55. Lividi

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Nei giorni successivi non lo vidi, da una parte avevo paura che lo rifacesse, ma una piccola parte di me era sicura delle sue parole.

Per fortuna oggi non avevo avuto allenamento, perché che non la voglia di sorridere davanti alle ragazze non c'era.
Presi una pillola antidepressiva, sperando che mi cambiasse l'umore.

Il sole era andato via da qualche ora, guardai l'orologio che segnavano le sette di sera, fra poco avrei preparato da mangiare e poi sarei andata a farmi un ultimo giro co Lily per farle fare i suoi bisogni.

Per cena mi preparai un'insalatina veloce.

-dai Lily, andiamo- dissi mettendole il guinzaglio prima di uscire di casa.

Facemmo una passeggiata nell'isolato e quando cominciai a sentire la stanchezza farsi strada tornammo a casa.
Mi bloccai quando dinanzi al portone del palazzo vidi Federico.

-che ci fai qui?- chiesi.
-possiamo parlare dentro?- chiese, annuii aprendo il portene, per poi arrivare al piano di casa mia e aprire la porta. -senti Cami, mi dispiace, non l'ho fatto apposta, ero arrabbiato.- rispose.
-io non picchio la gente quando sono arrabbiata.- incrociai le braccia dopo aver posato il telefono sul tavolino all'entrata. 
-quante volte te lo devo dire, non l'ho fatto apposta.- il tono della sua voce divenne alterato.
-basta urlare. Cazzo Federico, mi hai tirato uno schiaffo, mi hai preso per il collo. Sono stata male, ho dei lividi sul collo da far paura.- delle lacrime cominciarono ad uscire, cadendo sulle mie gote.
-mi dispiace, okay?- chiese prendendomi per il polso. -lo sai che le cose tra noi sono cambiate, tu sei cambiate nel momento in cui è comparso Simone. Per il bene della coppia lascialo andare, allontanalo il più possibile da te.- disse 

Fu proprio in quel momento che mi arrivò un messaggio. Si girò verso il mio telefono e lo prese il mano, fece un sorriso amaro, mi guardò e poi la sua si strinse ancora di più sul mio polso. 

-dovevate vedervi?- chiese mentre girava il telefono verso di me.
-n..no- dissi con voce tremante.
-e secondo te dovrei crederti?- chiese, i suoi occhi sembravano fuoco puro. Non l'avevo mai visto così arrabbiato.
-oggi non sono andata ad allenamento- risposi -sono rimasta tutto il giorno a casa- continuai.

Riuscii a liberarmi dalla sua presa, ma mi prese per i capelli, facendomi cadere a terra.
Lily cominciò ad abbaiare, mentre Federico cominciò a tirarmi calci nello stomaco, sulle braccia e sulle gambe.

-basta, ti prego- lo supplicai. -mi fai male- continuai con le lacrime che mi offuscavano la vista. 

Dopo un po' si fermò, mi prese il viso, stringendolo nella sua mano.

-allontanalo da te e vedrai che non ti farò più niente- disse
-te lo prometto- sussurrai
-bene- rispose prima di uscire di casa sotto i continui abbai di Lily, che dopo mi raggiunse.

Pian piano cercai di alzarmi, andai in bagno e nel lavandino sputai sangue.
Con le mani tremanti mi spogliai, guardai allo specchi le parti arrossate del mio corpo, dove sicuramente sarebbero comparsi i lividi.

I giorni successivi ad allenamento misi i manicotti alle braccia, le calze lunghe e le ginocchiere di mezza lunghezza, così da non far vedere niente.
Incominciavo ad avere paura di questa parte di Federico, ma una parte di me continuava a ripetersi che non lo faceva apposta, che lui aveva detto che mi amava, che era solo rabbia, che non era in lui, che tutto questo era per colpa mia, che dovevo prendermi le colpe, perché se non avessi riallacciato i rapporti con Simone, adesso non sarebbe successo tutto qeusto.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora