15. Lentamente

671 20 0
                                    

Il lunedí era stato sempre un giorno traumatico per me, nonostante fosse giorno libero, però oggi tirava un'aria diversa.

-oh ma buon giorno, ti vedo molto contenta- disse Miriam ancora in pigiama mentre entrava in cucina.
-eh si, oggi vado a pranzo da Simone- risposi sorridendo.
-lo stesso Simone antipatico e stronzo di qualche mese fa? Il Simone che ieri ti ha baciata davanti a tutti?- chiese facendo la finta tonta.
-si, proprio lui e lo so, sono incoerente, ma che ci vuoi fare- alzai le spalle, comunque io vado, ci vediamo questa sera.- dissi salutandola.

Uscii di casa e mi recai a piedi all'università per una bellissima, si fa per dire, lezione di pedagogia.
Per tutta la lezione cercai di concentrarmi sul programma pre-esame anche se certe volte la testa viaggiava e fantasticava su qualche altro argomento.
Dopo due ore mi recai in una seconda aula per svolgere altre due ore di lezione questa volta di diritto.
Quando finalmente finii, uscii dall'università il più in fretta possibile.
Appena misi il piede fuori, trovai l'audi nera parcheggiata proprio vicino al marciapiede.
Cosí entrai all'interno dell'abitacolo, tutto profumava di lui.

-ciao- dissi dandogli un bacio sulla guancia
-com'è andata a lezione?- chiese
-bene- dissi

Si avvicinó a me e mi baciò sulle labbra, ma il rumore del mio stomaco che brontola a per via della fame ci interruppe.

-colpa mia, non  ho fatto colazione stamani, ho bevuto solo un caffè- dissi, mi guardò con uno sguardo di disapprovazione.
-apri il cruscotto- disse e cosí feci -prendila, te l'ho portata apposta, ci avrei scommesso- continuò.
-grazie mille- dissi cominciando ad assaporare la barretta.

Dopo 20 minuti immersi nel traffico arrivammo a casa sua, che era molto vicina al palazzetto.
Parcheggiò la macchina nel garage e poi salimmo fino al terzo piano, dove abitava.
L'appartamento era molto grande e spazioso, la cucina era separata dalla sala da un muro.

-benvenuta- disse lui chiudendo la porta alle sue spalle. -vieni te la mostro- mi prese per mano e cominciò a farmi fare un tour completo.

Nel corridoio c'erano tre porte, nella prima c'era la sua camera da letto, nella seconda c'era il bagno molto grande e nella terza c'era una piccola camera per gli ospiti.

-davvero bella- dichiarai.
-grazie mille- rispose entusiasta
-dai siediti, così possiamo parlare tranquillamente mentre cucino- mi invitò.
-non mi piace stare con le mani in mano, ti do una mano e parliamo- risposi.

Così lui si occupò della pasta mentre io dell'insalata, avevamo una dieta specifica da seguire che era simile sul piano alimentare, quindi non fu difficile metterci d'accordo su cosa mangiare.

-sai all'inizio non mi eri per niente simpatico- confessai.
-ah davvero? Non me l'ero accorto- rispose ironico.
-molto spiritoso- dissi fingendo una risata.
-ora faccio il serio, tu mi piaci, ma...- lo fermai.
-ma dobbiamo fare le cose con calma- risposi al suo posto,
-era proprio quello che volevo dire, cioè non con troppa calma, ma sai ci conosciamo da poco.- disse grattandosi la nuca.
-e io sono pienamente d'accordo con te, perché anche tu mi piaci Simone, ma non voglio correre per poi rovinare tutto- dissi mettendogli una mano sulla spalla, lui si girò e mi guardò negli occhi e sorrise.
Si avvicinò a me e io mi alzai un po' in punta di piedi e ci baciammo, un bacio lento e desiderato.
-questo possiamo farlo oppure corriamo troppo?- chiese sussurrando sulle mie labbra.
-scemo- dissi spingendo le sue labbra contro le mie.

Quando fu tutto pronto, pranzammo con molta calma, poi insieme lavammo i piatti e le posate, poi andammo a sederci sul divano mettendo un film alla tv.

-dimmi qualcosa che ancora non so- propose.
-la pallavolo non fu la mia prima scelta da bambina- confessai, si sporse un po' guardandomi confuso. -diciamo che mi consigliarono di provare con la pallavolo, ovviamente non lo seguii inizialmente, poi per caso, i ritrovai con Daniele a giocarci al mare un paio di volte e me ne innamorai.-
-a quale età?- chiese.
-a 12 anni- risposi. -ora dimmi qualcosa che io non so- dissi.
-difficile questa, dovevo diventare un tennista, poi ho incontrato la pallavolo ed eccomi qui.- rispose lui.
-non ti vedo nelle vesti di un tennista- scherzai. -posso raccontarti una cosa, che non sa nessuno?- chiesi 
-certo, se ti fidi di me- disse.

Dopo quell'affermazione incominciarono a sorgermi dei dubbi, io mi fidavo di lui? Non sarei mai riuscita a rispondere subito, ma ci dovevo provare.

-ho sofferto e ancora oggi soffro di DPTS o anche chiamato PTSD- sospirai.
-cos'è?- chiese.
-disturbo post traumatico da stress- risposi. -può essere causato da varie cose e lo si riscontra soprattutto nei militari quando fanno missioni o vanno in guerra.- 
-e il tuo da cos'è causato, se posso chiedere- chiese.
-più di un anno fa feci un grave incidente con la macchina ero da sola in macchina, stavo tornando a casa dopo una gara, una macchina ne stava superando un'altra nella corsia opposta e mi prese in pieno.- sorrisi amaramente, mi sentii stringere di più.
-come ne sei uscita?- chiese.
-trauma cranico e rottura del crociato anteriore- dissi -e per recuperare del tutto ci misi sei mesi, ma ora mi sono ripresa al massimo, ma ancora oggi certe notti sogno l'incidete- confessai.
-mi dispiace- rispose dandomi un bacio tra i capelli stringendomi ancora di più.

Restammo abbracciati per un tempo indefinito, con lui mi sentivo al sicuro, forse stava diventando quel posto, il mio posto.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora