Capitolo 55

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Sergio

Non riesco a smettere di guardarla. È talmente bella e sexy che sembra irreale, una paladina di un manga giapponese che ti fa sperare possa uscire dalle pagine per poterla avere e io è così che mi sono sentito in queste settimane, e ora che lei è qui, reale, con il suo seno che si alza e abbassa invitandomi ad assaggiarlo mi sento: niente e tutto, traditore verso il mio amico e leale verso me stesso, approfittatore e beneficiario di uno splendido dono, il più atteso, desiderato, intimo, fiducioso dei doni.

La guardo mordersi il labbro e capisco di aver vinto: sarà mia.

I suoi occhi luccicano maliziosi come le sue mani che si allungano su di me. Chiudo gli occhi al contatto delle sue dita con il bottone dei miei jeans. Arreso a quello che non posso più evitare lascio andare le braccia lungo i miei fianchi. Voglio godermi le sue attenzioni e voglio che lei abbia coscienza che sono ormai pochi gli strati che ci dividono, che potevano proteggerla da me e dalla mia scarsa forza di volontà.

Nel silenzio di casa mia lo strisciare della zip che si apre sembra riecheggiare come uno sparo e il mio rantolo alle attenzioni della sua mano per la parte del mio corpo più delicata sembra l'acuto di un soprano.

Mi ritrovo a contare mentre il ritmo del suo palmo mi condanna all'inferno. Giuro che ci ho provato, con tutte le mie forze, vorrei che lo sapessero tutti ma ora non posso più. Apro gli occhi pieno di una coscienza nuova: lei è un'altra cosa.

Con nuovo furore le afferro il viso e unisco nuovamente le nostre bocche, vorrei dominarla ma la verità è che il potere è in mano sua e in questo momento me lo dimostra togliendo anche l'ultimo strato fra la mia pelle raggrinzita e il calore della sua mano che con gesti lenti mi conduce in paradiso.

Il suo piede spinge in basso il resto dei miei vestiti che sfilo via dalle gambe restando nudo davanti a lei.

«Emma...» respiro nella sua bocca invadendola subito dopo con la mia lingua. I nostri corpi si sfiorano ed è talmente erotico quel lieve contatto che non mi trattengo più. Con un movimento deciso l'afferro per le gambe e compio quegli ultimi passi fino al mio letto.

La stendo giù rialzandomi subito dopo per vedere la sua figura intera fra le mie lenzuola. Infinite volte l'ho immaginata così: i capelli sparsi sul mio cuscino, le gambe leggermente piegate e i suoi splendidi seni pronti per me.

Emma resta immobile sotto il mio sguardo.

«Togliti il reggiseno.» I suoi occhi dapprima si sgranano frutto del timore che prova a farsi vedere. Mi sono accorto della sua titubanza in salotto e ne sono rimasto dispiaciuto, perché Emma è la perfezione e non riesco a credere che l'uomo che ha vissuto con lei non sia riuscito a farle capire quanto sia bella.

Non la vedo muoversi, allora cerco i suoi occhi nella penombra sperando di non trovarci vergogna perché non lo sopporterei, io desidero che lei si veda per quello che è. Con mia sorpresa e soddisfazione stavolta nei suoi occhi non c'è nessun timore. Subito le sue mani corrono alla sua schiena e in un semplice movimento mi regala il mio sogno proibito. Mi godo la vista del suo seno pieno e generoso, i capezzoli turgidi sono imbruniti con lo stesso colore delle ciliege mature e succose.

Allungo appena la mano inclinandomi leggermente avanti e sfioro con la punta delle dita proprio quel frutto che voglio assaggiare. Mi passo la lingua sulle labbra ingolosito ma non è ancora il momento per quello, c'è ancora un indumento che deve togliere per regalarmi la sua figura per intero.

Abbasso gli occhi sul triangolo scuro che si intravede dal pizzo nero, e riporto la lingua in bocca per poi stringermi il labbro fra i denti. Non ho bisogno di parlare perché quando torno a unire i miei occhi ai suoi li vedo concentrati sulla parte di me che continua a tendersi a ogni nuova scoperta del suo meraviglioso corpo.

Colta sul fatto arrossisce quando incrocia il mio sguardo e poi, accettando la mia richiesta, silenziosa si denuda completamente offrendosi ai miei occhi che avidi si appropriano di ogni sua parte.

Questa volta sento il mio respiro mozzarsi e il sangue iniziare a correre nelle vene a ritmo sempre più sostenuto, come il suono che mi rimbomba nelle orecchie.

«Sergio, vieni.» Le sue braccia si alzano verso di me invitandomi a stendermi su di lei e io lo faccio e, cazzo, è davvero il paradiso.

Riprendo possesso della sua bocca mentre con un braccio mi sostengo e con l'altra mano vado alla scoperta della sua pelle.

I nostri corpi si combaciano, le sue gambe mi accolgo fra di esse circondando il mio bacino e irrequieta la sento muoversi sotto di me mentre io per evitare di far finire tutto prima di iniziare le stringo un fianco per placare quel movimento che mi stava per mandare in manicomio.

Le lingue si inseguono e quando le stringo un seno nel palmo i suoi denti mordono il mio labbro quasi a farlo sanguinare.

Con un grugnito mi libero dalla sua presa e la ricambio stringendo nel mio morso la punta del suo seno. Il corpo di Emma si innarca a quel gesto e continua a offrirsi a me mentre io gioco con quel piccolo bocciolo fino a farla ansimare rumorosamente.

Mi tiro leggermente su e con l'altra mano stringo l'altro seno alternando le mie attenzioni fra i due gustandomi quel frutto che ho desiderato ardentemente da quando i miei occhi si sono riposati su di lei. Il ricordo del nostro quasi bacio nella mia palestra fa capolino nella mia mente ricordandomi come i suoi seni avessero sfiorato il mio petto lasciandomi senza fiato. Nei miei sogni anche quel giorno l'avrei presa come sto per fare ora.

Il mio nome è ormai una litania e quando impavido continuo la mia discesa fino al bottoncino che rinvigorisce il suo ventre lo sento urlare disperato come se fosse l'unico che la può salvare.

Mi diverto a farle raggiungere nuove vette galvanizzato dai suoi gemiti, dalle sue mani che tirano i miei capelli per poi spingere il mio capo a darle più piacere e io glielo darei tutto, perché questo per me è orgasmo puro. Il desiderio di Emma che esplode è esso stesso per me la mia esplosione ma lei non è d'accordo con me e quando i suoi movimenti mi fanno comprendere che è ormai vicina tira via la mia testa richiedendola per se.

«Voglio sentire te Sergio. Fammi tua.» Sento dolore a quelle parole perché è quello che ho sempre sperato di sentirle dire e ora me ne rendo conto. Ora che le sue gambe tornano a circondarmi e le sue braccia mi stringono a se.

Le sue labbra si uniscono alle mie, occhi negli occhi e mi sembra il momento perfetto per esaudire il nostro desiderio. La sua mano corre al mio didietro e con una spinta inattesa sono finalmente dentro di lei.

I suoi occhi luccicano in quel magico momento e io stesso resto fermo sospeso nell'attimo perfetto che stiamo vivendo. Ecco è questo che dovrebbe essere l'amore e io voglio godermela piano piano fino alla fine.

Senza staccare i nostri occhi riprendiamo a baciarci dopo che la sorpresa di essere una cosa sola aveva fatto aprire a entrambi la bocca stupiti. Le accarezzo il palato quando lentamente inizio a muovermi.

È così calda e morbida intorno a me che sento il petto bruciare per le emozioni che mi sono esplose dentro.

Cerco di mantenere un ritmo costante un crescendo lento ma inesorabile che sembra una vera danza con il corpo di lei che mi accoglie con sempre maggior ardore. Le sue pareti si stringono portandomi al limite e quando il suo capo si riversa indietro mi rendo conto di non potermi più trattenere e allora cedo definitivamente alla passione spingendo in lei con sempre più fretta, sempre più bisogno, sempre più urgenza, sempre più desiderio fino a sentire il mio cuore esplodere nello stesso urlo che invoca il mio nome nella notte.

Siamo davvero una cosa sola ora e il futuro mi fa paura.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora