Emma
Ho fatto di tutto per distrarre Sergio e beh alcune cose sono state molto piacevoli e il suo sorriso ne è la prova che adoro. Mi esplode il cuore a sapere che è merito mio, che quel lieve increspare delle sue labbra è solo per me.
«Sei pronta?» Arresta l'auto sotto casa sua e mi prende la mano. Gioca con le mie dita e io lo faccio fare, qualche altro minuti fra noi è un bene per tutti.
Lancio uno sguardo alla casa illuminata: il prospetto bianco, le persiane marroni e dei graziosi fiori al balcone che resistono nonostante sia dicembre.
«Sai, avevo promesso che non sarei tornato qui a Natale se i problemi con mio padre non si fossero risolti.» La sua voce è triste e i suoi occhi guardano avanti, persi chissà dove. «Poi però avere te fra le mie braccia mi ha fatto venire voglia della mia famiglia, di trascorrere insieme a te questi giorni e nonostante in questo momento non vorrei scendere, sono felice di aver preso quell'aereo.» Mi giro completamente verso di lui e inclino il capo, poco dopo i suoi occhi sono nei miei e ripenso al giorno prima della sua venuta a casa mia, quando sono scivolata sul pavimento, devo aver sbattuto davvero forte la testa e sto ancora delirando perché non può essere vero quest'uomo.
Avvicino la fronte alle sua bocca, ne sento il fiato caldo e non posso che sospirare. «Sono anche io molto felice di essere qui insieme.» Mi stacco e cedo al desiderio di toccare quelle labbra morbide che tentatrici si schiudono sotto il mio sguardo.
La sua mano corre alla mia nuca e io stringo il suo maglione mentre il nostro bacio cresce di intensità. Sento l'aroma di menta del dentifricio, i brividi lungo la schiena e lo schiocco delle nostre labbra. Chiudo gli occhi e lascio che mi avvicini più a sé, fino a raggiungere quel dolce punto fatto dalla consapevolezza che se lo superassimo, non potremmo più tornare indietro. I gesti allora si fanno più lenti fino a fermarsi.
Restiamo a guardarci fino a quando il nostro respiro diviene naturale, poi lui mi bacia la punta del naso e scende dall'auto.
«Andiamo.» Chiude con la chiave e fa il giro da davanti per raggiungermi e prendere la mia mano nella sua.
A passo sicuro raggiungiamo la porta e quando gli occhi di suo padre si posano su di noi, corrono a quel contatto fra noi che non abbiamo sciolto.
Leggo subito la sorpresa nel suo sguardo e forse anche una nota di tenerezza. Nino è felice di questa scoperta e io ho appena trovato il modo di convincerlo a fare pace con suo figlio.
«Ciao, papà.» Quando Sergio lo saluta, lo vedo irrigidirsi. Maria guarda la scena dalla cucina e mio padre e mia madre fanno finta di litigare per il programma che danno in televisione.
Nonostante sia palese il suo desiderio di abbracciare suo figlio, ben presto lo vedo raggelarsi e corrucciare le sopracciglia. Alza appena il mento verso suo figlio per poi rivolgersi a me.
«Ciao Emma, come stai? È davvero tanto che non ci vediamo.» Le dita di Sergio stringono le mie, faccio finta di niente anche se ci sono rimasta male per questo gesto. Cocciuto di un uomo! Quando capirà di stare sbagliando.
Maria chiama Sergio in cucina per un aiuto e io mi avvicino alla fonte del mio dispiacere e lo abbraccio, in fondo gli voglio bene.
«Ciao Nino, è bello vederti.» Mi siedo al suo fianco seguita poi da mio padre che sospira.
«Quando la pianterai vecchio stupido.» Nino ignora anche lui e allora io continuo.
«Mi è davvero dispiaciuto non scendere questa estate e ora stavo quasi per non venire, poi Sergio ha insistito ed eccomi qua.» Mi accarezza i capelli e poi credendomi forse alleata fa la domanda che volevo.
«Come va a Milano?» Mi aggiusto i capelli sciolti su di una spalla e accavallo le gambe.
«Sai, la Sicilia mi manca sempre, ma da quando Sergio vive sopra casa mia, la malinconia è diminuita, anzi lui ha cambiato tutta la mia vita.» Mio padre mi guarda soddisfatto mentre Nino resta sempre sulle sue. «Non credevo fosse diventato un uomo di successo, non lo vedevo da una vita praticamente.»
«E tu?» Ovviamente non mi dà la soddisfazione di chiedermi altro.
«Io lavoro sempre in banca...» Non riesco a finire la frase.
«Brava, un lavoro serio e di prestigio.» Mi interrompe con entusiasmo, come se avesse finalmente trovato qualcosa da dire.
«Faccio quello per cui ho studiato ma è stancante, non mi rende felice.» È la prima volta che lo dico ad alta voce e non so neanche perché mi sia uscito proprio in questo momento. I miei occhi impauriti corrono a Sergio che dalla soglia della cucina mi guarda con il suo solito sguardo di chi sa più di quello che gli altri credono. Vedendo il mio turbamento non bada a suo padre, che è proprio accanto, si avvicina e posa le mani sulle mie spalle. Le dita fanno una leggera pressione e me ne sento confortata. Alzo gli occhi verso di lui che si abbassa a baciarmi la fronte.
Vorrei chiedergli da quanto lui ne fosse cosciente mentre io no, ma mio padre, che si schiarisce la gola, interrompe il momento fra noi.
«Non ho mai capito cosa tu intendessi per lavoro sicuro o di prestigio. Io penso che lavorare sia importante e se quello che fai, è anche una tua passione allora si, che farai un lavoro serio e che lo farai bene, ottenendo successo.» Padre e figlio si guardano e sento l'elettricità passare fra loro. È mia madre, che ci invita a mangiare, a risolvere la situazione. Nino non avrebbe ceduto.
La cena è comunque piacevole, mia madre come suo solito intrattiene la conversazione e anche gli altri ridono e scherzano, ma io continuo a essere in pensiero, so che presto ci sarà il prossimo scontro.
Non ho bisogno di aspettare molto, proprio al momento del dolce mia madre chiede a Sergio un parere su cosa potrebbe fare come sport e Nino si alza e se ne va.
L'espressione di Sergio non cela il suo dolore, così come anche quello di sua madre e io non posso certo stare zitta. Gli bacio una guancia e faccio finta di andare in bagno quando invece vado alla ricerca dell'ottuso padre.
Lo trovo sul terrazzo a fumare una sigaretta.
«Maria ti uccide, se ti vede.» Lui si volta a guardarmi e poi torna a fissare la strada dall'alto.
«Emma, non riuscirai a farmi cambiare idea.» Mi volta le spalle continuando a fumare.
«Io non voglio farti cambiare idea. Io voglio capire cosa stai facendo, perché non lo capisco proprio.» Mi appoggio alla ringhiera accanto a lui e aspetto che parli.
I minuti passano e alla fine si gira verso di me.
«Cerco di far ragionare quel ragazzo che ha buttato un futuro brillante, per un gioco, per lo sport.» Alza le mani in aria e poi spegne la sigaretta in un vaso lì vicino sbuffando. «Era in uno studio prestigioso. Quando siamo andati a trovarlo i soci anziani decantavano la sua bravura e lui... lui ha buttato tutto nel cesso.» Le sue dita passano nei capelli brizzolati, come tante volte ho visto fare a suo figlio. «Io sono grande Emma, so a cosa ha rinunciato. Ho una mia attività e lo sai quanti sacrifici ho fatto per farla crescere?» Annuisco. «Guarda tuo padre, invece. Lui è un medico, ha faticato prima, mentre studiava, ma ora vive sereno e senza pensieri. Io volevo questo per lui.» Alla fine torna a guardare la strada. «E tu sbagli a stare con lui. Non riesce a impegnarsi uno che sceglie di divertirsi anziché seguire la strada giusta. Si è rovinato la vita e la rovinerà anche a te mettendoti in testa stupidaggini sulla felicità.»
Sento la rabbia montarmi dentro. Gli occhi pizzicarmi e la delusione per le sue parole stringermi il petto.
Davvero quest'uomo non vede quanto meraviglioso sia suo figlio?
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...