Alzo gli occhi verso la spiaggia e non posso fare altro che restare a guardare lo splendido spettacolo che ho davanti. È il mese di marzo, il sole brilla nel cielo e una splendida giornata primaverile ci riscalda invitandoci a stare fuori.
Mi sgranchisco le braccia mentre seduta al tavolo in veranda osservo quella splendida distesa blu e lo splendido uomo in costume verde che mi saluta uscendo dall'acqua.
Le goccioline scivolano sul suo corpo perdendosi fra i muscoli del suo petto e io invidiosa mi mordo il labbro da lontano.
Niente è andato come doveva andare in questi due anni.
Torno a guardare il computer davanti a me e infine a battere sui tasti velocemente.
«Buongiorno. Ti disturbo?» Alzo nuovamente gli occhi verso Sergio che ora è a pochi metri da me. Afferra l'asciugamano che tengo sulla sdraio e si asciuga con vigore.
«Certo che no.» Gli sorrido. «Vuoi un thè freddo, l'ho preparato questa mattina.»
«No, grazie. Ti ho vista e volevo salutarti prima di andare.» Riposa il telo e alza gli occhi al cielo. «È proprio una bella giornata.» Lo accarezzo ancora con lo sguardo e poi mi alzo dal mio posto. Chiudo lo schermo del PC ed entro in cucina per versarmi quel bicchiere che avevo offerto a lui.
Il freddo del ghiaccio mi fa rabbrividire. Come anche la sua voce. «Ora devo andare a fare la doccia.» È così roca e invitante.
«Okay.» Imbarazzata alzo gli occhi verso di lui che resta a guardarmi dalla porta. «Che c'è?» Continua a fissarmi.
«Sei strana.» Mi sistemo i capelli dietro l'orecchio. È vero. Ha ragione, ma è tutto assurdo.
«No, non credo.» Scuoto la testa vanificando tutto, perché i capelli tornano sul mio viso.
«Correggo. Molto strana.» Le sue mani prendono la mia vita e le dita mi stringono avvicinandomi a lui. «Perchè mi guardi così?»
«Così come? Non credo. E poi dai, che mi bagni tutta!» Cerco di allontanarmi. Non posso non rabbrividire al suo contatto e non è per il ghiaccio né perché lui sia ancora fradicio. «Non dovevi andare?» Mi giro a posare il bicchiere sul ripiano e mi allontano.
Sergio si arresta con le mani sui fianchi. Ha i piedi scalzi e gli occhi puntati sul mio volto. «Vuoi che vada?» Testarda guardo il pavimento e i nostri piedi non molto distanti.
Il rovere del parquet solitamente dorato è ormai marrone scuro. Come anche i capelli che incorniciano il mio viso celandomi dà lui. Mi sento strana oggi. È una di quelle giornate dove anziché fare quello che desideri finisci con il litigare.
Sergio sospira e sono certa stia passando la mano destra nel suo ciuffo. «Come vuoi, vado.» Il rumore dei suoi passi nel parqueti feriscono. Odio le paturnie femminili.
Quando lui è ormai fuori dalla stanza alzo il viso verso la vetrata. Lo vedo afferrare la t-shirt nera che aveva poggiato sulla balaustra e scendere i gradini con in mano le scarpe da ginnastica e non posso che portare la mano al petto dove sento un dolore forte.
Non so cosa mi prenda, ho sempre affrontato tutto ma stavolta ho paura. Troppa paura. Perché la mia vita sta per cambiare ancora e io non vorrei.
Sergio non arresta il suo passo. Ignaro del desiderio che provo di vederlo tornare indietro ad abbracciarmi lancia solo uno sguardo alle sue spalle e scuote la testa, come se fosse troppo difficile. Come se io fossi troppo complicata.
Mi mordo il labbro per trattenere le lacrime. Sono giorni ormai che lo respingo invece di parlare. Chiudo gli occhi perché le lacrime mi annebbiano la vista e ne sono infastidita.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...