Passarono alcuni giorni dall'ultimo episodio e dicembre era quasi alle porte.
Avevo perdonato Federico, inoltre, gli chiesi scusa, avevo sbagliato anche io, ma una promessa continuava a pervadere la testa, così presi quella decisione che non avrei mai preso a mente lucida.
Lo chiamai, chiamai Simone, avevo bisogno di stare con lui, di parlargli.
Così ci demmo appuntamento alle 21 a Perugia, ma lontano da occhi indiscreti. Parcheggiai la macchina vicino a una panchina, presi anche Lily e mi sedetti guardando la città più magica che abbia mai visto.
Dopo qualche minuto sentii una macchina arrivare, un motore spegnersi e una porta chiudersi.
Non mi girai, non ne avevo il coraggio.
Si sedette vicino a me e cominciò a carezzare la testa di Lily.-tieni- gli passai il barattolino di pasticche antidepressive. -così sono che non le prenderò più, voglio finirla di rovinarmi.- continuai, lo sentii sospirare.
-avevi smesso di prenderle. Perché hai ricominciato?- chiese lui prendendomi la mano.Fu in quel preciso istante che mi girai.
-perché la DPTS rimane, ma la depressione in se va e viene, ed ritornò quando me ne andai da Trento- risposi alla sua domanda.
-posso dirti due segreti?- chiese guardandomi negli occhi, così annuii. -il giorno che eri partita, ero venuto da te, volevo lottare per noi, ma era troppo tardi, te n'eri già andata- dichiarò -eri partita da pochi minuti- continuò.
-Mi dispiace per come sono andate a finire le cose fra di noi- abbassai la testa.
-potremmo ritornare- disse alzandomi il mento, ma negai.
-ti ho fatto venire qua perché questo è un addio. Federico ha detto che le cose tra me e lui non stanno andando bene da quando sei ritornato nella mia vita, così gli ho promesso che non ti avrei più rivisto.- dichiarai mentre delle lacrime amare mi rigavano le guance.
-ti ha fatto qualcosa?- chiese, ma negai.
-no- sussurrai con voce tremante
-ripeto, ti ha fatto qualcosa?- ripeté.
-Tranquillo, ha detto che non l'ha fatto apposta, è capitato, era arrabbiato.- risposi.
-dove?- chiese, mi tolsi la sciarpa facendogli vedere i segni sul collo, poi tolsi il cappotto, alzai le maniche del maglione e gli feci vedere le braccia. -e questo è non farlo apposta? E questo è capitato?- era incazzato, molto incazzato.
-ma lui mi ha detto che non l'ha fatto apposta.- ripetei.
-è la prima volta che succede?- chiese, ma negai. -io lo ammazzo- si alzò incazzato.
-no Simone, ti prego, non voglio che succeda qualcosa- lo pregai, ma la furia che era in lui non lo fece ragionare, così partì in fretta per casa sua, perché si, sapeva dove abitava.Salii in macchina, non prima di aver messo dietro Lily e poi partii seguendolo.
Arrivai sotto casa del mio fidanzato, lo vidi scendere e correre al campanello, così parcheggiai di fretta e male, prima di uscire per affrettarmi ad arrivare da lui, lasciando Lily in macchina.-Simone ti prego non fare cazzate- lo pregai nuovamente.
-ora se la deve vedere con me- disse lui.Federico aprì la porta, passò lo sguardo da me a Simone, ma quest'ultimo non gli diede il tempo di fare qualsiasi cosa che lo prese per il colletto della maglia e lo sbatté al muro.
-pezzo di merda, sei un bastardo- disse Simone incazzato.
Arrivò così il primo pugno a Federico.
Non potevano competere di altezza, ma Federico aveva fatto box da piccolo, e la mia paura era quella che facesse male a Simone.Incominciarono così a picchiarsi.
Presa dal panico, chiamai alcuni compagni di squadra di Simone.-Camilla è successo qualcosa?- chiese Roberto, il primo che rispose.
-S...Simone e Federico si stanno picchiando, ho paura- cominciai a piangere.
-mandami la posizione, arrivo con Seba- rispose e così dopo che staccai la chiamata gli mandai la posizione.Dopo circa cinque minuti vidi una macchina arrivare, dalla quale, successivamente uscirono Rob e Seba.
Che corsero a dividere i due che intanto continuavano a picchiarsi.-non finisce qua stronza di merda, ricordatelo- urlò Federico, che era tenuto da Roberto.
Simone riuscì a liberarsi dalla presa di Sebastian e gli tirò un cazzotto in pieno volto.
-non provare più a fare una cosa del genere alla persona che amo- disse prima di girarsi verso di me. -andiamo, Seba prendi la mia macchina, ci vediamo domani mattina in questura- continuò.
-no, no Simo, ho paura- confessai.
-tranquilla, ci sono io- mi abbraccio.Entrammo in macchina e partimmo per andare a casa mia.
Appena arrivammo lo feci sedere su una sedia in cucina, andai a prendere la cassetta con il kit medico e cominciai a medicarlo.-posso vederli?- chiese quando finii. Sospirai annuendo, mi tolsi il maglione rimanendo in reggiseno. Toccò le parti di pelle coperte dai lividi, mentre io rabbrividii al solo pensiero di quelle serate passate a piangere dal dolore.
Cominciai a piangere, mi scansai da lui rivestendomi.
-non ce la faccio- dichiarai mettendomi le mani nel capelli.
Simone si alzò dalla sedia e mi abbracciò senza dire niente, mi strinse a se, per farmi capire che lui ci sarebbe stato sempre.
-ti amo Camilla, non permetterò a nessun'altro di farti del male- sussurrò prima di darmi un bacio tra i capelli.
Restammo così abbracciati nel silenzio della notte, mentre le mie lacrime bagnavano la sua maglia e le sue braccia mi cullavano, cercando di farmi calmare.
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NEL BENE E NEL MALE - Simone Giannelli
FanfictionDal capitolo 4: -Il gatto ti ha mangiato la lingua?- chiese scherzando, non risposi.-hey, stai bene?- chiese un po' preoccupato. -mi sento morire- risposi con un filo di voce sentendo il fiato corto -non ti preoccupare, ci sono io- disse abbraccian...