Capitolo 52

971 39 26
                                    

Sergio

Non riesco a sopportare le parole che pronuncia. Il suo tono inizia debole e mi illudo che mi abbia creduto, ne sono soddisfatto e mi rifiuto di ascoltare il fastidio che sento dentro, ma man mano che il suo monologo continua diventa impossibile per me non sentire il dolore che mi stringe il cuore. Non voglio sentire altro.

«Ti prego Emma, smettila.» Vorrei andare via. Vorrei essere diverso. Non mi resta che supplicarla di fare silenzio. «Ti prego, basta.» Sento i nostri respiri farsi pesanti. Il suo profumo di gelsomino mi riempie i polmoni e più vorrei non sentirlo e piu amabile si insinua nel mio ossigeno fino a giungere in ogni fibra.

Serro gli occhi, non riesco a guardarla, mi sento esplodere e so che non resisterei, non so se riuscirei a tener fede a ciò che mi sono ripromesso e poi non posso toccarla, lei sta con Enrico. Come cazzo ho potuto permettere che accadesse. Stringo le dita a pugno.

«Dimmi la verita Sergio.» Irresistibile la sua voce mi invita a rinunciare al buio in cui mi tenevo nascosto. Sul suo viso pallido è evidente quanto le mie parole l'abbiano ferita e quanto determinata ora sia a ottenere una risposta.

I capelli le incorniciano il volto, gli occhi nocciola sono lucidi quasi liquidi e le labbra che trovo strette fra loro sotto il mio sguardo si aprono attirando tutta la mia attenzione. Ne disegno il contorno, ne osservo ogni sfumatura e ne percepisco quasi la morbidezza. Il ricordo dei nostri baci è troppo lontano per rimembrarlo ma la tentazione è qui vicina a me che è impossibile non agognarne il contatto.

Tutto sparisce, fuori da questa stanza non esiste più niente e dentro c'è solo un'anima che lotta contro il desiderio di attrarre in tentazione, perché il mio ammaliatore interiore brama di soggiogarla e possederla senza pensare al domani, senza ragione, solo calde, intense, sfibbranti emozioni.

I miei pensieri tornano al primo giorno, nitido mi appare il momento in cui l'ho rivista dopo tanto tempo.

Aspettavo nervoso che la porta si aprisse, incredulo di essere davvero li davanti, in attesa proprio di lei. Nella speranza di calmarmi cercavo di fare lunghi respiri mentre mi guardavo intorno in quello che, presto, sarebbe diventato il mio quartiere.
Ancora un'occhiata al suo nome scritto sul citofono prima di decidere di premere il campanello una volta per tutte. La vicina di casa attirava la mia attenzione, inseguendo un cagnolino lungo il viale. La sua voce stridula lo richiamava a gran voce ma quello sembrava neanche sentirla, troppo impegnato a inseguire a sua volta un gatto bianco che con un balzo mi passava alle spalle prima di sparire dietro una siepe.

Non riuscii a trattenere un sorriso che mi aiutò a camuffare la paura che il rumore della serratura che scattava mi stava provocando.

Non so bene il perché mi sentissi tanto in ansia, in fondo era passato molto tempo e avevo del tutto dimenticato cosa avesse significato quell'estate, però ero agitato fin da quando i suoi genitori decisero di darmi una mano permettendomi di vivere gratis da loro.

Avevo investito tutti i miei soldi, e non solo, nella mia palestra e quell'aiuto mi ha permesso di fare le mie scelte con maggiore tranquillità, ma a che prezzo. La porta si aprì e la ragazza che volevo trattare come una sorella mi appare bellissima e vera. Nulla è cambiato in lei, ne sono certo, è sempre la persona ammaliatrice che era un tempo, senza neanche rendersene conto.

Non posso non notare il suo stesso stupore e mi sorprendo giorno dopo giorno il come mi venga facile leggerle dentro.

Vorrei gemere per il dolore quando insisto sulle mie menzogne. «Devi accettare la verità che ti ho detto. Non sono interessato Emma. Ho degli obiettivi e tu non sei fra quelli e non me fotte un cazzo di quello che fai o farai con il tuo ragazzo.» Finisco la frase con difficoltà, sento la parte di me che si ribella a questa mia folle scelta stringermi la gola per impedirmi di parlare. Mi porto una mano proprio nel punto in cui maggiormente sento stritolare e quasi mi stupisco che non ci sia niente a impedirmi di respirare.

Il suo viso mi stupisce quando alla fine delle mie parole viene illuminato da un sorriso. Scruto in fondo a quelle iridi, che mi appaiono come due cerchi dorati, perché vorrei capire a cosa è dovuta la sua ilarità. Che mi abbia preso in giro? Alzo il busto e con una mano tiro indietro il mio ciuffo.

«Non ce la fai proprio eh?» Corrugo le sopracciglia, per la prima volta non la capisco davvero. «Okay.» Si appoggia alla spalliera e incrocia prima le braccia e poi le gambe fra loro. Guarda dritto davanti a se in attesa non so di cosa. Mi giro completamente dal suo lato e cerco di capire cosa mi voglia dire e nel farlo non posso non notare quanto sia bella.

La linea del viso, gli occhi lucenti, le labbra dischiuse, il collo sinuoso che scompare nella maglia mostrandomi appena la clavicola e, infine, il suo seno costretto in quella stoffa sottile. Mi schiarisco la gola che sento graffiare sempre più secca.

«Non accendi?» Mi guarda appena prima di indicarmi la tv davanti a noi.

«Ma hai capito cosa ti ho detto?» Non è da lei questa reazione.

«Sì, sei stato molto esaustivo.» Mi liquida guardandomi appena.

«Non dovresti andare via?» È quello che mi aspetto che faccia anche se il suo corpo sembra dirmi l'esatto contrario: sembra rilassato.

«Sì, hai ragione dovrei.» Alla fine è lei che allunga il braccio su di me fino ad afferrare il telecomando sul tavolino alla mia sinistra. Il suo busto sfiora appena il mio facendomi rabbrividire. Sento risvegliare ogni molecola del mio corpo che stuzzicata ora ne esige il contatto. Chiudo ancora gli occhi e questa volta sono io a sorridere per questa situazione.

«Sono felice che ti diverta.» Ha il coraggio di dirmi, cambiando canale fino a fermarsi su un telefilm poliziesco.

«Tu dici?» Sono tutt'altro che divertito, sono incredulo che tra i due sono io quello sconvolto.

Restiamo in silenzio a guardare quelle scene che si susseguono davanti a noi. Non so lei ma io non ho neanche idea di cosa stiano facendo, sono troppo concentrato nel tenere il mio corpo sotto controllo.

Più lei mi ignora, più io ho il desiderio di stringerla. Più desidero abbracciarla più brucia la voglia di assaporarla. Più vorrei baciarla più ingordo vorrei possederla.

Queste sono le vere scene che mi girano in testa e che mi obbligano a tenere le mani ben strette alle mie cosce, per non parlare del tentativo, impossibile, di non respirare per non lasciarmi tentare dall'odore della sua pelle. Quando da lento il suono del suo respiro cresce di intensità sono al limite dall'alzarmi e andare via da casa mia.

Sento i muscoli farmi male dalla tensione che mi circola in corpo. Solo ora capisco in pieno, cosa volesse raccontarci Omero nell'Odissea, quando parlava del canto ammaliatrice delle sirene. Io lo sento, lo percepisco e lo bramo.

Sono talmente concentrato nel tentativo di fingermi indifferente che neanche mi accorgo del momento in cui è lei a prendere in mano la situazione, se non troppo tardi, quando lei ha fatto già la sua mossa.

Lesta come un felino spinge sui palmi che premono sulle mie spalle e leggiadra scivola sul mio corpo fino a sedersi sopra di me.

A quel contatto non trattengo un suono roco né le mie braccia che si allargano arrese. Sono indifeso mentre la osservo dal basso e lei si china su di me fino a posare la sua fronte sulla mia. I nostri fiati si mescolano mentre è vicina come non lo è mai stata, non in questa vita.

Tentatrice la sua lingua lambisce le sue labbra prima che queste si aprano ulteriormente al movimento naturale di cercare una posizione più comoda, peccato che lo stia facendo su di me.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora