42. Olimpiadi (capitolo di transizione)

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Dopo ben un mese di allenamenti a Monza insieme alla nazionale, due scali aerei, atterrammo finalmente a Tokyo, pronte per portarci a casa la medaglia.
All'uscita dell'aeroporto ci aspettava il pullman che ci avrebbe portato agli alloggi olimpici per gli atleti italiani.

Arrivati ci fecero il tampone e ci misurarono la febbre, dopo di che andammo ognuno nella propria stanza, per prepararci per la cerimonia di apertura.

La sera ci trovammo tutti nella hall con la nuova tuta firmata Emporio Armani, insieme andammo nello stadio Olimpico dove erano già presenti la maggior parte delle nazioni.

Alle otto di sera cominciò la sfilata e tra tutti noi 384 atleti lo vidi in compagnia di mio fratello, con il quale stava chiacchierando, ci guardammo per un nano secondo, poi lui distolse lo sguardo guardando altrove.
La cerimonia finii alle undici circa, così pian piano tornammo tutti in hotel.

Andai nella terrazza e mi sedetti su un divanetto a fissare Tokyo illuminata di notte.
Sospirai più volte, poi sentii l'altra parte del divanetto abbassarsi e nell'ombra o vidi.
Restammo in silenzio fin quando non mi alzai per rientrare.

-Cami parlami, ti prego, non ce la faccio più senza di te- disse lui boccandomi per il braccio.
-mi dispiace- dissi con le lacrime agli occhi, mi liberai dalla sua presa e corsi in camera.

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Il 25 luglio giocammo la nostra prima partita contro la Russia, che vincemmo 3 a 0.
La seconda partita la giocammo contro la Turchia e nonostante un set vinto da loro, gli altri tre set li vincemmo noi.
Il 29 luglio giocammo l'Argentina vincendo nuovamente 3 a 0.
La nostra penultima partita dei turni preliminari fu contro la Cina, che purtroppo fu vinta da loro 3 a 0.
L'ultima partita prima dei quarti di finale fu il 2 agosto contro gli Stati Uniti, che perdemmo 3 a 2.

Nonostante le due partite perse ci qualificammo seconde tra il nostro girone.

I quarti di finale li giocammo contro la Serbia  il 4 agosto, ma il nostro percorso olimpionico si fermò lì con tre set vinti dalla squadra avversaria.
I ragazzi contavano su di noi, siccome il giorno prima loro avevano perso ai quarti contro l'Argentina.

La cerimonia di chiusura fu una cosa indimenticabile, ma ora era il tempo di tornare ad allenarsi per gli Europei, sperando che sarebbero andati meglio delle Olimpiadi.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora