo, non mi ha mai guardato così.» Accenno un sorriso la sua voce è ormai remissiva. «Poi tu che mi parlavi di questa donna...»
«Ho iniziato a parlartene perché volevo dirtelo prima del viaggio ma c'era Rachele e poi sei partito e non sapevo come fare. Era mia intenzione dirtelo subito.» Ripenso ai quei giorni orribili.
«Lei verrà con te a Natale?» Lo guardo nuovamente come un amico.
«Sì.» Non gli nascondo più i miei sentimenti. «E ne sono terrorizzato e immensamente felice.»
«Ti dicevo che era speciale.» È vero.
«Lo sapevo già.» Inclino un po' il capo.
«Sì, lo sapevi già.» Lo sguardo si perde un attimo.
«Non avrei mai messo noi in un casino del genere e, cazzo, se ti avrei voluto al mio fianco in questo momento. Sei tu quello che capisce d'amore non io ma lei, ma lei è la donna che amo e ho dovuto fare la mia scelta.» Ora che è più calmo penso comprenda meglio cosa voglio dirgli.
Lo vedo annuire e chiudere gli occhi. Lo guardo arrendersi alla realtà.
«Non posso dirti che sto bene o domani andiamo a mangiare una pizza, perché non mi è ancora passata, okay? Non sarò ai tuoi livelli ma anche io mi ero esposto molto e in questo momento fa ancora male sapere che sei tu l'altro.» Lo capisco bene. «Però, va bene, ho capito.» Ora sorrido.
«Grazie, amico mio.» Enrico si alza e così faccio io. Mi avvio alla porta ma prima che esca ricevo un botta alla spalla e poi un abbraccio sincero.
«Non fare cazzate. Te la sto lasciando ma è per sempre.» Lo stringo a mia volta e poi lo lascio stare.
«Lei è per sempre, per me.» Non mi vergogno a dirlo.
«Cazzo, sei proprio messo male. Non pensavo lo avresti mai detto.» Ora mi prende in giro.
«Peggio che male sono perso.» Ed è la verità. Emma è arrivata spostando le mie priorità. «Buon Natale.»
«Buon Natale, anche a te. Ci sentiamo al vostro rientro.» Annuisco.
«Okay, ciao.» Inizio a scendere le scale.
«Ah, salutami Emma.» Annuisco e alzo la mano per un ulteriore saluto.
In auto mi rendo conto che è andata bene.
«Sei riuscita a farmi perdonare da lui.» Le dico accarezzandole i capelli. Ne respiro l'odore e mi sembra più incantevole ora che sono più sereno.
«Hai fatto tutto tu, perché sei stato sincero.» Lei gioca con i bottoni della mia camicia. Alzo leggermente il capo per guardarla negli occhi. «Che c'è?» Resto in silenzio mentre lo faccio. Il suo mento si posa sul mio petto e i suoi occhi mi guardano interrogativi. «Dai, che ho detto?» Insiste. Alla fine cedo.
«Stavo controllando se esistessi davvero. Ed è così. Quindi, mi chiedevo, cosa mi hai fatto?» Le sopracciglia si corrugano. «Com'è possibile, che ora che ti ho tra le braccia, penso che sei l'unica cosa che desidero al mondo.» Lei mi guarda sorpresa e poi sorride, celando o mostrando, dipende, in quel gesto la sua magia.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...