Capitolo 27

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Emma

«Ma che diavolo ti è preso.» Cammino avanti e indietro nel salotto di Luca con quest'ultimo sdraiato sul divano. Ha una spugnatura fredda in testa e i pesciolini ghiacciati sulle borse nere sotto gli occhi.

Rosi fa rumore in cucina mentre gli preparare una tisana disintossicante, io gli avrei dato con piacere una botta in testa.

«Ma ti sembra modo di comportarti.» Mi fermo all'altezza della sua testa con le mani posate sui fianchi. Gli sto facendo una bella ramanzina.

«Potresti abbassare il tono della voce, ho un piccolo problemino di mal di testa.» Ha il coraggio di mormorare sofferente portandosi il braccio sulla testa.

«Ben ti sta.» Non ho nessuna intenzione di accontentarlo. «È il minimo per come ti sei comportato. Andare a casa delle persone. Ubriacarti.» Il mio tono si alza sempre più. «Che diavolo stavate facendo con quella Ambra?»

«Stavamo andando a comprare una pizza.» Certo, sembra normale da come lo dice.

«Ubriachi!» Decido alla fine di smetterla. Respiro più volte e mi siedo sul tavolo al centro nel punto più vicino alla sua testa. «Cosa è successo?» Il mio tono è ora dolce, complice.

Non forzo una risposta, gli lascio il tempo di metabolizzare che io, come anche Rosi, siamo qui per lui e lo siamo sempre.

Un piccolo sospiro sofferente rompe il silenzio fra noi. Rosi avanza in stanza reggendo un vassoio con tre tazze fumanti. Lo posa dietro di me per poi sedersi ai miei piedi.

«Prendi la tisana.» Lo invita accarezzandogli il braccio.

Luca si tira su lasciando cadere tutto ciò che aveva in viso sul suo ventre. Ha lo sguardo smarrito, perso chissà dove, ma di certo non nel punto del tappeto che guarda attentamente.

Con Rosi ci scambiamo un'occhiata speranzose che questa volta lui abbia la voglia di confidarsi con noi. Ancora il silenzio riempie la stanza. Il ticchettio della pioggia sulla finestra scandisce il tempo e alla fine io prendo la mia tazza soffiandoci sopra. Spero che il mio gesto possa sbloccarlo.

Il mio movimento viene intercettato dai suoi occhi che salgono fino ai miei. Cerco di trasmettergli la tranquillità di cui vedo che ha bisogno.

«Ho lasciato Alberto perché lui si vergognava di me.» Ha l'effetto di una bomba la sua confessione. Sento alcune goccioline bagnarmi i pantaloni e in fretta poso la tazza sul vassoio, stavo per rovesciarmi tutto addosso.

Vorrei urlare: ma come? E invece taccio, stringendo le labbra e i palmi sulle mie gambe.

Tutto mi sarei aspettata ma non quello e non da Alberto. Luca alza le spalle come a dirmi: ecco, tutto qui. Con gli occhi lucidi e l'espressione di sofferenza che trasforma i suoi lineamenti solitamente sempre così propensi alle risate. Sento un peso sul petto e il forte desiderio di piangere. Il dolore del mio amico e così vivido che ne sono investita e non riesco a gestirlo.

Credo che anche Rosi sia nella mia stessa situazione, perché anche lei sembra pietrificata da quella rivelazione che tanto speravamo di avere ma che abbiamo sempre creduto essere qualcosa di gestibile. Ma questo...

«Una sera, eravamo in un locale in centro, e ce ne stavamo appoggiati al bancone del bar per ordinare qualcosa da bere.» Il racconto inizia con la voce tremante di Luca. «Eravamo da soli, quando si avvicina un uomo ad Alberto.» Sembra rivivere quella serata proprio in quel salotto, fra noi. «Scambiano alcune battute e allora mi avvicino per capire chi fosse. C'era una certa confidenza fra i due. Mi metto alle spalle di Alberto e sento dire al suo interlocutore che i loro amici erano proprio in quel bar e lui lo invitava a raggiungerlo. Parlava di una certa Paola che era tornata per il week-end e di una conversazione che avevano avuto nel pomeriggio.» Si porta le mani ai capelli e stringe un attimo gli occhi come se rivivere quella serata anche solo nei suoi ricordi fosse troppo. «Alberto cercava di deviare il discorso, alla fine ha anche promesso che più tardi li avrebbe raggiunti sotto l'insistenza di quello che continuava a parlare di questa ragazza. Io me ne stavo zitto ma per quanto volessi evitare di far vedere che stessi ascoltando era ovviamente impossibile. Ho posato una mano sul suo braccio per invogliarlo ad andare via. Era evidente che non voleva parlare oltre con quel tipo e quindi...» Torna a premere i palmi sugli occhi. «Al mio gesto lui si è scansato e quando il ragazzo gli ha chiesto chi fossi si è girato a guardarmi come se non sapesse chi aveva davanti e ritornando a guardare il suo amico ha risposto che non mi conosceva.» E sempre più spento quel mormorio flebile del racconto. «Ha preso il bicchiere che il barman aveva posato sul bancone ed è andato via.»

Credo che per la prima volta io e Rosi non abbiamo proprio nulla da dire. Mossa dall'istinto mi allungo in avanti e stringo in un abbraccio il mio meraviglioso amico.

«Come cazzo ha potuto dirgli che non mi conosceva. Cazzo! Mi sono sentito sporco, una merda.» Cerco di confortarlo e alla fine una lacrima di rabbia esce anche a me quando sento le sue bagnarmi il collo. «Se ne è andato via senza guardarsi indietro.» Quando sembra tranquillizzarsi mi siedo al suo fianco tenendogli sempre il braccio sulle spalle. Rosi gli accarezza una gamba, anche lei con gli occhi rossi e umidi.

«Me ne sono tornato a casa e dopo un paio d'ore ha iniziato a chiamarmi ma per me era morto. Nulla di quello che avrebbe potuto dirmi poteva cancellare come mi ha trattato.» La voce trema di risentimento.

«Scusa per aver insistito di voler sapere ma sono felice che finalmente tu l'abbia fatto.» Appoggio la testa sulla sua spalla. Mi chiedo cosa Sergio sappia di tutto questo e di come sia riuscito a convincerlo a ritentare.

«So che voi volete il mio bene ma non riuscivo a tirare fuori le parole, faceva troppo male.» Rosi annuisce.

«Tranquillo. Noi siamo sempre qua.» La mia amica precisa quello che penso anche io, non importa che lui si sia confidato con un estraneo e non con noi, l'importante è che lo abbia fatto e che spero stia meglio.

«Sergio, a casa tua, mi ha fatto capire che se non chiarisco con Alberto il dolore che sento dentro non si placherà mai.» Si sposta così da guardarmi in viso. «Abbiamo iniziato a parlare un po' e ti giuro che non ho idea di come sia riuscito a farmi raccontare questa storia. Non so come ci siamo arrivati, né come mi venisse semplice parlarne con lui.» Scuote la testa. «So solo che è stata la persona giusta con cui l'ho fatto e la stessa sera ho chiamato Alberto.»

Ricordo perfettamente come i due parlassero seriamente quella sera, non riuscivo a non guardare dalla loro parte. Il volto di Luca mi aveva stupito, non sono abituata a vederlo così serio ma quello di Sergio ancora di più. Mi dava l'impressione che si contenesse. Che le parole di Luca andassero ad alimentare qualcosa che è già dentro di lui. Quel qualcosa sembra mostrarsi talvolta nelle sue iridi nere ma allo stesso tempo lui sembra riuscire a e domarlo e a ricacciarlo indietro.

Ecco, è questo che forse ti porta a parlare con lui, come se istintivamente sapessi che lui si prenderà il male mostrandoti la via.

Sono talmente persa nelle mie riflessioni su di Sergio che non faccio caso a cosa i miei amici si stiano dicendo. Mi incuriosisce quello che Sergio è diventato e ancora una volta mi riprometto di voler sapere qualcosa di lui.

«Poi ieri mi è preso il panico e sono andato da Sergio.» Il nome del mio ex mi fa tornare sulla terra. «Era con quella Ambra ma non appena mi ha visto è stato molto gentile, mi ha fatto entrare e offerto qualcosa da bere. Abbiamo iniziato a scherzare e non so come noi eravamo ubriachi e lui no.» Luca è più sereno, parla ora senza più incertezza.

«Allora, stasera lo rivedrai?» Annuisce a Rosi.

«Sì e in realtà non vedo l'ora.» Si porta i capelli nuovamente indietro. «Devo a me stesso la verità e dire a lui quanto sia stronzo.» Faccio mezzo sorriso come anche lui.

«Andrai alla grande.» Ne sono sicura. «Hai bisogno di aiuto?»

«Cara, non ti offendere, ma sei la meno adatta per suggerirmi cosa mettere.» E detto questo si gira verso Rosi. Gli faccio la linguaccia e mi allontano risentita. «Non fare così tesoro a ognuno il suo merito. Rosi mi aiuta e tu mi sfami. Credo sia da ieri a pranzo che non mangio.» Alla fine mi arrendo al suo bacio di Giuda.

«Vado a comprare gli ingredienti per preparare qualcosa. Tanto so che guardare nella tua dispensa è inutile.»

«Hai ragione ovviamente.» Con le lusinghe e gli occhi dolci mi fa fare quello che vuole. Afferro giacca e borsa ed esco fuori.

L'aria fresca alleggerisce la pesantezza che sento dentro. Dovrò ringraziare Sergio.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora