Emma
Attendiamo in silenzio che Luca trovi la forza di iniziare a raccontare. Entrambe lo accarezziamo, è il nostro modo di star lui vicino. Il tempo scorre, il cielo è sempre più buio ma non importa, resto qua accanto a lui, a scervellarmi su cosa gli abbia potuto dire Alberto. La mia mente formula infinite immagini dei due che parlano al ristorante e in tutte, però, io penso che una soluzione ci sia, che il loro amore possa avere una possibilità.
Un altro lamento e poi finalmente il suo viso spunta da sotto le sue mani che si posano senza forze ai lati delle sue gambe. I suoi occhi sono lucidi e il labbro superiore mostra tutta la pesantezza che sente dentro.
«Ma Sergio?» sorpresa sbatto gli occhi mentre scuoto la testa.
«Penso sia a letto.» Fa una smorfia. «Lo abbiamo lasciato a casa sua circa un'oretta fa.» Mi sento di aggiungere, capisco che senta il bisogno di parlare con lui e ancora mi stupisce questo legame che li ha uniti.
«Okay.» Esita e i suoi occhi vanno alla porta.
«Vuoi che lo chiami?» ci guardiamo con Rosi, forse anche un po' risentite, per questa sua necessità di una persona che non conosce neanche.
«Non è per voi ragazze. È che...» si avvicina a entrambe poggiando i gomiti sulle ginocchia. «Voi mi volete bene e non riuscite a essere obiettive. Io ho la necessità di un punto di vista disinteressato, di capire se anche io sbaglio, se è giusto insistere.» Capisco ora il perché della sua richiesta e mi sento in colpa per aver provato un po' di gelosia per lui.
«Allora provo a chiamarlo, magari è sveglio.» Mi alzo e vado in cerca del mio cellulare. Rosi è d'accordo.
«Sì, prova. Ma tu stai bene?» Accarezza la guancia di Luca che le sorride.
«Come uno che è stato investito da una macchina.» A quelle parole mi sbrigo a cercare nella borsa , deve essere qui. «Ho il cuore a pezzi come anche la testa.» Finalmente lo trovo e digito subito il nome di Sergio e poi premo chiamata.
«Emma.» Per fortuna non sta dormendo.
«Sergio, potresti scendere giù a casa mia?» Mi mordo l'unghia dell'indice sinistro.
«È successo qualcosa?» la sua voce è ora allarmata e sento il fruscio delle coperte. Si sta alzando.
«No, no tranquillo. Non volevo farti preoccupare.» Parlo mentre cammino a ritroso verso i miei amici. «E che Luca è tornato e vorrebbe parlare con te.»
«Arrivo subito.» Senza esitazione accetta di venire.
«Grazie.» Non faccio neanche in tempo a dirlo che ha già chiuso. Osservo il telefono e poi i miei amici che mi guardano in attesa. «Arriva.»
Praticamente in contemporanea suona la porta di casa mia.
«Ciao.» Lo saluto e lui mi sorride oltrepassandomi subito dopo e giungendo in pochi passi in salotto.
«Allora, com'è andata?» Si siede sulla poltrona a sinistra di Luca e io mi accomodo a terra tra i loro piedi.
«Scusa se ti ho fatto scendere.» Inizia Luca rivolto a Sergio ma lui alza la mano interrompendolo subito.
«Non ti preoccupare, mi fa piacere.» Le dita finiscono il percorso ravviando il ciuffo nero per poi posarsi sul bracciolo chiaro della poltrona. Sembra mettersi comodo e nel farlo alza la gamba sinistra portando la caviglia a poggiarsi sul ginocchio destro. Il sotto del pigiama si tende mostrando i muscoli delle sue gambe come anche quelli dell'avambraccio quando la felpa scivola verso il gomito non appena piega il braccio per poggiare sul pugno chiuso la guancia.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...