48. Non senti che tremo mentre piango

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Oggi avevo un appuntamento con Federico, o meglio dire, dovevamo andare a fare colazione fuori insieme.
Mi squillò il telefono, segno che il mio ragazzo era qua davanti che mi aspettava nella sua graziosa macchina, così misi un paio di scarpe al volo e uscii di casa.

-ciao- dissi entrando in macchina dandogli successivamente un bacio a stampo.
-buongiorno, dormito bene?- chiese.
-da dio, tu?- risposi.
-bene, dai andiamo che ho fame- disse accendendo la macchina e partendo.

Durante il viaggio stemmo in silenzio, nessuno di noi parlò, anche perché nessuno aveva qualcosa da raccontare.
Il mio unico pensiero e il mio unico terrore era quello di incontrare Simone per le strade di Perugia, siccome avevo scoperto da poco, che questa stagione l'avrebbe giocata con il Sir.

-sei particolarmente silenziosa- disse appena uscimmo dalla macchina.
-no è che stavo pensando- risposi cercando di scollegare la mente da Simone
-a cosa pensavi?- chiese curioso.
-ehm- sorrisi non sapendo cosa dire -pensavo all'allenamento che faremo oggi pomeriggio- risposi.
-capisco, vedrai che andrà bene- disse prendendomi la mano e incamminandosi verso il bar, nel quale avremmo fatto colazione.

Quando arrivammo, ci sedemmo e successivamente ordinammo due brioches e due cappuccini.
Cominciammo a chiacchierare e certe volte, mostrava affetto prendendomi la mano o guardandomi intensamente negli occhi.

-sei bellissima oggi- disse prima di mordere la brioches, sentii le mie guance andare a fuoco.
-grazie- risposi in imbarazzo, poi bevvi un sorso di cappuccino e quando riposai la tazza sul tavolo, lui cominciò a ridere. -che c'è?- chiesi non capendo.
-aspetta- disse, si alzò venne verso di me e mi baciò le labbra. Lo sbaglio più grande che feci fu quello di aprire gli occhi e vedere in quel momento l'unica persona, che speravo di vedere il più tardi possibile. -avevi della schiuma sulle labbra- dichiarò sorridendo, poi guardò l'orologio e sbuffò.
-il lavoro ti chiama?- chiesi.
-si- rispose -ma ci vediamo sta sera a casa mia?- chiese.
-okay, non passarmi a prendere, vengo direttamente io appena finisco allenamento.- risposi.
-va bene- finì in fretta di bere il cappuccino, prese la brioches in mano, mi diede un bacio e andò via, non prima di essere andato in cassa a pagare.

Mi alzai dal tavolo cercando di uscire il più veloce possibile, ma purtroppo una mano mi bloccò.

Sbuffai.

POV SIMONE

-Camilla- sussurrai.
-ti prego- rispose mentre qualcosa dentro di me si rompeva sempre di più.
-sei andata avanti?- chiesi cercando di negare dentro di me l'evidenza.
-faceva troppo male non andare- constatò, tratteneva le lacrime, si vedeva, ma voleva fare la forte, come aveva sempre fatto.
-io ti amo- dissi a bassa voce.
-mi dispiace- rispose.

"Mi dispiace"

Questa fu l'ultima parola prima di uscire da quel maledetto bar.
Era definitivamente finito il nostro "noi", no esistevamo più, eravamo diventati due sconosciuti, o quasi, perché io non riuscivo a dimenticarla.
Mi aveva segnato dentro, come indelebile si era segnata nel mio cuore e non poteva più essere cancellata.

Uscii anch'io dal bar, presi la macchina e andai a casa.

POV NARRATORE

Lei arrivata a casa, cominciò a piangere, come non aveva mai fatto.

Lui arrivato a casa distrusse tutto ciò che lo circondava, le nocche si tinsero di rosso nel momenti in cui colpì violentemente il muro.

Urlarono entrambi, lei in silenzio, lui tirò fuori tutta la rabbia e tutta la tristezza che si era insediata dentro di lui.

Lei cercava di riprendere fiato, pensando a Federico.
Lui invece cercava di far cessare la rabbia pensando, che un giorno, prima o poi, avrebbe dimenticato Camilla.

Entrambi però sapevano una cosa.
Entrambi sapevano che l'amore che provavano l'uno per l'altra non sarebbe mai cessato.
Entrambi speravano in un loro ritorno, nonostante lei avesse intrapreso una strada diversa, con lo scopo di dimenticarlo.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora