Capitolo 60

1K 40 13
                                    

Sergio

Afferro la sua carne mentre con precisione e forza mi impossesso di lei ancora una volta, con sempre maggior bisogno, perché da quando l'ho assaporata anziché sentirmi sazio ne sento la necessità più che mai.

Le mie mani la stringono, le sue mi graffiano, mentre le nostre bocche si rincorrono ansanti. Seguo la linea del suo sedere con il mio palmo sudato, ne afferro la morbidezza per dettare il mio ritmo al suo corpo che mi viene incontro desideroso. Stringo il suo collo fra i denti e sprofondo in lei fino a giungere in una nuova profondità che fa urlare entrambi di soddisfazione. La spingo con veemenza verso il mio corpo e il rumore della nostra pelle che sfrega riempie la stanza di erotismo.

Mi pento dei miei buoni propositi cercando una giustificazione che mi salvi dalla futura castità, mentre il suo ventre si stringe intorno al mio corpo, riportandomi in vette che non avevo mai sfiorato. Poso le labbra sulla sua spalla mentre entrambi affannati, stanchi ma, decisamente, soddisfatti cerchiamo di riprendere l'aria nei polmoni. Emma ha la testa abbandonata indietro mentre mi stringe i capelli respirando con affanno, io me la tengo stretta godendomi ogni spasmo, ogni sussulto, ogni contrazione dei nostri corpi.

«Non pensavo potesse essere così.» Mi confessa sussurrando al mio orecchio.

«Non è sempre così, il più delle volte non lo è affatto.» Non voglio consolarla, è la verità. C'è passione e passione e lei è il mix perfetto per non uscire più da quella porta. Accarezzo l'idea ma non posso permettermela.

«Per me non lo è stato mai.» Un lieve fastidio all'idea di un altro uomo che ha avuto la fortuna di tenerla così viene sostituito dalla soddisfazione di essere io il primo in un certo senso. Decido di non pensare al perché per entrambi tutto questo abbia un sapore diverso, forse è fin troppo ovvio il motivo ma ne temo il nome.

Mi tiro su, libero il suo viso da qualche ciuffo di capelli che nell'impeto le è rimasto sugli occhi e infine le circondo la mandibola guardando ogni suo tratto. Scavo nei suoi occhi e rimango incantato dalla trasparenza dei suoi sentimenti per me, li sento avvolgermi caldi come il miele delle sue iridi. Emozionato continuo la scoperta dei suoi lineamenti, dal naso dritto mi ritrovo a osservare le sue labbra carnose, arrossate per le mie attenzioni. Accarezzo le sue guance cercando di calmare il battito impazzito che mi fa scorrere il sangue velocemente in corpo riempiendomi di adrenalina. È una sensazione talmente piacevole da mozzare il fiato, sorrido tornando a guardarla e anche i suoi occhi ora sono ridenti ed è bellissima. Con una forza che non ho, ancora una volta, scivolo via da lei dopo aver ceduto alle sue labbra un'ultima volta. «Ti va se mangiamo insieme?» Mi risistemo i pantaloni guardandola sul mio tavolo e non sembra vera.

Emma sbuffa scendendo dal tavolo per poi cercare i suoi vestiti ancora abbandonati davanti al divano dopo ieri sera. «Si, però prima ho bisogno di una doccia.»

Indossa i jeans senza chiuderli e stringe in petto il resto dei suoi abiti e io sono già pronto a fare un'altra eccezione alla mia decisione. Le sue guance arrossate e le sue labbra gonfie fanno scattare qualcosa nel mio petto oltre al battito frenetico del mio cuore. «Ricorda che è una tua idea.» Mi passa davanti sculettando e con tutta la perfidia che può caratterizzare una donna prende borsa e telefono e apre la porta di casa mia per salutarmi con un gesto della mano. «Ti aspetto giù.» Conclude lasciandomi al centro del mio salotto con un nuovo problema che pensavo di avere appena risolto.

«Che cazzo è successo.» Ma cosa mi fa questa donna. Senza forze mi lascio andare sulla sedia alle mie spalle. Osservo il salotto che mi sembra diverso, così come il resto della casa, così come me stesso. Quel fastidio allo stomaco, al petto, alla testa non si attenua ma anzi cresce di intensità mentre mi ritrovo a respirare il suo profumo insieme al mio e a rivedere i suoi occhi luminosi nel momento della soddisfazione massima.

Sospiro portando le mani ai capelli, sono certo di essere fottuto. Lo ha fatto un'altra volta in un certo senso, perché anche quando eravamo ragazzini era stato difficile lasciarla andare.

Nel silenzio il mio cervello cerca di propinarmi la mia solita tiritera che la vuole classificare come una scopata qualsiasi. Col cazzo che lo è e non so cosa lei rappresenti per me ma so bene che sto rischiando il mio migliore amico per scoprirlo.

Avrei dovuto starle lontano e invece ho frequentato le sue amicizie, ho fatto l'amico e ora mi ritrovo nei guai.

Non so cosa fare. Prendo il telefono per rileggere il messaggio di Enrico. Mi chiedeva di ieri sera e mi avvisava che sarebbe tornato nel pomeriggio di domani. Sbrigativo gli ho risposto con un bene e un okay e ora non so cosa ne sarà di noi.

Riposo malamente il cellulare sul tavolo e mi alzo per sbrigarmi. Sono confuso e decido di smettere di pensarci, avrò modo di tormentarmi e di trovare la possibile soluzione più tardi perché ora è troppo forte il desiderio in me di sbrigarmi e di scendere da lei.

In fretta sistemo casa, pulendo con cura ogni cosa per poi rinchiudermi in bagno per la mia doccia fredda. Il sapere lei nuda che fa la stessa cosa, mi manda fuori di testa. Guardo uscire dal soffione l'acqua incredulo che ciò che la mia mente immagina non sia più frutto della fantasia, perché Emma è stata veramente mia. Con poca fatica ricordo ogni carezza, la forma del suo corpo, il suo sapore e sorridendo constato come in poche ore la dolce e timida Emma sia totalmente cambiata lasciandosi andare alla donna passionale che è in realtà e io non posso che sentirmi lusingato nell'essere l'unico ad aver mai assistito a tanta bellezza e perdizione.

Velocemente esco dalla doccia per poi infilare un jeans e una felpa verde scuro, afferro il telefono e praticamente mi precipito giù da lei. Attendo che mi apra guardando l'orologio, è davvero tardi e sono molto affamato.

«Ehi.» Apre la porta accogliendomi con indosso un vestito a camicia blu e dei leggings neri.

«Ehi.» Ricambio afferrandola per la cinta e congiungendo le nostre labbra. La sospingo fino al muro del corridoio e con una spinta chiudo la porta di casa.

«Non dovresti fare il bravo?» Ansima, stringendomi i capelli fra le dita e rabbrividendo quando con la mia bocca sussurro al suo orecchio.

«Lo sto facendo. Sei ancora vestita.» Lei sorride divertita e io compiaciuto la bacio ancora, quando entrambi siamo senza fiato è giunto il momento del pranzo.

L'abbraccio per le spalle e insieme giungiamo in cucina. «Ho iniziato a pelare l'aglio e i pomodori, pensavo a una pasta.» Mi unisco a lei nella preparazione ed è divertente cucinare con lei, parlare con lei, baciare lei mentre ce ne stiamo soli a casa.

«Apro una bottiglia di rosso?» Mi chiede mentre peso la pasta e annuisco soddisfatto. La vedo allungarsi per prendere i calici e il suo splendido didietro mi si palesa tentatore.

«Hai bisogno di aiuto?» Le vado incontro da dietro posando le mani ai suoi lati sul ripiano così da bloccarla, non resisto a quella vista.

«No, grazie.» Si gira fra le mie braccia con in mano i bicchieri. Mi guarda furba e dispettosa. «Scusa, dovresti allontanarti.» Io porto indietro la testa e maledico la mia idea sbuffando.

Alla fine la lascio libera che se la ride e torno ai fuochi. Lei mi passa uno dei calici. «Voglio fare un brindisi.» Annuisco e lei soddisfatta proseguo. «Alla follia, alla passione e al coraggio di lasciarsi andare.» Alza il suo calice e lo fa tintinnare con il mio guardandomi complice. Io attendo qualche secondo e alla fine cedo.

«Okay, ci sto.»

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora