Capitolo 7

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Emma

Il battito rallenta fino quasi a scomparire per poi iniziare la sua corsa a quel tono piacevole e rassicurante.

«Ciao. Tu devi essere Emma. Io sono Enrico.» Batto gli occhi incredula che il frutto dei miei sogni sia qui, davanti a me, in carne e ossa. Prima di rispondergli guardo alla sua destra e alla sua sinistra e sono davvero nel mio quartiere. La signora Lucia alza la mano verso di me mentre Birba la tira come suo solito lungo il vialetto verso il cancelletto di ferro. Il signor Enzo annaffia le sue piante, nonostante la pioggia di ieri, con il suo solito cipiglio contrariato. Tutto normale, niente di insolito e allora è davvero qui, davanti a me, il ragazzo più bello che abbia mai visto.

Cerca con un sorriso di celare l'imbarazzo per l'attesa della mia risposta che tarda ad arrivare. E allo stesso tempo sembra piacevolmente sorpreso della mia scoperta. I suoi occhi verdi mi studiano curiosi. Lo vedo dondolare sulle gambe muscolose avvolte da un jeans taglio pantalone e quando allunga la mano per stringere la mia, la giacca sportiva stringe sulle spalle che fatica a contenere.

Mi sento minuscola per la seconda volta oggi, con Sergio ho avuto la stessa sensazione. Anzi, ora che ci faccio caso, sono così simili i due. Fisicamente sono due montagne di muscoli. Spero che la mia mano non sia sudaticcia come credo e la lascio scivolare in quella affusolata di lui. È una mano curata elegante l'esatto opposto di quella più nodosa del suo migliore amico.

«Sì, piacere. Vuoi accomodarti?» la mia voce è così stridula che sembro una gallina a cui stanno tirando il collo. Resto nel calore della sua presa che non si decide a lasciarmi. Un attimo apprezzato da entrambi. Un seplice gesto che accende i sensi. Il suo sorriso e ancora la, a incurvare le sue labbra e a far splendere le sue iridi verdi. Catturata dal suo fascino batto le ciglia più volte nella speranza di liberarmi da quel legame che mi attrae verso di lui.

Una lieve ruga di espressione appare fra le sue sopracciglia, sembra stupito da questa situazione almeno quanto me. Le sue labbra si aprono e sono certa stia per accettare e sono già pronta a farlo passare.

«No, lascia stare. Vedo il camion del trasloco.» Sergio si materializza alle mie spalle, la sua voce scivola su di me accentuando la sensazione di iperventilazione che ho avuto accogliendo Enrico alla porta. Con un gesto brusco rinuncio a quelle sensazioni portando la mano, che ancora stringeva la sua, al mio collo. Mi sento come se fossi stata scoperta dalla mamma con le mani nella nutella.

Abbasso gli occhi per placare l'imbarazzo e quando li rialzo mi sembra di scorgere un'espressione infastidita sul viso del mio sogno vivente. Sta fissando l'amico e io vorrei voltarmi a guardare ciò che accentua quella sua ruga proprio sopra il naso ma non ci riesco.

Sento lo sguardo di Sergio su di me. Non so spiegarmi come sia così forte la sensazione che sento sulla schiena come un'onda che scende dalle spalle alla vita per poi risalire. Stringo i palmi sui jeans.

«Penso sia il caso di vedere la casa.» Il tono forzatamente rilassato scompiglia i miei capelli. Mi sento così strana mentre nonostante quelle sensazioni non mi giro verso Sergio ma continuo a fissare Enrico riportando la mia attenzione su di lui.

«Ce... certo andiamo pure.» La fronte si distende e un nuovo sorrido nasce sulle sue labbra sottili non appena torna a guardare me.

Sento il rossore colorare le mie guance e mi mordo il labbro in cerca di un aiuto ed è lì che si posano i suoi occhi..

Un sospiro alle mie spalle non riesce a interrompere quel momento ma lo rende meno intenso. Il profumo speziato si insinua nel mio respiro sostituendo quello alla moda che ho appena imparato a conoscere.

Ferma fra i due uomini vengo salvata da Luca e Rosi che ci raggiungono. Enrico distoglie l'attenzione dalla povera me che continuava a osservarlo come una drupi.

«Ragazzi, noi dovremmo andare. Ah tu devi essere Enrico.» Luca si avvicina per ammirare il nuovo arrivato e non nasconde nel sorriso sghembo che mi rivolge di apprezzare i miei nuovi amici. «Peccato, questo impegno.» Ci sta provando... davvero?

Enrico e Sergio sembrano non notare il suo approccio mellifluo e io mi domando dove sia finito il suo istinto gay. Mi ha riempito il cervello di questa sensazione alla nuca che lo avverte di avere davanti un uomo consenziente per evitare incomprensioni, cosa che io ho sempre paragonato al sesto senso di spider man e ora ci prova prima con uno e poi con l'altro ragazzo davanti a noi che, mi spiace per lui, sono senza alcun dubbio etero.

«Andare? Perché?» Lascio stare, visto che non sono interessata e mi concentro sulle sue parole e quasi piagnucolo attirando gli sguardi di tutti, tranne che di Rosi che nonostante sia almeno dieci centimetri più alta di me ha il collo alzato per guardare i ragazzi che parlano di nuovo.

«Sì, abbiamo il progetto del ristorante in centro da definire ma ci vediamo stasera.» Purtroppo non è una scusa ma una verità e io vorrei correre con loro via da questo posto che è un concentrato di testosterone, sensazione che non provavo da tempo. «Per voi va bene una pizza, qui, stasera? Potremmo festeggiare la vostra nuova casa?» Non posso credere li abbia invitati. Non posso credere che li abbia invitati a casa mia non cogliendo la mia necessità di nascondermi da loro. E, infine, non posso credere allo sguardo carezzevole di Enrico che mi sfiora da capo a piedi facendomi rabbrividire. Lo fa mentre valuta la proposta di Luca di fissare, ancora, la sottoscritta. Fortuna che siamo fuori, altrimenti sarei già morta per poco ossigeno al cervello. Vorrei soffiarmi le guance con una mano, fa decisamente caldo, mi trattengo dal fare quel gesto assurdo visto che gli occhi di lui non mi lasciano un attimo.

«Con molto piacere.» Cerco di ricompormi e per farlo sono costretta a girarmi, non riesco più a resistere dal fare stupidate con quegli occhi su di me. Dall'altra parte non trovo la salvezza ma cioccolato nero che si mischia con il mio caldo nocciola: gli occhi di Sergio che finiscono nei miei. Nessun calore in quelle iridi nere, che subito si spostano verso il suo amico. Studio la linea della sua mascella e mi sembra rigida, non vuole restare è palese e non capisco perché, ma poi vengo sorpresa dal suo acconsentire.

«Okay, anche per me.» Leggo qualcosa in quello scambio silenzioso fra i due ma non c'è dato sapere a noi poveri mortali, solo gli dei possono capirsi. Sospiro e la bocca di Sergio si apre in un sorriso prima di riportare la mano al solito ciuffo che lo infastidisce.

«Bene, a dopo allora.» Luca scende i due gradini soddisfatto. Fa un cenno a Rosi che si affretta a raggiungerlo. Il suo vestito verde mi passa sotto il naso troppo velocemente, vorrei ancora trattenerla quando invece mi costringo a salutarla.

«È stato un piacere ragazzi. Emma ti chiamo dopo.» La guardo andare alzando una mano come unico saluto e non mi sfugge l'occhiata di Sergio che guarda la mia amica con attenzione. Enrico si è spostato al mio fianco e io non posso credere che questi due saranno i miei nuovi vicini.

Il clacson di un camion ci ridesta tutti.

«Signori, dove dobbiamo scaricare?» l'autista si affaccia al finestrino. L'odore della sigaretta che stringe all'angolo sinistro della bocca giunge fino a noi.

L'attenzione si sposta su di me. «Seguitemi!» A passo svelto mi avvio per le scale dietro Enrico, in coda Sergio e infine la ditta dei traslochi.

Apro la porta con mano malferma, non mi sono ancora ripresa. «Ragazzi, questa è la vostra nuova casa.» L'odore dei detersivi usati ieri ci investe facendomi ricordare il dolore al fondoschiena.

I due uomini si guardano intorno nell'ampio soggiorno su cui entra una splendida luce dalle portefinestre con le tende tirate. Li osservo scrutare in giro e poi li conduco nelle varie stanze. Il tour dura poco: due camere da letto, due bagni, cucina e il soggiorno in cui siamo tornati.

I loro visi sembrano soddisfatti e io sono decisamente nei pasticci.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora