Capitolo 102

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Emma

La notte è buia, senza neanche una stella o la luna. Il profilo di Nino è illuminato dai lampioni della strada e dalle luci gialle delle case vicine e in quell'ombra io lo vedo il suo pentimento, come quando imbocchi una strada e nonostante tu stesso ti rendi conto che è sbagliata, per orgoglio, non torni indietro e allora ti allontani sempre di più fino a perderti.

Le occhiaie sotto gli occhi neri come quelli del figlio mi mostrano che lui è veramente smarrito e cerca solo il motivo giusto per tornare indietro e cancellare ciò che in questi mesi si sono detti, e siccome io gli voglio bene, devo fare qualcosa anche per il suo bene.

Lo guardo ancora qualche momento in silenzio, cercando di calmare la mia anima che ribolle, non posso non essere arrabbiata.

«È davvero triste sai.» Mi stringo le braccia intorno al busto e poso il fianco sul ferro della ringhiera.

«Sì, lo è. Quando si sprecano le proprie fortune.» Si raddrizza lui e mi guarda. Io scuoto la testa quasi sconsolata perché non capisce.

«No. È triste quando un padre non riesce a vedere quello che di straordinario c'è nel proprio figlio.» Ho ascoltato i suoi pensieri ed ora è il mio turno di parlare. «Hai ragione, tu hai avuto una vita più dura rispetto a mio padre, ma il vero motivo per cui è stata così non è perché il lavoro di mio padre è più prestigioso, ma è perché mio padre fa quello che ama. Lui ha sempre sognato di fare il medico. Tu, invece, non era questo che desideravi per te. Ti ho sentito dire tante volte se tornassi indietro farei... ed è stata questa la tua sfortuna, non avere il coraggio di fare quello che desideravi e hai finito con l'accontentarti.» Prendo fiato, non riesco a fermarmi. Un leggero venticello porta qualche ciocca davanti al mio viso e io la ricaccio indietro con un gesto brusco. «E ti capisco bene sai. Io sono come te o forse lo ero perché ora sono certa di non volermi accontentare più nella vita.»

«Ecco, ti ha già messo in testa stupidaggini.» Alza la voce e fa un gesto di stizza con la mano.

«In realtà è stata mia madre.» I suoi occhi mi fissano e resta senza parole. «Ha visto che nella mia vita mancava la passione e aveva ragione. Mi sono sempre prefissata di seguire le strade sicure e l'ho fatto in tutto. Ho un lavoro che è sicuro, anche se non mi diverte. Ma la parte peggiore è che l'ho fatto in amore.» Non riesco a credere di star dicendo lui tutto. «Almeno tu, su questo, sei stato più furbo. Ho vissuto tanti anni con una persona solo perché lo reputavo perfetto. Ho costretto la vera me in una prigione. Ma pensi che avessi capito dov'era l'errore? No, non l'ho fatto e stavo per commetterlo ancora, se non fosse stato per mia madre e tuo figlio. Mi hanno aperto gli occhi. Lui lo ha fatto solo ascoltandomi. Sergio...» Mi trema la voce dall'emozione a parlare di lui senza nascondere quanto lo reputo speciale. Ricordo le chiacchierate, gli sguardi, tutto ciò che mi ha suscitato in questi mesi. «Sergio è riuscito a insegnarmi che se si desidera qualcosa, non bisogna vergognarsi, ne avere paura. Bisogna inseguirla, crederci, cadere e rialzarsi ma perseverare.» I miei occhi si fanno lucidi. «Lui lo ha fatto.» Asciugo una piccola lacrima infastidita. «La sua palestra è la migliore di Milano, gli hanno chiesto di brevettare il suo metodo di coaching per rivenderlo come franchising, tutto in un anno appena di attività. Sai quante laurea ha? Le specializzazioni che si è preso per fare ciò che gli piace e per fare te contento. I sacrifici che ha fatto lo fanno ora stimare da tutti.» Prego di scalfire la sua corazza. L'amore che provo per suo figlio è leggibile in ogni parola. «No, non lo sai, perché sei così legato ai tuoi errori che trasferisci a lui la tua frustrazione.» Alzo le spalle tristemente.

Non riesce più a sostenere il mio sguardo e abbassa il suo verso il pavimento. Ma io non ho intenzione di smetterla.

«Nino, ti prego, guarda tuo figlio. Guarda come è felice, fatti raccontare cosa ha creato. Perché vuoi perdere un figlio. Per cosa poi? Sicuramente farà errori come tutti noi ed è importante per lui sapere che tu gli starai vicino.» Poggio la mano sul suo braccio. «Io lo amo ed è facile per me vedere quanto di bello ha e dovrebbe essere facile pure per te.» Mi guarda nuovamente. «Lui ti venera e tutto questo lo fa sanguinare lentamente. E io non riesco a sopportarlo. Io credo di essere la persona più fortunata al mondo per l'amore che prova per me.» Porto una mano al petto. «Ha reso la mia vita migliore e anche quella di tante persone che lo conoscono. Non permettere ai tuoi errori di portarti via tuo figlio.» Scuote la testa, come un cavallo che non vuole ancora arrendersi. «Io so che farai la scelta giusta. Tuo figlio ha bisogno di te.» Ora non ho più niente da dire non mi resta che pregare.

Stringo un'ultima volta il suo braccio e poi lo lascio in quella terrazza a riflettere su ciò che ci siamo detti. Mi sento stanca, svuotata ma allo stesso tempo fiduciosa. So che Nino farà la scelta giusta.

«Emma...» mi volto al suo richiamo.

«Lo ami davvero tanto, vero?» La sua voce è emozionata.

«Più di qualunque altra cosa. E farei di tutto per lui.» Il suo viso si rasserena, come se sapere questo lo rendesse più tranquillo.

Ora abbiamo davvero finito. Torno a camminare verso il dentro della casa e quando sono sola nel corridoio porto le mani al viso. Asciugo le lacrime che alla fine sono scese, nonostante, lottassi per resistere e poi faccio un sospiro liberatorio.

«Ehi, dov'eri?» Sergio mi viene incontro e io non esito ad abbracciarlo. Lo stringo a me e inalo il suo profumo che mi trasmette pace. Le sue braccia mi accolgono e per me sentire la sua ferma risposta mi riempie di gioia. Mi do il tempo di respirarlo, appoggiando poi la guancia sul suo petto. Il suono forte del suo cuore mi rimbomba dentro ed è piacevole, rassicurante. Il suo aroma mi riempie i polmoni e io chiudo gli occhi.

«Tutto bene, piccola?» Pensavo lo dicessero solo nei film, con quel tono sexy e preoccupato che ti fa venire voglia di spingerlo dentro la stanza dei suoi e abusare di lui e invece la tentazione è proprio sotto i miei palmi.

Alzo il viso e gli sorrido. «Sì, benissimo.» Mi scruta silenzioso, ma non può immaginare cosa ho fatto e alla fine cede. Mi ricambia lo sguardo per poi poggiare le sue labbra sulle mie.

«Andiamo a casa? Sono un po' stanco.» Annuisco, speravo lo dicesse.

«Sì, mi sento anche io distrutta.» Mi sciolgo dalla stretta e mi metto sottobraccio a lui. «Hai convinto mia madre che uscire con le amiche non è uno sport.»

«Non credo.» La sua risata risuona nella casa mentre insieme torniamo dai nostri genitori.

Sono dove li avevo lasciati e c'è anche Nino che nel frattempo è rientrato, ovviamente, non mi aspettavo che stringesse già suo figlio in un abbraccio, cancellando così questi mesi assurdi e quindi non mi meraviglio quando lo saluta appena.

«Noi andiamo.» Annuncio a tutti. Sergio prende i nostri cappotti e mi aiuta ad indossare il mio.

«Ci vediamo domani tesoro?» Mia madre si avvicina per darmi un bacio. «Vi aspetto per pranzo.» Annuisco. In fondo staremo pochi giorni e anche io voglio passare il mio tempo con loro. «Perfetto.» Bacia anche Sergio per poi lasciare spazio agli altri che a turno ci salutano.

Quando finalmente siamo in auto, guardo la nostra città scorrere velocemente. Quanto mi manca la mia terra, sospiro e la mano di Sergio raggiunge le mie. Non parliamo lungo la strada, il ritorno a casa è silenzioso ma pieno di pensieri. Abbiamo entrambi qualcosa in cui sperare.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora