Capitolo 61

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Emma

Mi sento piena di una nuova consapevolezza quando lasciato Sergio al piano di sopra apro la porta di casa mia. Cammino per casa fino alla mia stanza e la ragazza che vedo riflessa nello specchio del comò, quando mi avvicino per posare il telefono, me lo conferma in pieno. Non ho mai dimostrato l'audacia e la forza di volontà come mi è capitato di fare in questa occasione e me ne sento galvanizzata, come se Sergio, con il suo modo di volermi e no, avesse liberato la parte di me che mi sono sempre ostinata a tenere nascosta per far vincere la Emma remissiva.

Finisco la doccia e il senso di colpa inizia a strisciare in me. Non ho ancora risposto a quelle due chiamate e prima o poi dovrò farlo, non merita Enrico di essere trattato male.

Finisco di vestirmi e mi avvicino impaurita al mio telefonino, con mano tremante lo prendo notando diverse notifiche, con un moto di coraggio lo sblocco e mi avvio in salotto cercando il suo numero.

«Emma!» Pronuncia il mio nome come se fosse qualcosa di prezioso, di desiderato e io mi guardo i piedi un po' triste.

«Ciao Enrico, tutto bene?» Sforzo una voce serena perché, nonostante dentro di me io sono ancora molto felice per ciò che ho vissuto, mi spiace questa situazione. Lo sento raccontarmi della sua famiglia e non posso non pensare che sarebbe stato bello scegliere lui, sarebbe stato facile sicuramente, sarebbe stato perfetto. Mi rendo conto che questo è l'aggettivo che più associo a lui: la perfezione e senza accorgermene è quello di cui ho più paura perché io non desidero la perfezione io voglio gli errori, le imperfezioni, io voglio la vita vera, voglio sentire, voglio vivere.

«Ieri sera tutto bene?» Mi tocco i capelli in cerca di conforto.

«Oh, sì. Ho scoperto che Rosi ha aiutato Sergio con un progetto sulla palestra.» E questo è vero.

«Ho visto a casa dei disegni. Visto che fra i due sta nascendo qualcosa?» Nonostante non sia vero e lo so con certezza e nonostante la persona con cui sto parlando sia una vittima per i miei comportamenti, mi fanno comunque innervosire le sue illazioni.

«Sarà, ma non credo proprio.» Lui ride e io ho mostrato il mio fastidio.

«Dai non fare così sarebbe bello. Potremmo fare delle uscite a quattro.» Che orribile pensiero, faccio una smorfia che non vede ma credo senta il mio disappunto. «Okay, okay, non insisto.» Ecco, bravo. «Com'era la cena. Sergio è bravo vero?» Non sono certo le sue pietanze a venirmi in mente, anche se riflettendo erano molto buone.

«Si, molto.» Mi vergogno a dirlo e mi schiarisco la voce. «Che hai fatto tu, invece, ieri sera?» Cambio discorso anche perché non è il caso di parlare proprio del suo coinquilino.

«Sono stato fuori con degli amici. Ogni volta che torno ne approfitto per vederli. Alcuni stanno ancora qua. Presto te li presenterò, ho parlato loro di te.» No, pure questo no. Quante ragazze pagherebbero per essere al mio posto e io mi sono invaghita, ovviamente, di quello che ha messo in pausa l'amore.

«Certo.» Non so che rispondergli, ora comprendo bene cosa voleva dirmi Sergio parlandomi dei sentimenti di Enrico, ma continuo a non provare niente e a pensare che sia stato prematuro da parte sua parlare di me. Poi penso a Sergio e mi rendo conto che se agisse così ne sarei contenta.

«Che fai a pranzo?» Continuo a torturarmi i capelli, dicono calmi, ma su di me non hanno molto effetto, mi sento come se camminassi sui carboni ardenti: se capisse tutto?

«Sono qui a casa.» Ti prego non mi chiedere altro.

«Vengono i ragazzi?» Lui parla dei miei amici e io dovrei dirgli di Sergio.

«No, non li ho sentiti.» Spero che si accontenti come risposta.

«Certo, io non ci sono e nessuno viene a interromperti.» Ridiamo entrambi della sua battuta perché è vero questo.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora