54. Scusa

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Oggi l'allenamento sarebbe stato sia la mattina che il pomeriggio, cosí dopo aver fatto una sana colazione, aver riempito la ciotola d'acqua e messo i croccantini a Lily, andai al palazzetto, pronta per l'allenamento in sala pesi.
Era importante anche per noi ragazze avere forza nelle braccia e nelle gambe, cosí l'allenatore decise di farci aumentare le volte che avremmo usato i pesi.

-buongiorno- dissi entrando in spogliatoio.
-ciao Cami- disse Alexandra salutandomi.
-le altre?- chiesi vedendo che c'eravamo solo noi due.
-sono già in campo- rispose
-sono in ritardo?- chiesi un po' preoccupata.
-no no, ma volevano riscaldarsi un po' prima di andare in sala pesi- rispose
-capito, grazie-

Mi cambiai velocemente, mi feci una coda alta e poi insieme alla mia compagna andammo dalle altre.
Ci aggiungemmo a loro, ma dopo circa mezz'ora l'allenatore ci disse che era giunti in momento della sala pesi.

Successivamente a pranzo io, Giorgia e Alexandra andammo a casa mia, così intanto che io cucinavo, Giorgia si offrì di portarla a passeggio e quando tornarono pranzammo con un po' di pasta e una bistecca.

Salutammo Lily, che restò a casa e ritornammo ad allenamento.

Finimmo alle 20:30, così decisi di andare da Federico, volevo chiedergli scusa per la litigata che avevamo affrontato il giorno precedente.

-ciao- dissi appena aprì la porta.
-entra- disse freddo e distaccato. Entrai in casa sua, per poi togliermi il cappotto e posare la borsa per terra vicino all'entrata. -hai già cenato?- chiese.
-no, ma tranquillo- risposi.
-stavo per ordinare una pizza, se vuoi la prendo anche per te- rispose.
-va bene, grazie- sorrisi appena.

E così dopo mezz'ora cominciammo a mangiare, con un silenzio che stava durando più del previso.

-perché sei venuta qui?- chiese prima di mettere l'ultimo pezzo di pizza in bocca.
-perché ti volevo chiedere scusa, sono stata una stronza ieri.- confessai.
-e menomale che te ne sei accorta- sussurrò.
-non volevo ferirti- continuai.
-ma l'hai fatto- rispose con tono arrogante.
-anche tu mi avevi ferita, ma non ti sei comportato da uomo chiedendomi scusa- risposi a tono.
-almeno io non ti ho paragonata con qualche mia ex- disse.
-mi dispiace okay?- chiesi.
-se vuoi veramente il mio perdono, allontanati da Simone e forse lo avrai.- disse.
-no, Simone è mio amico, non posso fargli questo- risposi.

Per una volta che io e Simone stavamo riprendendo i rapporti, per una volta che non scappavo dalla persona che amavo ero costretta ad allontanarlo.

-oh si, invece fai come dico io- si alzò in piedi sbattendo le mani sul tavolo.
-no, non sei il mio capo, non sei il mio padrone.- mi alzai anche io -e di sicuro non sottostò alle tue regole del cazzo- risposi e fu in quel momento che sentii la guancia pulsare, mentre il suono di uno schiaffo di propagava nell'aria. -bastardo, sei un bastardo- le lacrime cominciarono a uscire come cascate.
-tu fai quello che ti ho detto, hai capito?- urlò prendendomi per il collo.
-lasciami andare- dissi annaspando, ma non mollò la presa. -lasciami- urlai e in quel momento tornò in lui mollandomi.

Si girò di spalle e sospirò più volte.

-scusa, non l'ho fatto apposta, è capitato. Mi dispiace, io ti amo- disse, ma io mi girai, presi il cappotto e la borsa e uscii da quella casa.

Piangendo andai in macchina e partii per tornare a casa al più presto.
Appena arrivai, aprii subito la mia porta e corsi in camera seguita da Lily.
Mi sedetti sul letto incrociando le gambe, mentre lei salì sul letto e mise la testa sulle mie gambe guardandomi.
Le accarezzai la testa, continuando a piangere.

-ha detto che non l'ha fatto apposta. Era solo arrabbiato- sussurrai. -ha detto che mi ama-. continuai. -non l'ha fatto apposta.- 

La guancia faceva ancora male e il collo pulsava dal dolore.
Speravo soltanto che non comparissero i lividi, perché in quel caso non avrei saputo spiegare il perché.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora