Capitolo 10

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Enrico

Salgo le scale lentamente con un sorriso in faccia che non riesco a contenere.

Passo il resto della giornata con quell'espressione fischiettando, fino a quando gli operai del trasloco vanno via e posso rimettere le mie cose in ordine.

Odio il caos, l'incertezza. Adoro l'ordine, il fare le cose a modo mio. Sono organizzato e per Sergio tremendamente noioso e maniacale.

Finisco di sistemare i miei vestiti e metto le lenzuola bianche al letto a due piazze che si trova al centro della stanza che ho vinto a Sergio, quando abbiamo fatto carta forbice sasso per la stanza migliore. È quella che si affaccia sull'ingresso di casa e lo preferisco, è esposta a est quindi più temperata rispetto a quell'altra che invece guarda a nord. Certo lui ha la vista sulle montagne ma preferisco non sentire caldo o freddo.

Finisco di sistemare il piumone verde e chiudo l'anta dell'armadio bianco che riempie una parete intera. Mi trovo a mio agio in quest'ambiente con colori neutri, guardo soddisfatto il mio lavoro e poi l'orologio. Alcuni scatoloni sono posati sotto la finestra ancora chiusi, sono libri e foto e li sistemerò domani con calma, ci passo davanti uscendo dalla stanza. Avrei bisogno di una doccia ma prima voglio sapere come organizzarmi.

«Quando pensi che dovremmo scendere?» mi avvicino alla stanza del mio amico e mi appoggio alla cassettiera con il fianco, mentre aspetto la sua risposta. Intreccio le braccia sul petto mentre lo osservo in attesa. Sono trepidante e non vedo l'ora di rivederla. Anche questa stanza è quasi totalmente bianca se non fosse per le cose del mio amico che ora riempiono una libreria che corre sopra il letto con colori scuri.

Lascio stare le foto che già conosco e mi godo quella sensazione di casa che già respiro dopo appena mezza giornata. Questa è stata una splendida sorpresa. Quando Sergio mi aveva detto di voler cambiare casa non mi andava affatto.

Mi piaceva il nostro appartamento, in realtà molto simile a questo, e adoravo il quartiere. Poi era anche vicino all'ufficio, avevo già la tabella oraria della settimana in funzione della giornata: lunedì sveglia allesei, martedì sette e trenta e così via.

I locali a un isolato da casa erano perfetti per un aperitivo post lavoro, cosa che io adoro, per questo non riuscivo a capire il perché volesse traslocare. Ma Sergio è così. Impulsivo e dinamico. Quando prende una decisione importante ha la necessità di cambiare tutto il resto e io di malavoglia l'ho seguito. È mio amico dal primo anno di università e devo essere sincero il migliore che mi sia mai trovato.

Finisce di rifare il suo di letto con le solite lenzuola blu notte, non potremmo essere più diversi neanche nella scelta degli arredi.

«Dai Se' rispondi.» Attiro la sua attenzione persa chissà dove.

«Che vuoi che ne sappia.» Sbuffa ripiegando quell'angolo non perfettamente stirato. Anche lui ha le sue fissazioni maniacali. Batto il piede a terra e lui stende la coperta anch'essa blu sul letto perfettamente rifatto.

«Sei tu che la conosci. Pensi sia fissata con gli orari, sul fatto che tutto sia pronto ecc...» Potrebbe essere.

«Conoscevo. Che vuoi che ne sappia di chi è diventata.» Soddisfatto si tira su stiracchiandosi la schiena.

«Le persone non cambiano tanto.» Non lo credo davvero, l'ho anche detto a lei quando guardava Sergio stranita per la sua reazione.

«Stronzata, e lo sai.» Passa la mano nei capelli neri, mi oltrepassa verso la cucina. «Non capisco tutto questo tuo interesse, l'hai appena conosciuta.» Lo seguo e accetto il bicchiere d'acqua che mi porge.

«Lo so, ma...» cosa posso aggiungere: mi ha colpito, la trovo sexy. Perché lo è davvero, non in maniera vistosa ma cattura l'attenzione. La sua amica non era male, quando mi è sfrecciata sotto il naso ho comunque visto che è una bella ragazza ma Emma...

«Non giocare con lei!» I suoi occhi si alzano nei miei. Noto una sfumatura strana che non mi è chiara.

«L'ho appena conosciuta lo hai detto anche tu..» Poso il bicchiere stranito dalle sue parole. Non mi ha mai detto come comportarmi con una donna e in fondo tra i due sicuramente il santo non è lui.

«Lo so. E ho visto come le scodinzolavi dietro. Non è un bocconcino.» Beh questo è discutibile perché lo è, ma non era il mangiarla il mio obiettivo o comunque non l'unico.

«Perché tutto questo interesse?» Devo capire se c'è qualcosa dietro, non andrei mai con una tipa che piace al mio amico.

«Non ti sto dicendo di fare il santo ma non voglio assistere a te che te la scopi e poi passi ad altro, okay? Ci vivremo praticamente insieme.» Non credo sia solo per questo. Mi gratto il mento indeciso.

«In realtà non ho intenzione di scoparla e amen. Mi ha colpito molto e...» Il suo sopracciglio si alza mentre indifferente spegne il telefonino che teneva in mano.

«Ti ha colpito. Hmmm...» sorride e io annuisco. «Ma se non ha aperto bocca. Le sue tette ti hanno colpito.»

«Beh anche, come puoi non notarle.» Apro le braccia e le richiudo. E cazzo il suo culo era perfetto.

«Per non parlare del sedere, eh.» Non mi convince il suo sarcasmo.

«Okay, non potevo non notare quanto è bella. Ma si parte da lì, no? Cazzo, Sergio, non posso credere di star parlando di questo con te.» Lo seguo ancora mentre torna in camera. Accende le luci lungo il cammino ormai il sole è completamente sceso. «Quando mai tu ti preoccupi di capire come sono fatte quelle che ti porti a letto.»

Lo osservo tirare via la felpa e gettarla a terra.

«Non me ne fotte niente di cosa hanno dentro quelle che mi fotto ma ti sto chiedendo di non fotterti lei. Se provi qualcosa di serio va bene, fai pure. Altrimenti tienilo nei tuoi cazzo di pantaloni.» Si richiude la porta del bagno alle spalle e credo che il discorso sia chiuso.

«Okay. Fanculo.» Torno in salotto e mi siedo sul divano che si specchia nella finestra mostrandomi la strada fuori. «Cazzo. Ho detto che è interessante, non voglio sposarla, ma non voglio neanche scoparla e basta. Che cazzo gli è preso.» Cerco di sbollire la tensione. Quando fa così, che parla ma non mi dice tutto, mi fa uscire fuori di testa. Perché sono sicuro ci sia qualcosa sotto. «Fanculo.»

Una volta più calmo torno in camera per fare anche io una doccia. Mi spoglio lasciando tutto anche io a terra dopo li porterò nella stanza dove ho visto la lavatrice vicino la cucina.

Mi lascio andare sotto il getto dell'acqua e due occhi nocciola mi solleticano la fantasia. Sono di un colore così caldo che sembra caramello e poi le sue guance che si tingevano di rosa mi facevano davvero impazzire.

Io non credo nei colpi di fulmine e cazzo torno a dire che mi piacerebbe proprio avere sotto il mio il suo fisico minuto ma formoso. Sospiro alzando il viso verso il getto dell'acqua. La cosa strana è la sensazione che mi ha suscitato. Volevo proteggerla, aiutarla, non lo so bene. Comunque, non sono solo le sue tette ad attrarmi e sono del tutto intenzionato a scoprire cosa significa quel formicolio che sento allo stomaco quando le sono accanto.

Il suo dolce profumo di papaya era succulento e il suo ricambiare i miei sguardi sexy da morire.

Non sono il tipo da una scopata e via, quella è una prerogativa di Sergio. Ho avuto una cazzo di storia di tre anni, se lui è riuscito a durare tre settimane sono tante, quindi fra i due sono io quello raccomandabile e ho il diritto di capire cosa mi è successo questa mattina.

Ho finito di lavarmi e torno in camera sempre con gli stessi pensieri. Scelgo cosa indossare e lo faccio. Inizio dalle calze poi i pantaloni blu sportivi e, infine, il maglione verde scuro.

Aggiusto le maniche e mi guardo allo specchio. Passo la mano sul mio viso perfettamente rasato. Il sorriso è tornato e quella piccoletta ne è l'unica causa.

«Allora, andiamo!» Sergio urla dal salotto. Mi strizzo l'occhio soddisfatto.

«Arrivo!» Mi faccio sentire e mi avvio verso il mio nuovo sogno.

A volte l'amore fa dei giri immensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora