Capitolo 69

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Sergio

«Decisamente, uno dei migliori risvegli della mia vita.» È, in assoluto, la verità.

Emma mi gironzola attorno portando a tavola biscotti e cereali per la nostra colazione. A quelle parole si arresta e mi guarda divertita.

«Quante volte lo hai detto?» Blatera tornando ad aprire il frigo per il latte. La camicia da notte si tende dandomi una splendida visuale del suo sedere.

«Giuro che sei la prima. Ti stupirò con il dirti che sono state rare se non meno le volte che l'indomani mattina ho avuto modo di parlare con la donna che era stata nel mio letto.» Di scatto si tira su e infastidita posa con forza il cartone sul tavolo. Non capisco la sua reazione, dovrebbe essere contenta della mia confessione. Furiosa poggia i palmi sui fianchi e si ferma davanti a me.

«Quindi, faccio parte dei rari casi, e domani?» Incredulo che il suo umore sia cambiato così, le afferro la mano e me la porto sulle gambe.

Non ho nessuna intenzione di vedere rovinato quel nuovo giorno insieme, sono stato già stupido io ieri.

«Ehi, che succede?» I suoi occhi mi sfuggono, come vorrebbe fare anche lei, lo percepisco, se ne sta rigida come se dovesse scappare via. Le accarezzo il viso dopo averle sistemato i capelli dietro le orecchie. Come non credevo possibile si irrigidisce ancora di più, la sua schiena se ne sta dritta e le sue mani non mi toccano, giacciono sulle sue gambe. «Emma, parla.» Le alzo il mento e dopo l'ennesima fuga dei suoi occhi dai miei ne ho abbastanza. «Guardami.» Ancora niente. «Ho detto: guardami!» questa volta ottengo la sua reazione, gli occhi si posizionano sui miei e a questo punto non ha neanche bisogno di parlare ho già capito.

La temperatura sembra scesa di botto come se il termostato avesse smesso di funzionare. Non so bene cosa dirle, perché anche io sento l'ansia crescere. Volevo solo... volevo solo fingere che non avessimo problemi un altro po'.

«Manca poco e io, io non lo so.» Scuote la testa.

«Emma, ascolta.» Ancora abbandona il mio sguardo, ma se lo fa io perdo il coraggio. «Emma!» Esasperato mi calmo ottenendo la sua attenzione. «Ho preso una decisione stanotte. Sono io a dover parlare con lui.»

«No, tocca prima a me.» Si indica per poi posare la sua mano sul mio petto e senza volerlo mi da più forza.

«Io credo che devo subito chiarire con lui, sono il suo migliore amico e se mai dovesse perdonarmi sicuramente l'aver affrontato subito il discorso giocherebbe a mio favore.» Cerco di farle capire il mio punto di vista. Ho davvero riflettuto sul fatto che non ha senso far finta che il tutto è avvenuto dopo che Emma lo aveva lasciato, gli devo la verità.

«Okay, su questo non posso darti torto.» Dispiaciuta mi accarezza una spalla prima di poggiarsi su di me. «Sono così nervosa e preoccupata e chissà che altro.»

«Beh come me, questo mi consola a te no?» alza il viso ancora una volta e quasi mi rimprovera per il mio sorriso ma io lo lascio lì, in bella mostra, perché nasce spontaneo grazie hai momenti che ho vissuto con lei. Alla fine anche le sue labbra si stendono prima di posarsi docili sulle mie.

Mi godo quel lieve giocare delle nostre bocche per poi sospirare e stringerla a me. Il volto di Emma si nasconde nel mio collo e adoro il modo unico in cui reagisce il mio corpo al suo lieve sospiro che mi solletica la pelle.

«Andrà bene, okay. Andrà tutto bene perché io ho preso la mia decisione e non posso permettermi di perderti e non vivere questo.» La stringo ancora e lei si divincola riportando il suo viso sul mio, le sue braccia avvolgono il mio collo e i nostri petti si scontrano.

Muovo le iridi dentro i suoi occhi nocciola, ne osservo ogni sfumatura, colore, linea verde o nera, le ciglia scure che come battiti d'ali a ritmi celano quella meraviglia ma quello che vedo, al di là di tutto, è quello che me la fa tenere stretta. Non so se altre donne hanno provato per me qualcosa di simile ma io non ho mai avuto il desiderio di scoprirlo, ora invece si. Io voglio sapere cosa può portare di bello nella mia vita quella luce di cui sono pieni. Vibrano e brillano della stessa gioia che provo io al pensare alla nostra acerba storia.

I nasi si sfiorano come i fiati, ma nè io nè lei andiamo oltre stavolta, forse anche lei cerca conferma dentro di me e non ho paura a mostrargliela.

Il campanello suona ma restiamo tranquilli. «Credo che i tuoi amici siano già qua a darci una mano.» Come posso non sorridere ancora ai suoi occhi che si alzano al cielo. «Prendono molto seriamente il loro ruolo di chaperon saranno qui per studiare.»

Ancora il campanello e ancora le sue labbra sulle mie, questa volta però riesce a togliermi il fiato e sono certo che Luca se ne accorgerà.

Le nostre lingue danzano e i corpi si stringono pronti a fondersi ancora. Allargo il palmo sulla sua vita per scendere in basso fino a sentire la pelle della sua coscia sotto la mia. Il velluto mi attrae e sospiro soddisfatto del mio ritrovamento pronto a continuare la mia avventura come Indiana Jones, ma ora non è più il campanello a infastidirci ma la voce stessa dei ragazzi che chiamano i nostri nomi.

«Io li uccido.» Borbottando Emma scappa verso l'ingresso con il fiatone e io poggio i gomiti sul tavolo, stringo fra le mani il mio volto in cerca di un contegno che plachi il desiderio di prenderla e portarla nella nostra camera.

«Sergio, ma tu non ci sentivi?» Scoppio a ridere salutando Rosi con la mano e evitando le occhiate di Luca. «Lo sapevo, lo sapevo, stavate per scopare ecco perché è tutta rossa e indiavolata.» Stavolta penso che lo ucciderà davvero e invece con calma si siede alla mia destra. Gli occhi di tutti la seguono in attesa e lei tranquilla si versa prima il caffè e poi il latte e infine porta la tazza alle labbra per bere un po' di contenuto nel silenzio generale.

Soddisfatta si lecca le labbra e riporta la tazza sul tavolo alzando finalmente gli occhi sul suo amico.

«Sì, Luca, sono davvero di marmo come credevi e non solo quello.» Io credo di essere arrossito. Rosi scoppia a ridere. Emma continua con la sua posa altezzosa e Luca, lui spalanca la bocca per poi sedersi alla mia sinistra portando la mano al petto.

«Io, io lo sapevo.» Sembra sconvolto e entusiasta insieme. «Pensi che possa posare una mano casualmente per provare?» Emma scuote il capo tornando a prendere la tazza.

«È roba mia.» Sbatto gli occhi prima di allargarli incredulo. Chi è questa donna?

«Sei una stronza.» Si scambiano uno sguardo complice per poi iniziare la colazione come se non fossi appena stato trattato come un oggetto.

«Potrei offendermi.» Alzo un sopracciglio guardandoli entrambi.

«Zitto tu. Sei un peccato vivente.» Luca alza la mano per zittirmi e Emma annuisce come se avesse ragione.

«Voi non siete normali.» Rosi da voce ai miei pensieri. «Contegno.» Si siede anche lei allungandosi per prendere una tazza. «Allora, che si fa?»

«Io vado a fare una doccia.» Termino velocemente il mio caffè e mi alzo dalla sedia. L'espressione di Emma cambia, la luce divertita si spegne e io non resisto, mi abbasso su di lei per baciarla in fronte. «Scendo presto, okay?» Le accarezzo i capelli e poi la guancia nella speranza di vederla calmarsi.

Alla fine annuisce titubante, mi rimetto dritto e saluto tutti. «Ci vediamo tra un'oretta? Mangiate qui?» Ovviamente, entrambi accettano.

La sedia di Emma striscia sul pavimento ci giriamo tutti verso di lei che in automatico si dirige verso la porta di casa.

«Tenetela d'occhio, okay?» Spero che lasciarla con i suoi amici la faccia stare meglio.

«Vai tranquillo, ci pensiamo noi.» Rosi mi tranquillizza sicura e allora alzo una mano e raggiungo in fretta l'ingresso.

Emma se ne sta appoggiata al legno del portone e si guarda le punte dei piedi nelle sue solite pantofole a pois.

«Ehi.» Mi avvicino e le tiro su il mento. «Starò via solo il tempo della doccia. Rosi e Luca restano a pranzo così non sarai sola.» Finisco di parlare e lei mi si stringe al petto. Sospiro felice e preoccupato insieme.

Le sue labbra si posano sul mio collo facendomi rabbrividire e anche ricordare perché siamo a questo punto.

«Vai tranquillo, starò bene.» Sento il suo petto gonfiarsi del mio profumo. Il dolce sorriso sulle sue labbra è quello di cui avevo bisogno. Mentre le sue braccia stringono i miei fianchi con i palmi incornicio il suo viso. Accarezzo le labbra rosse e infine mi abbasso a baciarle guardandola negli occhi. La certezza che la anima da dentro mi sconvolge ancora, lei vede in me qualcosa che non so neanche di possedere ed è una sensazione piacevole.

«A dopo.» Un altro bacio a stampo e sono solo per le scale.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora