Sergio
Quando finalmente lascio Rachele e suo fratello in stanza prendo le mie cose per una doccia veloce. L'acqua mi dà sollievo da questa giornata che non è riuscita ad essere all'altezza della mattinata.
La serata è stata il momento peggiore, ho accettato per fare felice Enrico e per disperazione di accompagnare Rachele e mi sono ritrovato in un incubo. Aldilà dell'avere le sue moine da sopportare, ho dovuto anche evitare che andasse in coma etilico. Convinta che potesse farmi ingelosire parlando con altri, ha praticamente accettato da bere da tutti i ragazzi del posto, non si è resa conto di aver esagerato se non quando un tipo le ha messo le mani sul sedere e allora, a quel punto, me la sono messa in spalla per portarla a casa. In auto ha piagnucolato tutto il tempo che le dispiaceva, domani sarà ancora più affranta.
Se solo fossi rimasto a casa. Mi sono torturato per ore ma in fondo era solo lei che volevo e cancellare quel disagio fra noi.
Con preoccupazione finisco di lavarmi per poi indossare una tuta. Sento in corpo scorrere il bisogno di vederla, di parlarle, di capire se è tutto a posto fra di noi.
Io non so come si gestiscono i rapporti e per mia sfortuna sono in una situazione complicata, ma sono stufo di questa sensazione che non mi fa stare tranquillo. Mi asciugo i capelli e nel riflesso dello specchio cerco in me stesso la rassicurazione che oggi siamo stati solo dei bravi attori, che non è cambiato niente, la cerco, ma non trovo altro che ansia.
Quando torno in corridoio le stanze sono silenziose. Guardo verso la porta di Emma e anche se Rachele non c'è non posso comunque entrare, c'è pur sempre Rosi. Resto fermo davanti quel legno nella speranza di sentire qualcosa, forse lei che non riesce a dormire, ma tutto tace.
Sospiro frustrato, e indeciso mi muovo sui miei piedi. La speranza che comunque possa essere sveglia mi fa sbloccare il telefono per quella semplice domanda che mi tormenta: "sei sveglia?"
Premo invio e aspetto che le spunte diventino blu, il tempo passa ma niente. Mi passo la mano fra i capelli e depongo il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni.
Deluso mi guardo in giro vedendo solo il nero della notte rischiarato dalla luna, non so che fare ma non voglio andare a letto.
Lentamente mi avvio verso le scale e già dopo i primi gradini vedo una debole luce gialla creare movimenti d'ombra sul muro. Il camino è ancora accesso e con il mio umore l'idea di stare seduto un po' là non è male.
Quando ormai vedo la stanza, la mia attenzione è subito catturata da degli splendidi capelli castani, con quella luce brillano con riflessi dorati. Il mio passo si blocca come anche il mio respiro. Lei è là, rannicchiata sul bracciolo intenta non so a fare cosa ma pur sempre qua. Mi sento sollevato a quella vista e cerco qualcosa da dire velocemente nella mia mente.
Prima che abbia davvero formulato qualcosa le sono accanto. La sua espressione è completamente assorta nello schermo del telefono che tiene in mano. Le sue dita digitano velocemente. Non si è ancora accorta di me.
«Emma...» sussurro piano quando ormai le sono davanti. Vedo i polpastrelli arrestare la loro corsa sullo schermo e le sue labbra chiudersi. Non mi guarda ancora e allora decido di sedermi al suo fianco. Mi appoggio al bordo del divano e tengo le mani strette fra loro mentre poggio le braccia sulle mie gambe. I miei occhi sono sempre su di lei, in attesa che lei finalmente alzi i suoi per permettermi di vedere, di capire.
Si allunga peri posare il telefono sul tavolino poco distante e poi si raddrizza tornando al suo posto.
«Emma.» Ripeto solo il suo nome, qualcosa dovrà pur fare. Ricaccio indietro le immagini di Enrico che la toccano, niente è importante se lei è ancora con me.
A fatica mi trattengo dallo stringerla, non è come le altre volte, mi sembra ci sia qualcosa fra noi che ci divide e sono proprio i ricordi di questa giornata in cui le nostre attenzioni erano per altri e non per noi.
Stringo la stretta delle mani sfogando la tensione in quel gesto, sembro quasi pregare per le sue attenzioni.
Scruto il suo viso rivolto verso il tappeto senza leggere niente e questo mi tormenta ma poi, finalmente, i suoi occhi si alzano nei miei e ora si che vedo, ora si che i suoi pensieri sono visibili e mi sembrano cosi simili ai miei che vorrei interrompere quella distanza fra noi e prenderla fra le braccia.
«Mi spiace per oggi.» Lascio uscire in un verso roco, mi schiarisco la gola ma continuo a mormorare. «Ho bisogno di sapere Emma, se...» titubante mi fermo e mi avvicino a lei. «Se è tutto apposto.» Sono pessimo lo so. «Cioè io...» Non sono bravo con le parole.
«Ti chiedo scusa anche io.» Mi interrompe e quando la sua mano si posa leggera sulle mie è come se sentissi le fiamme su di me. Scruto i suoi occhi in cerca della conferma che è vero, siamo solo dei bravi attori.
«Ho visto Enrico starti più vicina, se mai te ne fossi pentita...» Stavolta è la voce che non riesce a uscire per terminare la frase perché non è vero, non andrebbe bene per me.
«Tu?» Sbatto le palpebre confuso.
«Io?» Non capisco.
«Sei uscito con Rachele e non mi hai più guardata.» La voce le trema. «Perché per me no, certo che non è cambiato niente.» Il petto sembra liberarsi e i miei polmoni possono finalmente tornare a funzionare, mi è mancata l'aria a saperla perduta.
«Oh, Emma.» Le prendo il viso fra le mani e mi avvicino fino a sfiorare con il mio naso il suo. «Credevo di averti perduta.» Le nostre labbra si sfiorano. Le sue mani si avvolgono ai miei polsi e io sento solo il suo fiato che si confonde con il mio alleggerendo sempre più la mia anima.
Libero da ciò che ho creduto fosse successo mi godo quella pace che sento crescere in me. I suoi occhi sbattono catturando tutta la mia attenzione che prima vagava da quelli alla sua bocca.
Leggere la consapevolezza che è tutto sistemato in lei mi fa quasi sorridere di quanto siamo stati stupidi e quando le sue labbra si posano sulle mie credo di sentire il mio cuore diventare più grande.
I suoi pollici accarezzano i miei polsi mentre delicata si posa su di me appena, per poi ritrarsi e tornare a sfiorarmi fino a sentire i nostri fiati spezzarsi.
Le labbra da secche diventano morbide e si combaciano così perfettamente da lasciarti senza parole. Ed è così che sono mentre mi incanto al suo lieve tocco. Piccole scosse mi fanno tremare il cuore e la tensione si scioglie definitivamente nel mio stomaco, sostituita da un nuovo peso molto più piacevole e intenso il desiderio che lei non smetta mai, che continui a baciarmi fino a cancellare ogni minimo dubbio, su cosa questa giornata ha creato in me.
Ancora lieve mi lambisce e quando sento la punta della sua lingua sfiorare il mio labbro inferiore un tremore mi fa stringere gli occhi e spingere più vicino. Le accarezzo gli zigomi, le mascelle mentre lascio che il suo bacio diventi più intenso, più avvolgente, più ammaliante.
Il suo sapore ora è il mio e il sospiro che le dedico esprime tutto il mio apprezzamento per averla finalmente fra le braccia.
Ancora lievi tocchi, morbidi, bagnati, sensuali e non resisto più, apro di più le labbra e mi impossesso di lei e della notte che desidero.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...