Emma
Con il sorriso sulle labbra me ne vado in camera incurante del caos del salotto, me ne occuperò domani. Ora, sopravvissuta alla prima giornata con i miei nuovi coinquilini, non mi importa di quello che ho attorno ma mi importa di quello che ho dentro.
Praticamente saltello nel corridoio mentre spengo le luci dietro di me. Canticchio struccandomi e con il mio caldo pigiama in pail mi stendo nel letto e mi tiro le coperte fin sotto il mento e sto ancora sorridendo il che è strano dopo questa settimana. Il lieve dolore al coccige mi ricorda ciò che ho passato, ma ora sembra quasi ne sia valsa la pena.
L'aria è impregnata da quella fragranza che mi ha lasciato sulla pelle quando si è avvicinato e io non posso che chiudere gli occhi e sognare di lui. Il mio adone personificato. Sembra la trama di un libro che parola dopo parola è già scritto nella mia mente. E, ovviamente, non può che finire bene quella storia d'amore, magari, per una volta, potrebbe finire bene anche nella realtà.
Mi stringo nelle coperte. Posso davvero sperarlo?
La domenica mattina arriva con calma. Ho dormito bene e rilassata mi coccolo leggendo un libro fra le lenzuola calde. Decido di alzarmi solo quando la fame mi fa brontolare lo stomaco e il telefono segna le undici e mezza.
Purtroppo il mio genio della lampada non è qui per esaudire il mio desiderio di rimettere il mio salotto in ordine ma almeno lo è per una colazione inaspettata.
Il campanello della porta suona e io entro nel panico. Osservo il mio pigiama blu a pois e non mi resta che pregare che sia il postino. Il che ovviamente è impossibile di domenica. Corro in bagno per darmi una sistemata ancor prima di sapere chi è. Fino a sette giorni fa, avrei aperto anche in mutande e reggiseno, ora la paura che possa essere uno dei miei nuovi vicini mi fa aumentare le palpitazioni come dopo una lunga apnea.
Dopo aver legato i capelli e lavato la faccia arrivo di corsa alla porta, proprio quando il mio nome viene preceduto da un colpo secco al legno.
«Emma!» quella voce mi ha sussurrato frasi romantiche per tutta la notte senza che lui ne sia cosciente. Cerco di non pensarci e imbarazzata apro.
«Enrico...» sorpresa me lo ritrovo davanti, perfetto, come se fosse uscito da una rivista. Era ovvio. Jeans, maglione blu e giacca grigia perfettamente in tono. Ovviamente sta benissimo e penso sia il suo outfit preferito e io sbatto gli occhi incredula che sia reale. Vorrei darmi un pizzicotto per essere certa di non stare sognando. Può essere così invitante già di prima mattina.
Tengo la porta con la mano destra mentre lo osservo dal basso delle mie ciabatte.
«Ti va di fare colazione insieme?» mi sventola davanti un sacchetto bianco di carta che fa un profumo delizioso.
«Come potrei rifiutare.» Mi sposto per farlo entrare e vengo ricompensata con uno splendido sorriso.
«Era quello che volevo: conquistarti...» Lo seguo fino ai cuscini ancora a terra e rimango ferma alla sua ennesima allussione a un corteggiamentoreale. Il sorriso sempre più accattivante sul volto di lui e sguardo da pesce lesso sul mio.
«Caffè... latte... cosa preferisci.» Mi allontano dalla sua aurea tentatrice e fuggo verso la cucina. Allungo la maglia del pigiama da codarda e rifiuto di accettare lo svolazzare delle farfalle nello stomaco.
«Entrambi, se non è un problema.» Posso avere il desiderio di sospirare solo perché abbiamo i gusti uguali in fatto di colazione? No, certo che no. Mi trattengo e inizio a scaldare tutto.
La mano mi trema mentre prendo le tazze, il vassoio, zucchero e posate, rischio di rompere tutto. Non posso credere che sia qui! È quello che continuo a dirmi. Batto il piede destro a ritmo sul pavimento.
«Sei andato in giro presto?» non so che dire, ma prima che la tensione si impossessi di me, inizio una conversazione celata dal divisore della cucina. Premo i palmi freddi sulle guance per rinfrescarmi un po', non riesco a non arrossire quando mi è accanto.
«In realtà non come al solito. Vado a correre molto presto, prima del lavoro di solito e anche la domenica per abitudine faccio così, ma ieri abbiamo fatto tardi...» La sua faccia spunta da sopra la penisola e addio sicurezza. Abbasso le mani a stringere le tazze e gli sorrido prima di continuare a parlare.
«Ottima abitudine, io la domenica poltrisco a letto.» Mi sembra impensabile che io possa anche solo desiderare di correre pur di stare con lui. I capelli castani perfettamente pettinati sono una tentazione da accarezzare come il viso perfettamente sbarbato che sto iniziando a conoscere.
«Già, è stato Sergio a farmi prendere questa abitudine. Lui è molto bravo come coach. Comunque, lungo la strada ho sentito questo profumino e non ho resistito, sono rientrato a fare la doccia e poi sono ritornato a prendere la colazione e ho pensato a te.» I suoi occhi si legano ai miei e io non vedo niente altro, non sento niente altro se non il mio cuore che fa capriole.
«Grazie, mi ero proprio alzata per mangiare.» Riesco a dissimulare davvero bene, afferro il vassoio con le tazze e porto tutto sul tavolino basso dove abbiamo consumato la cena di ieri.
Lui si siede al suo, potrei dire, solito posto e io nel mio. Siamo vicini come ieri, ma oggi non c'è nessuno qui con noi.
«Sono felice di aver bussato allora.» Prendo il sacchetto bianco e ne tiro fuori il contenuto che gli porgo. «Scegli tu per prima.» Mi piace la sua gentilezza e allora invogliata dai suoi occhi fieri per aver indovinato i miei gusti, prendo il cornetto ai cereali e miele che sembra buonissimo. Enrico ne prende uno alla crema e inizia a mangiare e io subito lo seguo.
«Puoi togliere la giacca sai.» Inclino la testa mentre glielo dico e la sua faccia sorpresa mi fa sorridere. Appoggio i gomiti sul tavolo e addento nuovamente la sfoglia mentre lui si alza a spogliarsi. Soddisfatta ammiro le sue spalle strette nel maglione.
«Hai ragione, è l'abitudine. Per lavoro devo essere sempre impeccabile e mi scordo quando posso rilassarmi.» Si risiede e riprende a mangiare e a tentarmi con quel sexy sorriso.
«Si ti capisco, anche io spesso mi dimentico di lasciarmi andare.» A quelle parole i suoi occhi brillano come quelli di un predatore e io mi nascondo nella tazza di caffellatte per l'infelice scelta di parole. «Intendevo commentare che non riesco a rilassarmi.» Forse la precisazione potevo evitarla.
«È un bene lasciarsi andare qualche volta. Mi rammarica la mia passione per la legge qualche volta, perché il mio hobby coincide con il mio lavoro ed è difficile staccare.» Annuisco.
«Capita anche a me quando tengo a una pratica.» Mi lecco le labbra catturando la sua attenzione.
«Non mi hai detto che lavoro fai.» I suoi occhi seguono la mia lingua colorandosi di un caldo verde bosco.
«Lavoro in banca.» La mia voce si abbassa e con la mano mi massaggio il collo non staccando il contatto con le sue iridi.
«Sei molto bella sai Emma.» Sgrano gli occhi incredula di quel complimento. «E il modo con cui reagisci alle mie parole ti fa sembrare ancora più bella.» La sua mano prende la mia e quel calore mi fa rabbrividire nonostante il pail.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...