53. Non sei lui

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Il giorno dopo il mio compleanno andai a fare una passeggiata con Lily, per poi fermarmi in un negozio di animali, per comprare il necessario.
Presi una cuccia molto grande, del cibo apposta per la sua razza e delle ciotole.
Successivamente tornai a casa contenta di essere riuscita a prendre tutto ciò che serviva alla nuova arrivata.

Era circa l'ora di pranzo, quando suonarono al campanello, così andai ad aprire e mi ritrovai davanti Federico, con un mazzo di fiori.

-ciao- disse.
-entra- risposi mettendomi di lato e lasciandolo entrare in casa, ma si bloccò appena vide Lily, lo vidi inginocchiarsi e accarezzarla. -non serviva portarmi i fiori, mi hai fatto questo splendido regalo per il mio compleanno.- dichiarai.
-ehm... non sono stato io. E poi compleanno?- chiese non capendo. -perché non me l'hai detto che era il tuo compleanno?- continuò.
-perché alla fine il compleanno non lo festeggio- mentii. -e se non sei stato tu a regalarmelo, chi è stato?- chiesi.
-ah non lo so, io sono il tuo ragazzo, forse queste domande te le dovrei fare io. Sai quel tuo amico, come si chiamava?- ci pensò un attimo -ah giusto Simone, mi puzza, sai non penso voglia esserti amico, dovresti allontanarti- dichiarò.
-stai esagerando, magari sono state le ragazze della squadra- mentii nuovamente.
-stento a crederci, ma fa niente, come l'hai chiamato?- chiese alzandosi.
-Lilibeth- risposi prendo i fiori e mettendoli in un vaso, che dopo riempii d'acqua.
-bel nome- disse. -e comunque auguri per ieri- continuò baciandomi un bacio, però io rimasi distaccata e fredda, sbuffò.
-ora cos'ho fatto di male?- chiesi.
-non sei più te, non sei più la Camilla che avevo conosciuto a maggio- rispose alterato.
-le persone si scoprono poco alla volta e questa è la vera Camilla- risposi con il suo stesso tono.
-non ti sto più capendo, pensavo fossi dolce e tranquilla e non che ti stancassi subito di stare con una persona- disse incrociando le braccia.
-vuoi sapere perché sono così fredda con te?- chiesi.
-certo che lo voglio sapere.- rispose.
-sono così da quando hai rivelato la parte più stronza di te- dissi -quando quella sera alla partita, al posto di darmi il tuo appoggio, al posto di darmi una spalla su cui piangere, mi hai detto di allenarmi di più.- continuai -mi hai ferita, perché non sono parole che un fidanzato dovrebbe dire, non sono cose che lui mi...- mi bloccai.
-lui chi? Il tuo ex? Lui era diverso da me? Lui non diceva cosa dovevi migliorare? Lui non è me o io non sono lui?- chiese deluso dal paragone.
-non mi trattava come mi stai trattando tu in questo momento- risposi sussurrando.
-quando capirai che non siamo nel mondo delle favole fammi uno squillo- disse prima di aprire la porta e andarsene.

La cosa che odiavo di questa relazione era il suo comportamento, se ne andava e non affrontava mai il discorso, mi faceva impazzire e mi faceva soffrire.
Non era Simone, ma chiunque avessi trovato non sarebbe mai stato Simone.
Lui era dolce, divertente, premuroso, mi metteva sempre al primo posto, si prendeva cura di me, cercava di non farmi pensare la DPTS e quando avevo gli attacchi di panico riusciva a calmarmi.

Maledetto il giorno in cui l'avevo lasciato, maledetto il giorno in cui non gli parlai a Tokyo, ma ormai era troppo tardi, non potevo fare niente, ormai avevamo preso strade diverse e si sa che la maggior parte delle volte le strade sono a senso unico e non si può fare retromarcia.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora