16. Un piano

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Era la vigilia di Natale, quest'anno non l'avrei passato con la mia famiglia, ma sarei andata da loro a Capodanno.
Le ragazze che abitavano più vicine alle loro città decisero di partire, tra cui Miriam, che mi lasciò sola.
Il tintinnio del telefono mi deve risvegliare dai miei pensieri, presi in mano il cellulare e vidi che c'era un messaggio su WhatsApp.

Simone🏐:
Hey, so che non andrai in Calabria
per Natale.

Già, starò sola soletta
qui a Trento

Che ne dici se ti passo a
prendere e vieni su a Bolzano?

Da te?

Si, cioè dalla mia famiglia.

Sicuro che non disturbo?

Stai tranquilla, non disturbi.

Intanto aprimi che sto congelando.

Meglio che non faccia domande.

Andai di corsa ad aprire il portone e la porta a Simone.

-buongiorno- disse schioccandomi un bacio sulle labbra.
-ora tu spiegami, uno cosa mi devo portare, due perchè non mi hai avvisato prima se lo sapevi già.- dissi facendo avanti e indietro per il salotto.
-ora calmati, mi stavo scrivendo con tuo fratello e me l'ha detto- rispose semplicemente
-il fatto che tu ti scriva con mio fratello non mi convince, ma a parte questo, non dovevi scomodarti, sarei stata benissimo a casa da sola o sarei andata con quelli che non sono partiti per via della partita di domani.- dissi
-mia mamma è entusiasta di conoscerti- strabuzzai gli occhi alla sua affermazione.
-che... che hai appena detto?- chiesi balbettando un po'.
-le ho solo detto che avrei portato una persona speciale- disse alzando le spalle.
-i...io sarei la persona speciale?- chiesi.
-e chi se no? Mia nonna?- chiese prima di darmi un bacio e andare verso camera mia.

Lo seguii, vidi prendere un borsone, metterci dentro dei vestiti a casaccio e poi un vestito, anzi no, il vestito, quello che comprai l'anno scorso per il matrimonio di una mia amica di Bergamo, ma che non misi per varie insicurezze.

-che stai facendo? Posalo- ordinai.
-non ci penso nemmeno, questo tu lo metterai domani a pranzo che si va al ristorante.- rispose
-no- dissi strappandoglielo di mano e rimettendolo nell'armadio.

Lo cacciai dalla stanza per riprepararmi il borsane da sola.
Dopo circa mezz'ora di indecisioni uscii dalla camera.

-possiamo andare- affermai, così uscimmo di casa non prima di essermi assicurata di aver chiuso a chiave casa.
-pronta a conoscere la famiglia Giannelli quasi al completo?- chiese.
-non siamo neanche fidanzati e già mi fai conoscere la famiglia, mi sento onorata, ma sono anche molto agitata- dissi
-tu sei un controsenso in tutto e per tutto- disse, aprendomi lo sportello della macchina.
Intanto che io salii, mi sfilò il borsone dalla spalla e lo mise nei sedili posteriori insieme al suo. Poi chiuse il mio sportello, fece il giro e salí mettendo in moto la sua Audi nera.

Il viaggio durò circa due ore, perchè essendo in piena stagione sciistica le autostrade erano piene di persone che a andavano a fare la settimana bianca.

Bolzano era stupenda, almeno da quello che ho visto in macchina, arrivammo dinanzi a una casa di medie dimensioni.
Simone aprí il cancello d'entrata con un telecomando e poi entrò.

-siamo arrivati- disse risvegliandomi dal mio stato di trans.
-oddio e se non vado bene?- chiesi impanicata.
-Camilla- disse
-e se non piaccio a tua mamma? Mio dio, pensa se mi avvelena il piatto per salvarti da me.-
-Camilla-
-mamma mia, magari non piaccio a tua sorella o magari non mi accettano perchè ho il DPTS- dissi
-Camilla, tu sei apposto cosí, ti accetteranno cosí come sei, anche con il DPTS.- disse rassicurandomi.
-sicuro?- chiesi
-sicuro- rispose baciandomi.

Uscimmo dall'auto e mano nella mano andammo verso casa sua.
Lui bussò alla porta aspettando che qualcuno venissi ad aprirci.

-oh ma buongiorno- ci venne ad aprire una signora
sulla cinquantina. -piacere sono Luciana (non ci sono informazioni sulla mamma di Simone, il nome è puramente inventato), la mamma di Simone- disse porgendomi la mano che strinsi immediatamente.
-Camilla, molto piacere.- risposi sorridendo.
-venite, accomodatevi- rispose facendoci passare per entrare in casa.

La casa era molto soaziosa e ben accogliente, si sentiva profumo di mela e cannella, il mio preferito.

-oh ciao Simo- disse sua sorella abbracciandolo.
-ciao Marty- rispose il fratello, gli occhi di Martina scivolarono su di me.
-tu dovresti essere Camilla- annuii.
-si sono io piacere- sorrisi timidamente.
-papà?- chiese il minore de figli.
-sta arrivando, è uscito a fare una passeggiata, dovrebbe arrivare a momenti.- rispose la madre. -comunque presumo che voi dormiate assieme, questa notte- disse la madre di Simone.
-ehm...- stavo per rispondere quando il ragazzo acconto a me mi precedette.
-si si, non ci sono problemi- disse.

Il padre di Simone arrivò dopo cinque minuti, dopo di che cominciammo a pranzare.
Pomeriggio decidemmo di andarci a fare un giro, io Martina e Simone.
Girammo in centro fin quando non i bloccai in mezzo a una piazza, al centro c'era un pianoforte che nessuno suonava, sopra di esso c'era un cartello con su scritto "non avere paura, suona, mostra chi sei" ovviamente tradotto anche in inglese e tedesco, così mi avvicinai lasciando la mano del ragazzo.
Mi sederti, guardai il piano in tutta la sua bellezza, sospirai e cominciai a suonare.

POV SIMONE

Camilla lasciò la mia mano, andando verso il pianoforte posto al centro della piazza.
Lo guardò, lo contemplò, poi posò le sue dita fine sui tasti e cominciò a suonare 'Nuvole Bianche'.
In quell'istante tutti si girarono verso di lei.
Rimasi sbalordito da tutto ciò, non sapevo minimamente che sapesse suonare uno strumento come quello.
Mi avvicinai portando con me mia sorella.

-non mi avevi mai detto che sapesse suonare il piano- sussurrò.
-è una sorpresa anche per me- risposi sbalordito.

È come se nel momento stesso in cui toccò il piano si catapultò in un mondo parallelo, come se le orecchie si fossero tappate, le dita abbiano cominciato a viaggiare da sole sul quella tastiera.
Attorno a lei si formò una cerchia di persone che ascoltavano il suono della melodia, la vidi alzare la testa e fissarmi, mi guardava intensamente, le sue iridi blu si mescolarono alle mie, mi sorrise e io feci lo stesso, poi abbassò la testa e continuò a suonare, fin quando non terminò.
Lei si alzò in imbarazzo sotto l'applauso di tutti, pian piano si avvicinò a me e mi abbracciò, la strinsi forte a me, mi chinai giusto un po' per sentire il suo piccolo pianto farsi strada.

-vuoi andare?- chiesi capendo che forse era un argomento troppo complicato da affrontare, annuii debolmente -okay- risposi facendo segno a mia sorella.
Tornammo a casa, portai Camilla in camera mia, ci stendemmo sul letto.
-sei stata strepitosa, non sapevo che sapessi suonare.- dissi dopo minuti di silenzio.
-ho abbandonato il piano dopo che mia nonna è morta- rispose guardando il soffitto.
-perchè?- chiesi.
-perchè non aveva senso continuare senza colei che mi aveva insegnato tutto- disse sorridendo tristemente.
Non dissi niente l'abbracciai dandole un bacio sulla testa, lei si strinse a me facendosi piccola.
Di quel momento non volevo cambiare niente, volevo portarmelo dentro, stampato nel cuore con tutte le imperfezioni che ci rendevamo perfetti.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora