Emma
Passeggiamo mano nella mano a pochi metri dalla battigia. Non posso non sospirare serena. Le discussioni della sera prima sembrano lontane. Ascolto Sergio parlare di ricordi, di piani per il futuro, di noi e mi sembra tutto così irreale.
«Ora vieni.» Mi tira verso la strada principale e mi accorgo di essere nei pressi delle nostre case. Una stradina in pietra che abbiamo percorso tante volte. In pochi metri siamo davanti al cancello di tanti anni fa. Il suo mezzo sorriso mi racconta le sue intenzioni e proprio come allora le sue mani si stringono alle mie e il suo viso si avvicina al mio. Nessun tremore questa volta, né titubanza.
«Ero così nervoso.» Lo ricordo bene.
«Io sentivo il cuore battere impazzito.» Poggio il suo palmo sul mio petto. «Proprio come ora.» Gli lascio sentire come sempre la sua vicinanza fa impazzire i miei sensi.
«Stavo per non farlo sai. Avevo paura che tu mi rifiutassi.» Stringo le sopracciglia e lo guardo sorpresa. «Eri così distante.»
«Perche?» Non capisco, credevo fosse palese quello che provavo.
«Non mi consideravi tutto il giorno. Ti mostravi a me solo la notte mentre guardavamo quei film.» Mi sembra assurdo che avesse dei dubbi. «Però eri così bella, che alla fine non ho resistito.»
Le sue labbra riprendono le mie e sento le stesse emozioni invadermi, solo più intense e più vere. Non siamo più dei ragazzini e nessuno scapperà più.
Mi lascio andare al nostro bacio senza curarmi di essere in mezzo a una strada. Il tempo sembra riavvolgersi al passato e in quell'attimo siamo noi ragazzi con il cuore pieno di paure e amore. Mi aveva incantata ed è stata la cosa più difficile al mondo lasciarlo andare e allora lo stringo più forte ora, nel presente, come se quel ricordo mi facesse male ancora. La leggera pressione di Sergio sulla mia vita è niente rispetto a come vorrei sentirlo veramente.
Ansante lui si separa dalle mie labbra e sorride alla mia espressione delusa.
«Emma, non guardarmi così. Siamo alla vista di troppe persone.» Mi guardo attorno.
«Io non vedo nessuno.» Lo interrompo e lo tento stringendo la presa sul suo collo e avvicinando così i nostri petti. Il suo sorriso si inclina e la luce che ora riconosco gli brilla in fondo al nero della sua iride.
«Adoro come il tuo corpo si modella al mio.» Il suo palmo segue la curva della mia schiena prima di... sparire. Guardo verso il basso e lo vedo tirare fuori un mazzo di chiavi. Guardo il metallo e il suo viso.
«Ieri ho chiesto una cosa a tua madre mentre tu non c'eri.» Riconosco il portachiavi a forma di ciabatta viola e giallo.
«Non ci credo.» Alzo gli occhi su di lui e poi lo sciolgo dalla mia presa per permettergli di aprire.
Il cigolio del cancello. Il giardino di casa mia infestato da erbacce. La porta di vetro che si apre mostrandoci la casa buia. I nostri passi sul pavimento chiaro. Un leggero odore di umidità tipico delle case estive disabitate in inverno e poi il calore delle sue braccia.
«Eccoci.» La sua voce roca. Le sue mani che corrono sotto la mia maglia. Il mio respiro che si ferma. Gli occhi si chiudono a godere maggiormente delle sue carezze. «Volevo ricordare tutto.» I nostri baci casti di tanti anni fa vengono sostituiti dall'ardore della maggiore età.
Con irruenza la sua bocca si lega alla mia. Afferro i suoi capelli e li tiro mentre con altrettanto desiderio mi spingo verso di lui. Sento la pressione sulle gambe e lascio che mi prenda in braccio. Stringo le gambe alla sua vita e mi lascio condurre fino alla mia stanza.
I deboli raggi del sole di dicembre filtrano dalle persiane chiuse ma è sufficiente, i miei occhi ricordano a memoria il suo corpo come anche la sua mano il mio.
Lascio che la mia frenesia abbia la meglio e con soddisfazione ben presto Sergio è nudo davanti a me. Il contatto della nostra pelle nuda mi riempie di brividi. Per un attimo ci sfioriamo appena come se l'imbarazzo dei quattordici anni tornasse a farci tremare le mani. Non ci siamo mai spinti oltre in quell'estate ma in questo magnifico inverno sembra non riesca a fare altro.
«Sei sempre bellissima.» La sua mano si posa calda sulla mia guancia. Mi rendo conto che dovrei sentire freddo vista la temperatura ma il solo averlo accanto riscalda tutti i miei sensi. «Non ti avrei mai lasciata andare, se me lo avessi permesso e ora capisco anche quanto fosse vero quello che già provavo perché anche ora non ti lascerò andare più.» I nostri occhi legati nella penombra mostrano più di quello che il sole potrebbe rendere chiaro. «Non ho mai capito come questo succeda.»
«Come ci si scelga?» Ritrovo la voce che è solo un sussurro. Il suo capo acconsente. «Non credo sia spiegabile in fondo è qualcosa che si sente. Tra tutti, solo una persona riesce a catturare i tuoi sogni.» Lui era il protagonista dei miei. «Bisogna essere bravi a capirlo.»
«Io l'ho capito.» Il suo fiato si avvicina al mio. «L'ho combattuto.» È caldo e avvolgente. «È mi sono arreso.»
«Anche io.» Mi spingo sulle punte ad annullare quel misero spazio fra noi. A quel punto non serve più parlare.
Le mie mani salgono al suo petto e le sue scendono alle mie gambe. Con un movimento si piega e mi prende fra le braccia per poi lasciarmi andare sul mio letto a una piazza di un tempo.
Le nostre bocche unite, le lingue che si rincorrono, i fiati che si accendono sono il meraviglioso preludio alla nostra unione.
Le sue labbra scendono lungo il mio collo fino al petto. Trettengo il fiato quando le sento stringere il mio capezzolo destro. Sento lo stomaco contrarsi e il mio desiderio pulsare.
Cerco di stringerlo afferrando la sua schiena. I suoi muscoli si gonfiano, si tendono si plasmano ai miei palmi come il mio corpo fa con la sua bocca.
Il suono dei nostri respiri sovrasta quello del mare e io non sento altro che il mio ansimare a ogni bacio o morso o meravigliosa stretta.
Cerco di ricambiarlo desiderosa di sentire il suo petto gonfiarsi e l'aria fuoriuscire in versi rochi che mi permettono di capire quanto lui mi voglia.
Non abbiamo molto spazio in quel misero letto e allora mi arrendo alla sua pressione quando le sue dita scendono lungo il mio ventre fino a insinuarsi fra le mie pieghe. La mia testa va indietro e i suoi denti stringono la pelle del mio collo. Cerco di seguire con i fianchi il suo tocco leggero e intenso che mi stordisce.
Mi agito sotto di lui e quando sono ormai pronta a lasciarmi andare, la sua mano separa le mie cosce e con un movimento deciso è lui ad entrare in me.
Mi lascio andare alla splendida sensazione di sentirlo insinuarsi nelle mie pieghe e quando lui inizia a muoversi avanti e indietro sento subito i muscoli contrarsi per lo sforzo di lasciarlo andare. Vorrei restasse dentro, vorrei sentirlo per sempre.
Lo stringo, lo avvolgo.
«Ti amo, Emma.» Mi confonde.
Il suo viso sul mio. I suoi occhi nei miei. La sua bocca unita alla mia e poi la danza. La danza che lentamente, incessantemente gonfia le nostre anime fino all'esplosione finale.
Urlo con tutto il fiato il suo nome. Mi sento libera in quella casa, Mi sento libera quando è il mare a suonare la nostra sinfonia.
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A volte l'amore fa dei giri immensi
ChickLitImmagina che il ragazzino con cui tua madre ti obbligava a passare le vacanze sia cresciuto dannatamente bene. Immagina che, per puro caso, i tuoi genitori decidano di affittare proprio a lui l'appartamento sopra al tuo. Immagina che, quest'ultimo...