Capitolo 35

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Emma

Sbadiglio per la milionesima volta. Il film non è stato granché, ma non mi spiace, comunque, di aver passato la serata così.

Alla mia sinistra Sergio si stiracchia le braccia sulla testa e a destra un respiro regolare mi fa capire che i miei amici ormai dormono beati.

«Credo che li abbiamo persi fin da subito.» Gli aggiusto la coperta.

«Sì, ho notato anche io.» Torno al mio posto e poggio un gomito sul bracciolo e poi il mento sulla mano girandomi così verso il mio ex.

Lui tiene ancora le braccia alzate con le mani incrociate dietro il capo.

«Come ti è sembrato il film?» Mi sento rilassata e parlare con questa penombra mi viene più facile.

«Un po' troppo scontato.» Annuisco continuando a guardarlo in viso. I suoi occhi che fino a quel momento hanno vagato per la stanza si posano ora lentamente su di me.

«Grazie Sergio, per ieri, per oggi, per tutto.» Non riesco più a trattenermi, voglio che sappia quanto è stato importante per me. «Luca ha avuto ragione a volerti qui, sei riuscito a farlo riflettere anzi, in verità, hai fatto riflettere tutti.» Una ciocca di capelli mi scivola sul viso e prima che possa allontanarla io stessa sono le sue dita che la portano dietro il mio orecchio.

Si sposta sulla poltrona verso di me e l'aria diviene più calda. A fatica continuo a parlare. «Forse avrei avuto bisogno anche io dei tuoi consigli tempo fa.» Forse avrei lasciato prima Fabio.

«Hai avuto una storia finita male?» poggia la tempia sulla mano con il braccio piegato sulla spalliera del divano e io mi tiro su un po' imbarazzata per la confessione che voglio fargli.

«Beh chi non ne ha.» Gioco con la coperta sulle mie gambe.

«Già, chi non ne ha.» La sua voce è così bassa che sembra serpeggiare fra di noi. È così intimo quel momento che mi dimentico di Luca e Rosi che dormono alle mie spalle.

«Anche tu.» I suoi occhi si alzano verso il tetto e poi tornano nei miei. È la prima volta che riesco a chiedergli qualcosa di personale.

«Mi ripeto: a chi non è capitato?» sembra attento a non dire troppo.

«Era importante?» Sospira stringendo fra le dita le sue ciocche scure.

«Lo è sempre. E il tuo lui?» alza e abbassa il mento come a spostare l'attenzione su di me.

«Fabio. Si chiama Fabio. Si lo era, abbiamo anche convissuto.» Mentre parlo abbasso ancora una volta il capo sulle mie mani.

«E poi.» Ancora quel suono carezzevole.

«E poi non sono riuscita più a fingere. Un giorno mi sono svegliata e mi sono resa conto che per compiacerlo io non esistevo più. Ma non è colpa sua, ho fatto tutto da sola.» Il mio tono si alza leggermente anche se è sempre un bisbiglio per non svegliare gli altri e la mia mano corre a posarsi sulla sua. Tengo a precisare che non do' la colpa a Fabio di niente, non sarebbe giusto. «Lui era fantastico, ma non era l'uomo per me.»

«Capisco.» Lo sguardo nello sguardo in cerca di cosa, forse l'approvazione di aver fatto bene. «A volte ci capita di mettere le volontà degli altri davanti alle nostre dimenticando anche il motivo del perché lo si faccia.»

«È questo che è accaduto alla tua storia?» Vorrei tanto sapere. Il suo capo di alza verso il tetto e poi i suoi occhi si posano sulla mia mano che stringe ancora la sua.

«La mia non era una storia d'amore. A volte anche altri tipi di legami ti costringo a scelte non volute.» Scuoto leggermente il viso: non capisco. «Basta che ci sia un affetto profondo e le scelte che si fanno oppure no fanno comunque soffrire.» E che lui stia soffrendo non mi è mai stato chiaro come in questo momento. Ha la mascella tesa e istintivamente le mie dita che lo stringevano ora lo accarezzano per consolarlo, aiutarlo. Restiamo un attimo in silenzio e entrambi guardiamo quel contatto fra noi. Le dita si intrecciano e come il mio pollice continua a muoversi sul dorso della sua mano così, anche il suo, inizia quel lento movimento che mi scombussola fino a rallentare il mio respiro.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora