Emma
Osservo le due chiome scure dinanzi a me: una perfettamente tagliata, l'altra disordinata. Fortunatamente alla fine abbiamo preso la Jeep verde di Sergio, nessuno dei due riusciva a stare seduto dietro nella mia cinquecento.
Stringo la borsa sullo stomaco per tenere impegnate le mani, mentre il profumo maschile che c'è nell'abitacolo mi fa girare la testa. Mando un messaggio nel gruppo dei miei amici dove li aggiorno della mia inaspettata compagnia. Due faccine mi arrivano subito in risposta: gli occhi sgranati di Rosi e la gif ingolosita da quel tremendo essere che è Luca.
«È a destra da qui?» la voce profonda di Sergio richiama la mia attenzione. Ripongo in fretta il cellulare in borsa. Sono seduta nel lato opposto al suo e riesco a scorgere il suo profilo attento nella guida. Le lunghe ciglia scure, il naso dritto e la mascella mascolina. Alzo lo sguardo verso la strada fortunatamente non molto intasata.
«Sì, proprio ora.» Gli indico la strada con l'indice confermando la via che mi indicava. La sua mano sinistra gira il volante mentre la destra tiene fra le dita il pomello del cambio, forse per abitudine, visto che ho notato essere un auto con cambio automatico. «È alla fine della strada.» Mi congratulo con me stessa per aver mantenuto un tono neutro per tutto il viaggio, nonostante mi senta agitata dalla situazione.
Enrico ha cercato di mantenere attiva la conversazione chiedendomi del quartiere. Domande di circostanze ma non hanno celato il suo interesse o almeno mi è sembrato così, visto i successivi commenti alle mie risposte. Lo vedo sbirciare dallo specchietto laterale e qualche volta i nostri occhi si sono anche incrociati. Ho cercato di non esagerare con quegli scambi silenziosi, non sono pronta.
Sergio, invece, è rimasto per lo più in silenzio. Ogni tanto qualche monosillabo che non mi ha fatto capire molto di lui. Mi sembra molto più introverso rispetto a come era un tempo. Lo ricordo più chiacchierone, più spensierato, è davvero cambiato così tanto?
L'auto si ferma e tutti scendiamo avvicinandoci ai carrelli. Metto la borsa a tracolla e prendo la monetina che presto mi servirà. Allungo la mano per inserirla ma vengo bloccata.
«Permetti?» una folata gelida fa svolazzare i miei capelli, li porto indietro e il carrello che volevo prendere per me e ora nelle mani di Enrico.
«Ehm... certo.» Alla fine lo seguo mentre spinge proprio il mio. Va a passo lento per permettermi di raggiungerlo e camminargli accanto. Sembra una cosa così intima. Ha rimesso la giacca ed è così affascinante da catturare diversi sguardi e ovviamente anche il mio. Mi fermerei a sospirare proprio come la signora che lo fissa con la busta a mezz'aria.
Lo guardo di traverso per vedere la sua reazione. Lo immagino già pavoneggiarsi per quegli sguardi ma invece sembra non notarli neanche, è davvero concentrato su di me.
Sergio cammina davanti lasciandoci una certa privacy. Sembra essersi dimenticato di noi mentre riempie il carrello.
Mi giro verso il ragazzo che mi cammina a fianco e il suo sorriso avvolgente mi accoglie per non lasciarmi per tutto il giro. Non è mai stato così interessante fare la spesa e non mi sono mai sentita così speciale in un posto così banale. Sempre attento a chiedermi cosa mi serva e ad aiutarmi, è un cavaliere perfetto. Mi sta sempre accanto, scambiando qualche parola con Sergio solo per indicargli qualcosa che vorrebbe fosse preso per lui.
«Quale preferisci?» Mi mostra due marche di detersivi e io ne scelgo una sfiorandogli per caso la mano quando mi avvicino a prenderlo per metterlo nel carrello, il mio corpo si accende come una candela toccata da un fiammifero.
Mi allontano scottata, rischiando di far cadere tutto il contenuto degli scaffali dietro di me, se non fosse per la sua presa che mi impedisce di cadere giù.
«Grazie.» Sempre più rossa mi libero e riprendo a camminare per cancellare quel momento emozionante.
Non mi sembra reale un uomo così gentile e galante e la parte realistica di me cerca già di capire dove sta l'inganno, perché deve esserci da qualche parte. Ne sono certa. Non esistono gli uomini così.
Al reparto carne lui si ferma per il turno e così faccio anche io. «Sergio, potresti intanto prendere i biscotti per la colazione?»
«Sì.» Un altro monosillabo e le spalle larghe si allontanano da noi. Ero così concentrata su Enrico che solo ora mi accorgo che anche lui non passa inosservato. Appena rimasto solo viene subito avvicinato da una ragazza che gli chiede di prenderle una cosa. La vedo sbattere le ciglia nere speranzosa di attirare la sua attenzione. Mi aspetto che l'espressione del suo viso rimanga seria e invece si apre in un sorriso ammaliatore, che cattura lei e tutto il reparto. Un'altra persona, forse simile a quella a cui ho aperto la porta ma diverso di quello che ci ha portato qua. Per grande delusione della ragazza una volta aiutata viene lasciata indietro dall'uomo che prosegue la sua camminata.
«Emma... Emma!» la voce di Enrico mi distrae dalla scena.
«Scusa, non ti ascoltavo.» Batto le ciglia.
«Ti dicevo che è il nostro turno. Cosa ti serve?» Cerco di ricordare quello che avevo intenzione di comprare e non è affatto facile da quando ho accanto lui. Credo di non ricordare neanche il nome di mia madre in questo momento.
Finiamo di fare la spesa e una volta arrivati io vado ad aprire la porta e Sergio mi segue portando le mie borse dentro casa. Enrico ha ricevuto una chiamata ed è ancora in auto.
«Le metto qua?» Lo vedo posare tutto sul ripiano della cucina, guardarsi attorno per poi posare lo sguardo su di me. La mano corre a scompigliare sempre di più i suoi capelli scuri e sembra valutare qualcosa che vorrebbe dire ma che alla fine decide di tacere.
«Grazie.» Gli sorrido incoraggiante, dopo queste ore insieme mi sembra come se la conoscenza del passato non si fosse mai interrotta. Forse potrei ritrovare un amico. Sento quella familiarità ne suoi confronti come se il tempo non fosse passato.
«Okay, vado.» Con pochi passi mi sorpassa per poi salutarmi frettolosamente e andare via. Non mi da neanche il tempo di dire qualcosa, resto impalata con il braccio alzato e la mano allungata come se volessi fermarlo.
«Scusalo, è sempre un po' scorbutico.» Enrico resta sulla soglia con le mani nelle tasche, appoggiato allo stipite si gratta il mento e sono certa di non sbagliarmi a pensare che vorrebbe entrare.
«Strano.» Mi esce spontaneo un commento sulla persona che conoscevo.
«Le persone cambiano.» Con quelle poche parole capisco che lui sa che ci conosciamo ma mi chiedo fino a cosa sappia. Forse non ci proverebbe con me se sapesse che sono l'ex del suo amico.
«Ti andrebbe un caffè?» Annuisco e coraggiosamente gli faccio un invito, non voglio vederlo andare via. Sono stata molto bene con lui e oltre ai brividi continui mi sento bene.
«Vorrei tanto, ma credo di dover salire.» Annuisco forse un po' delusa. Porto i capelli dietro le orecchie guardando in basso. «Però tengo l'invito per un altro giorno.» Il suono è basso, intimo e anche vicino. Non ho fatto caso che si fosse avvicinato e ora è a pochi centimetri da me. Alzo gli occhi nei suoi e quel verde sembra scaldarmi mentre mi sento avvolgere ancora dal suo profumo. Cavolo! Ma quanto è buono.
«Okay.» Un timido sorriso e le guance in fiamme. Che sciocca, mi prenderà per la solita ragazza che gli crolla ai piedi. Sono davvero disposta a tentare?
«Bene, ci vediamo più tardi.» Il respiro rallenta ad averlo così vicino e i suoi occhi sulle mie labbra mi fanno tremare le ginocchia. Cielo, spero di non crollare a terra.
Alla fine sempre sorridendo si allontana e mi strizza l'occhio prima di chiudere la porta dietro di sé.
Porto la mano alle guance in fiamme. «Io sono nei guai.» Forse, ripetendolo, non sarà così.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...