Capitolo 36

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Emma

Il campanello suona infastidendo il mio sonno. Muovo la guancia su quello che dovrebbe essere il mio cuscino, ma è troppo duro e caldo e poi ha un odore intenso di pino e di spezie, per essere davvero il mio guanciale che, solitamente, sa di bucato.

Mi costringo ad aprire le palpebre e una maglia blu è proprio davanti ai miei occhi sotto il palmo aperto della mia mano. Sento la forma del suo pettorale proprio sotto le mie dita e wow. Sbatto le ciglia per cercare di abituarmi alla luce mentre qualche borbottio alle mie spalle mi fa tornare in mente la notte appena trascorsa. A lamentarsi è Luca e invece il braccio che protettivo mi tiene stretto al busto sodo è quello di Sergio. Cavolo. Tiro via la mano e inclino leggermente la testa indietro.
Quando finalmente riesco a mettere a fuoco la situazione è il suo collo quello che vedo e poi la leggera barba che colora la sua pelle chiara di un leggero strato di nero.

È così comodo quel giaciglio che non vorrei affatto svegliarmi ma il campanello suona ancora e allora non posso più temporeggiare. Faccio pressione con la mano sul bracciolo della poltrona per tirarmi su. Ero ancora coricata sopra di lui e quindi è inevitabile per me percepire quel contatto scottante su ogni punto del mio corpo.

Quando ieri notte la sua mano mi aveva portata sopra di lui sembrava tutto più innocente ma ora, con la luce del sole, è solo compromettente. Porto indietro i capelli arruffati e quando guardo verso il basso vedo i suoi occhi neri impastati di sonno guardarmi pensierosi.

«Ciao.» Mormoro piano.

«Buongiorno.» Si porta le mani agli occhi e struscia le dita su di loro nel tentativo di scacciare definitivamente il sonno. «Hanno suonato alla porta?» allunga il collo verso il corridoio ma non può vedere nulla da dove siamo ora.

«Sì, devo andare ad aprire.» Le sue braccia sono tornate verso la poltrona e una mano si è posata pigramente sul mio fianco. Solo una leggera pressione, ma sufficiente a farmi surriscaldare.

«Già, devi.» Ancora un bisbiglio e ancora un brivido lungo la schiena.

«Forza Emma, muovi quel culo. Non sopporto quel suono fastidioso.» La voce infastidita di Luca fa ridere Sergio e costringe me ad alzarmi.

Le gambe mi tremano leggermente e non è certo per il fatto di essermi alzata velocemente. Scombussolata tiro in basso l'orlo della felpa, passo la manovra i capelli e, inevitabilmente, sbircio verso il mio ex che sembra perfettamente a suo agio.

Incespico sui miei stessi passi quando sono ormai davanti alla porta. Guardo dallo spioncino ed è un affascinante Enrico che vedo dal piccolo foro. Imbarazzata conto fino a dieci e dopo aver preso un grande respiro giro finalmente la maniglia.

«Ciao.» Pronuncio inclinando la testa mentre stringo nervosa il legno della porta. Non posso credere di averlo baciato ieri sera. In realtà non riesco a credere a tutto ciò che è accaduto stanotte.

«Ciao.» Un dolce sorriso distende i suoi lineamenti. Si avvicina e depone un leggero bacio sulla mia guancia destra proprio all'angolo delle mie labbra. Vorrei portare le dita a coprire quel punto e invece parlo per impedirmi di andare nel panico.

«Accomodati.» Allargo il braccio e lui mi mostra il sacchetto di cartone.

«Ho preso la colazione per tutti perché ho come l'impressione che avete fatto un pigiama party stanotte.» Leggo l'ironia nelle sue parole e sorrido camminandogli dietro.

«Beh, hai ragione.» Pronuncio proprio quando le persone stese nel mio salotto gli si palesano davanti.

«Anche Sergio vedo.» Alza il sopracciglio e mi guarda come dispiaciuto di non essere stato invitato.

«Ciao Enrì.» Il suo amico si tira su dalla poltrona e sbadiglia platealmente prima di avviarsi in bagno come se niente fosse.

Rigida porto le mani dietro la schiena e gli sorrido quando si volta nuovamente verso di me. I suoi occhi sono attenti e io mi sento così a disagio tutta arruffata mentre lui è come sempre perfetto. I jeans chiari fasciano le sue lunghe gambe e il maglione marrone con sotto una camicia celeste urlano: sono l'uomo dei tuoi sogni!

Batto le ciglia imbambolata e lui soddisfatto scende nuovamente su di me ma, questa volta, le sue labbra si posano sulle mie. Una pressione lieve, decisa e non posso non notare il suo desiderio di andare oltre. Il mormorio che accompagna la sua stretta sul mio fianco mi fa fare subito un passo indietro.

«Credo che qualcuna avrebbe dovuto raccontarmi qualcosa ieri sera.» Luca ci guarda interessato, come se fossimo la sua serie preferita. Le sue ciglia irrispettose fanno su e giù eloquentemente e io sento il mio viso andare in fiamme quando lo copro con i miei palmi sudaticci.

«Sì, si sono avvicinati. Ma credo siano ancora alla prima base.» Tolgo subito le mani dalla mia faccia per fulminare il secondo essere fastidioso sulla terra, a quanto pare.

«Sergio!» mi lamento mentre lui se la ride.

«Forza, venite a tavola. Ho portato la colazione.» Ringrazio Enrico per la sua calma con un altro sorriso e mi avvio in cucina per preparare il caffè e anche il latte.

Sergio inizia a fare la spola da dove sono io al tavolo per tutto ciò che serve per apparecchiare, sembra vivere quasi con me e dalle sopracciglia corrucciata di Enrico non posso non pensare a quello che può sembrare ai suoi occhi la familiarità che il suo amico ha con la mia casa. Prima che possa chiedermi qualcosa sparisco dentro il frigo.

«Forza Rosi! Dai dormigliona ci sono i cornetti, tirati su.» Rosi ai stiracchia sulla pancia di Luca.

«Che dolce profumino.» Annusa l'aria con ancora gli occhi chiusi.

«Ti dico io di muoverti.» La fa rimbalzare sul suo stomaco. «Devo andare al bagno.» Si lamente il mio amico che appena viene accontentato fugge via in corridoio.

«Allora, com'è andata ieri?» Enrico approfitta dell'assenza del nostro amico per chiedere.

«Male ma bene.» Rosi non è molto chiara e Enrico si volta verso Sergio per avere chiarimenti.

«Deve prendere delle decisioni importanti.» Sicuramente è più facile capire dalle parole del mio ex e infatti Enrico annuisce ma non approfondisce.

Quando il caffè è pronto per tutti, come anche il latte, porto tutto in tavola con il vassoio per poi sedermi vicino a Enrico.

Sergio mi è davanti e nonostante faccia di tutto per sembrare tranquillo, io non posso credere che in lui non sia rimasto niente della notte appena passata. Della nostra chiacchierata. Del nostro abbraccio. Dell'avere dormito così vicini.

Vorrei urlare per il caos che sento dentro. Sto tormentando me stessa con questi pensieri ed è assurdo visto che provo a convincermi che non è significato niente, che non c'è niente di diverso rispetto al modo in cui hanno dormito Luca e Rosi.

Bevo un sorso di latte poco convinta perché la verità è: che non è affatto la stessa cosa.

Mentre gli altri parlano di cosa fare questa domenica, io mi ritrovo a desiderare il suo sguardo su di me. Come una scema sto lì e lo vorrei solo una volta... così da provare quella sensazione al petto che il suo sguardo su di me mi provoca.

Resto in attesa, con la tazza a coprirmi la bocca e gli occhi in cerca di quelle iridi nere che stanotte mi sembravano le più luminose al mondo. Sergio! Lo vorrei chiamare.

«Emma!» E invece a chiamare me è Enrico. Mi volto subito dalla sua parte camuffando il senso di dispiacere che provo. «Tutto bene?» La sua mano cerca la mia e io non posso che darmi della stupida.

Cosa cavolo vai cercando Emma! Sono solo fantasie mentre, la mano che stringe la tua, è realtà.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora