Capitolo 53

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Sergio

Vorrei dirle di tornare al suo posto, ma sarebbe una bugia, perché lo trovo perfetto il suo corpo sul mio.

Mi sento vivo come forse non lo sono mai stato e allora mando tutto al diavolo. Fanculo a tutto quello che reputo giusto per me, voglio credere che in questo momento, proprio ora, sia questa la cosa giusta per me.

«Io...» Allontana i suoi capelli dai nostri visi staccandosi appena dalla mia fronte. Li adagia sulla sua spalla sinistra e ne sento le ciocche solleticarmi il collo e cazzo se non è anche questo eccitante.

Non credo che sia più un segreto che apprezzo quella nuova posizione sul divano. Non ho modo di controllare il mio corpo se lei è praticamente spalmata su di me come una succulente nutella. Dovrei essere imbarazzato in questa situazione, ma a lei sembra non importare, se non per i piacevoli suoni che a ogni respiro le sento emettere.

«Io ho sempre fatto la cosa giusta. Nella mia vita, ho sempre scelto ciò che era giusto.» Non è un segreto per me, ha proprio l'aria di una che non ha mai creato problemi. Alza appena il viso scostandolo dal mio, così posso vederla meglio e mi affascina la trasparenza del suo sguardo. «L'università, la mia convivenza, il mio lavoro sono sempre state scelte ponderate sul non avere sorprese, sulla tranquillità.» Sorride. «E sai la cosa bella che sono sempre stata convinta che fosse quello che volevo. Che era quello che mi attraesse e poi una settimana, prima del vostro arrivo, mia madre mi parla della passione.» Apre gli occhi ancora incredula che fosse stata proprio la madre a parlarle di questo e lo sono anche io, non ce la vedo sua madre così disinibita. «Ti rendi conto?» annuisco accennando un sorriso e resto immobile ad ascoltarla.

Una mano gesticola fra di noi mentre l'altra resta ferma sulla mia spalla. È strano come sia silenziosa la notte o la città, solo il mormorio della televisione in sottofondo accompagna il nostro, ormai sono certo, momento della verità.

«Non hai idea di quanto abbia insistito sull'mportanza dell'essere travolti dai sentimenti. Desiderare ardentemente qualcuno e non semplicemente volergli bene.» Me ne parla come una bambina che fa una nuova scoperta e me ne stupisco. Emma dovrebbe avere circa trent'anni ed è triste sentire che non ha mai provato queste emozioni. Io, nel mio piccolo, sono stato travolto dalla passione ma, ora, con lei intorno, mi rendo conto che fosse solo fine a se stessa, perché noto l'immensa differenza. Un pensiero nuovo non può che turbarmi.

«È questo che hai cercato in Enrico?» È dura ammetterlo.

«Beh, sì. Almeno ci ho provato. L'ho desiderato con tutta me stessa che fosse così ma... sono stata una stupida. Ho realizzato oggi di aver sbagliato. È stato il mio ennesimo errore. Perché anche lui è un porto sicuro per me. È qualcosa che riesco a tenere sotto controllo, mentre tu...» Abbassa gli occhi e io le alzo il mento con l'indice. «Credo di provare timore anche solo nel tentare. Io ho paura di espormi troppo, di non essere abbastanza, di essere davvero travolta da qualcuno che mi faccia capire quanto tempo ho perso.» Non resisto oltre, il desiderio di toccarla mi fa poggiare la mano sul suo viso.

«Anche io.» Le confesso.

«È per questo che non hai mai avuto storie serie?» Adoro il modo in cui la sua espressione cambi non appena il mio palmo la tocca.

«Anche.» Eccomi arrivato alla verità. «In un certo senso quello che ti ho detto questa sera è vero. Mi sono dovuto adattare talmente tante volte, per accontentare qualcuno, che per me l'amore è diventato questo: sacrificio.» Stringe le labbra triste. «Ho fatto un grande passo nella mia vita quest'anno e non sono pronto a farne un altro aprendomi anche ai sentimenti.» Scuoto il capo ma non smetto di guardarla temo non mi senta per come parlo piano. «Per quanto il rivederti o lo stare con te sia stato per me una sorpresa.» Il fiato mi si mozza. «Sei talmente meravigliosa.»

Sposto anche l'altra mano sul suo fianco e mi sembra di sentirla tremare o forse sono io che lo sto facendo. «Io non ci riesco. Vivo una lotta continua dentro di me tra una parte nuova e sconosciuta che si vorrebbe lasciare andare e l'altra...» Sospiro rassegnato. «Che vuole solo proteggermi.» Le confesso ogni timore. Ora sono io a poggiare la fronte sulla sua. Le nostre iridi si incastrano mentre i petti si sfiorano con sempre maggior frequenza dettata dai respiri corti e ansanti.

«Sento la stessa lotta in me, ma ti confesso una cosa.» La voce le trema piena di speranze. Alzo anche l'altra mano incorniciandole il viso mentre i suoi palmi si stringono sulle mie braccia. «Ho intenzione di provarci stavolta.» Chiudo gli occhi e li serro travolto non so bene se dal dolore o dalla felicità, si mischiano così facilmente quando è di lei che parliamo.

«Emma, io...» Non ho parole.

«Lo so. Non devi fare nulla. Non ti chiedo altro se non di farmi provare. Andremo piano e se sarà troppo potremmo sempre tirarci fuori.» Torno a guardarla ed è bellissima con gli occhi pieni di un sentimento che non conosco.

Le parole che ha pronunciato si creano un varco nelle mie remore e sento il mio animo esultare per questa nuova luce.

«Emma...» La mia esitazione le fa scurire gli occhi fino al cioccolato fondente. «Non mi sono mai trovato in questa situazione.» Esito perché in verità voglio che lo faccia. Lei annuisce mordendosi il labbro.

«Parlerò con Enrico domenica sera. Non ho intenzione di prenderlo in giro.» Le parole di Enrico mi tornano in mente e io sono uno stronzo.

«Emma, lui tiene molto a te.» Deve saperlo. Lui è il mio migliore amico.

«Ti prego, non iniziamo nuovamente. Lo so che è tuo amico e proprio per questo io devo farlo.» Il suo indice e il medio si posano sulle mie labbra per zittirmi. «Io non provo quello che lui desidera.» Riesco ben a capire cosa intende.

Il cuore mi batte impaziente a quel semplice gesto che è così intimo da farmi scorrere il sangue più velocemente nelle vene. Potrei aprire le labbra e sentire il suo sapore. I suoi occhi alternano l'attenzione dai miei alle mie labbra coperta dalla sua mano e in quel sali e scendi di sguardi io mi arrendo.

Dovrei insistere per il mio amico. Che razza di verme sono a toccare qualcosa che appartiene a lui. Cerco di ritornare in me, ma una voce urla nella mia testa che lei era mia e forse lo è sempre stata perché anche da adolescenti è stata l'unica che io non ho mai dimenticato.

«Cazzo, Emma.» Irrefrenabile l'istinto mi dice di osare. Di saggiare quelle labbra rosse per ricordarne il sapore. Le sue dita scivola fino a posarsi sul mio petto e non c'è niente che ci separi ora.

Le mie mani sono ancora intorno al suo viso le accarezzo la mascella temporeggiando su qualcosa che è ormai inevitabile. Sento il mio desiderio lambire ogni parte del mio corpo fino ad annullare ogni minima resistenza e lei sembra rendersene conto perché stringe fra le dita la mia maglietta e con esse la mia pelle accendendo il mio ardore.

Con un suono roco mi approprio della sua bocca che trovo pronta ad accogliermi. Stringo il suo viso spingendolo verso il mio così da permettere alle nostre lingue di incontrarsi e quando questo avviene sento esplodermi il petto. Rallento il movimento per godermi quel nuovo contatto: accarezzo, mi ritraggo, torno a lambire in un contatto sempre più intimo. Languido il nostro bacio cresce di intensità fino a stordirmi. Cazzo se questo è un vero bacio.

Emma ansima sulla mia bocca e avvolgendomi con le braccia mi stringe contro il suo corpo e l'intensità del bisogno mi travolge del tutto sollevandomi nel vortice della passione. E quando i suoi fianchi iniziano un lento dondolio su di me sono perduto per sempre.

Abbandono il suo viso per afferrarle i fianchi li stringo assecondando il suo movimento fino a sentire dolore. Emma porta indietro la testa al nuovo scontro dei nostri bacini e io che pensavo già che fosse bella mi ritrovo a vederla con nuovi occhi.

Vorrei essere in lei, in ogni parte di lei ma, soprattutto, nella sua testa perché la voglio mia, come non ho mai desiderato altro.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora