Sergio
«Credo di essere stato in questa stanza l'ultima volta quando avevo sei anni.» Mi guardo in giro e nonostante Emma non viva più qua da molto tempo qualche ricordo d'infanzia e rimasto come i libri che le vedevo sempre in mano o i CD dei film che guardavamo.
Facevo scegliere sempre lei, a me importava di poter vivere quel momento insieme. La giornata era solo il preludio al momento in cui le nostre braccia si sarebbero sfiorate e al magone che mi stringeva la gola, oltre alla lotta tra il desiderio che avevo di baciarla e la giovane età che mi riempiva di tenerezza.
«Io, forse, non sono mai stata nella tua.» Le accarezzo i capelli e la fronte. Il suo capo sul mio petto, le gambe intrecciate e il leggero lenzuolo che ci copre appena. Credo di avere i piedi fuori dal materasso ma comunque non sono mai stato così comodo. Quando ieri sera i suoi e mia madre hanno iniziato a parlare di questa casa, ho sentito subito il desiderio di portarla qua, come a voler chiudere il cerchio di tutti gli anni che ci anno separato. E ora che le sue labbra sfiorano la mia pelle e il suo fiato mi fa il solletico mi sembra che è sempre stata mia.
«Che ore saranno?» Il tempo sembra essersi fermato.
«Non lo so.» Stringe l'abbraccio in cui mi ha stretto.
«Credo che sia ora di andare, altrimenti tua madre verrà a riprenderci con la forza.» Il suo sbuffare mi fa sorridere. Le bacio il capo. «Forza.»
«Ma sto così bene.» Si lamenta come una bambina. «Riusciremo a non avere qualcuno che ci disturba: mia madre, Luca.» Si tira su, mostrandomi le sue curve voluttuose.
La linea della spalla, i seni generosi, il ventre piatto e la curva del fianco, continua a scendere il mio sguardo e a seccare la mia gola.
«Ti conviene guardare i miei occhi se vuoi davvero andare via.» Di scatto sollevo lo sguardo. I suoi occhi furbi si avvicinano dall'alto, le punte dei nostri nasi si sfiorano e le sue labbra si dischiudono. «A te la scelta.»
Ora, come avrei mai potuto resistere. Neanche l'idea della ramanzina, che poi abbiamo ricevuto, poteva impedirmi di afferrare quel fianco e riassaporare i suoi seni.
Iniziare, finire, riniziare e rifinire è stato così necessario, come se ne valesse delle nostre vite. Luca avrebbe capito. Sua madre un po' meno. Mi guardava maliziosa ma, alla fine, nel mio piatto mi sono ritrovato una misera porzione dei suoi inimitabili anelletti a forno.
Per evitare altre punizioni lascio che questo lunedì mattina Emma esca con sua madre. Chiamo i ragazzi al box e nonostante oggi sia la vigilia di Natale molte persone si stanno allenando.
Per passare il tempo indosso la tuta e vado a mare a fare una corsa. Non credo si possa paragonare ad altro il poter respirare il profumo di salsedine mentre si fa sport. Sento il mio corpo rigenerarsi e ignoro il telefono che inizia a suonare nella mia tasca.
Concludo la mia corsa dopo almeno un'ora e solo a quel punto prendo il cellulare. Il nome nella rubrica mi fa battere il cuore. Digito subito la richiamata, anche se ho ancora il fiato accelerato. E da quando siamo partiti che aspetto questo momento.
«Sergio Ferro? Sono Andrea Galli della casa editrice. Mi hanno dato il suo contatto venerdì scorso. Scusi se la disturbo per la vigilia.» Porto la mano libera ai capelli.
«No, non mi disturba affatto.» Continuo a muovermi per smaltire la tensione. Ascolto il mio interlocutore parlare, spiegare e infine propormi un incontro per definire un accordo. Il libro di Emma li ha colpiti a tal punto che non hanno voluto perdere tempo.
Lo ringrazio con la promessa che ci saremmo risentiti dopo le vacanze. E non appena chiudo digito velocemente sullo schermo in cerca dell'e-mail è questione di qualche minuto e posso finalmente leggere ciò che mi ha detto a voce.
Un'idea su come confezionare il suo regalo mi fa correre verso la tipografia di Fabio un mio amico e quando posso finalmente posare sotto l'albero di casa dei suoi il mio piccolo pacchetto rosso sono talmente emozionato, spero davvero di farla felice.
«Ehi Sergio, mi aiuti con queste sedie.» Suo padre mi riporta alla realtà in poco tempo la casa si riempie di persone, parenti e amici che non vedo da tempo.
Ovviamente, quasi tutti rimangono sorpresi di sapere di me e Emma e si congratulano felici in fondo le nostre famiglie sono amici da così tanto tempo da sembrare ormai tutti un'unica famiglia.
L'aroma dei cibi natalizi riempie la casa, come il chiacchierare che è quasi assordante. Confusione, solo in questo modo si possono descrivere le feste al sud.
Mi lascio abbracciare dalle mie infinite zie e anche dalle sue. Rispondo alle domande come forse non ho mai fatto in vita mia e passo dopo passo cerco di avvicinarmi a Emma che sta subendo le mie stesse torture.
Quando finalmente posso stringere la sua mano aspetto solo che zia Tea concluda il suo discorso e me la porto via con una scusa.
Quando siamo soli nel corridoio entrambi ridiamo mentre le sue braccia si avvolgono al mio collo e le mie mani si posano sui suoi fianchi.
«Non ti ho ancora detto che con questo vestito sei da togliere il fiato.» Un tubino di velluto rosso le stringe il corpo fino alle ginocchia, uno scollo a cuore si perde fra i suoi seni che ora si arrossano sotto il mio sguardo e delle morbide maniche dello stesso tessuto le coprono le braccia fino ai polsi.
«Anche tu sei bellissimo.» Soddisfatto poso le mie labbra sulle sue. Ho scelto bene quando ho comprato questa giacca di velluto blu, credo di non essere mai stato così elefante a un Natale. «Soprattutto sexy.» Il suo dito si insinua dentro gli ultimi bottoni lasciati aperti della camicia. Avessi indossato anche la cravatta avrebbero chiamato l'ambulanza, non sono mai stato tipo da queste cose.
Il suo polpastrello che gioca con i peli del mio petto è davvero una cosa eccitante. La carenza di attenzioni di tutta la giornata me la fa già desiderare senza mutandine sopra il tavolo della casa che ci ospita, ma anche la sua vecchia camera potrebbe essere comoda. Una leggera pressione per convincerla ad andare e lei mi sfugge allontanandosi.
«Non ci provare.» Alza l'indice intimidatoria.
«Ho bisogno di coccole. Sono stato solo tutto il giorno.» Mi rifaccio sotto riprendendole i fianchi che avvicino ai miei. Le sue labbra si schiudono e io sono certo di volere quello come regalo, ora e per tutta la notte.
Il suo capo si avvicina al mio orecchio, il rumore sexy del suo sospiro mi fa chiudere gli occhi. «Ti riempirò di coccole.» La sua lingua mi sfiora facendomi fremere. «Ma tra circa cinque ore e a casa.» Mi bacia il collo e fugge via, per non bagnarsi con la doccia gelata che mi ha appena buttato addosso.
La vedo tornare in salone dopo avermi fatto una linguaccia dispettosa. Sospiro e aspetto che mi sia passata guardandomi allo specchio del corridoio, non posso tornare così "teso" dagli altri.
«Sergio.» Erano mesi che non mi chiamava. Guardo i miei occhi diventare seri e infine mi giro verso di lui. «Possiamo parlare?» Credo di aver desiderato questo momento così tante volte che ora non riesco a provare altro che risentimento.
«Sì, ti ascolto.» Infilo le mani in tasca e lo seguo verso lo studio poco più avanti.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...