46. Proviamoci

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Dopo gli Europei tornammo a casa, mentre la nazionale maschile giocava i suoi europei, che a dirla tutta stavano andando bene.
Stavo appunto guardando i quarti di finale quando sentii bussare al campanello, così andai ad aprire.

-oh, ciao Fede, che ci fai qui?- chiesi.
-so che è tardi, ma ti va di fare un giro?- chiese.
-si, va bene. Aspetta che metto le scarpe- dissi facendolo entrare in casa.

Andai in camera a prendere una felpa, misi le scarpe e poi insieme a Federico uscimmo di casa.

-volevi parlarmi di qualcosa?- chiesi.
-si, ma prima sediamoci- rispose, così andammo in un piccolo parco e ci sedemmo.
-allora?- chiesi
-eh che non so come dirtelo.- dichiarò.
-dillo e basta, perché io non ho ancor capito- risposi e ciò che fece fu baciarmi. -c...cosa significa?- chiesi sussurrando.
-mi piaci Camilla, cavolo se mi piaci. So che tu sei uscita da poco da una relazione, ma proviamoci. Non sarò mai lui, ma io voglio renderti felice- confessò.
-Va bene, tu sei la prima persona che ho conosciuto qua, mi sei sempre stato sempre vicino e mi hai fatto sorridere .- dissi, me ne sarei pentita quasi subito, ma quello era il primo passo per tornare alla normalità senza rimanere aggrappata al mio passato, cioè Simone.

Chiacchierammo un altro po' prima di ritornare a casa. 

-buona notte- dissi alla porta.
-buona notte a te Cami- disse dandomi un bacio casto per poi entrare in macchina e andare via.

Quando entrai in casa scrissi subito a Miriam, che a quanto pare scioccata dalla notizia, decise di chiamarmi.

-che cosa vuol dire ciò che mi hai scritto?- chiese.
-che io e Federico ci stiamo provando, come mi avevi detto tu- risposi alzando le spalle, la sentii sospirare.
-si ma io ti avevo detto di provarci nuovamente con Simone, non di metterti con quel cascamorto.- rispose alzando di poco il tono della voce.
-Federico non è un casca morto e poi con Simone è finita per sempre...- dissi -forse- sussurrai.
-cosa?- chiese.
-niente, buona notte Miriam, ci vediamo il 27 a Roma- risposi.
-buona notte Lavia- disse ridendo chiudendo la chiamata.

Il giorno dopo andai ad allenamento, la mattina facemmo un po' di pesi, mentre la pausa pranzo la feci insieme a Federico in un ristorante non tanto lontano dal palazzetto.

-come stanno andando gli allenamenti?- chiese.
-bene, un po' stancanti- risposi. -te com'è a lavoro?- chiesi curiosa.
-bene, oggi pomeriggio ho degli appuntamenti per degli appartamenti in vendita- disse.
-cosa volete ordinare ragazzi?- chiese un cameriere.
-per me un'insalatona- risposi.
-per me una tagliata- disse il ragazzo dinanzi a me.
-a bere?- chiese.
-va bene dell'acqua grazie- rispose, il cameriere si appuntò tutto e andò via.

Finito di pranzare Federico mi riaccompagnò al palazzetto.

-ci vediamo dopo?- chiesi ancora in macchina.
-dopo ho una riunione, facciamo domani mattina?- chiese lui.
-va bene.- risposi. Ci scambiammo un leggero bacio, uscii dalla macchina e andai dalle altre ragazze che mi guardavano scioccate.
-che c'è?- chiesi.
-ti sei fidanzata e non ci hai detto niente?- chiese Alexandra.
-si ma da pochissimo, non voglio che si sappia in giro.- risposi.
-allora noi avremmo la bocca chiusa- disse Giorgia facendo finta di chiudersi la bocca con una finta zip.

Tornammo quindi ad allenarci, ma questa volta in campo.
Facemmo un sacco di ricevuto, per allenarci sulla difesa e poi ci spostammo verso l'attacco.

-ragazze venite qui- disse il  nostro allenatore. -quest'anno, come già sapete, il campionato inizierà il 9 ottobre. Voglio che voi ce la mettiate tutta- continuò.
-va bene coach- rispondemmo tutte quante assieme.
-bene ora continuate ad allenarvi, forza- batté le mani facendoci ritornare in campo.

Sarebbe stata una lunga stagione.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora