98. E se ci risposassimo?

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Il 16 dicembre era già arrivato, e con quello anche la mia partenza per Trento.
Il giorno prima Simone chiese il permesso di poter venire con me in macchina, così d'avere un aiuto in più con il piccolo di casa.
E così nel pomeriggio arrivammo a destinazione.
Tutto il 17 mattina lo passai con Elena che alla vista del piccolo Andrea si commosse.
Il pomeriggio alle 15:45 iniziò al partita.
Come tutti feci la fila per il biglietto, prima di entrare misi le cuffie per il rumore ad Andrea e poi andai a sedermi in tribuna, dove non c'era il rischio che arrivasse la palla.

L'arbitro fischiò l'inizio della partita.
Durò mediamente tanto, entrambe le squadre non avevano voglia di perdere.
Ad un certo punto vidi Simone avvicinarsi all'arbitro cominciando a litigare.
Partirono i fischi da parte della tifoseria del Trento.
Dopo un po' fui costretta ad andare verso gli bagni, perché il piccolo cominciò a piangere, in più tutta quella pressione su mio marito da perte della sua ex tifoseria non mi faceva stare tranquilla.

Dovetti cambiarli solo il pannolino, ma divenne un'impresa possibile in quanto io ero messa peggio di mio figlio con il pianto.
Cercai di calmarmi, prima di ritornare a vedere la partita, ma appena uscii dal bagno vidi i ragazzi del Sir andare verso gli spogliatoi con uno sguardo amareggiato, avevano appena perso.
Simone si guardò in torno, poi mi vide e a quel punto venne verso di me. Diede un bacio sulla fronte sia ad Andrea che a me.

-che è successo Camilla?- chiese preoccupato.
-niente, perchè?- chiesi io di ritorno.
-hai pianto?- chiese, a quel punto scoppiai di nuovo in una valle di lacrime.
-sinceramente non neanche perchè io stia piangendo, forse sono ancora gli ormoni, però vedere tutti i tifosi del Trento che ti fischiavano contro, che fino a tre anni prima ti acclamavano come se tu fossi il loro re mi fa stare male.- risposi
-mi asciugò le lacrime, stai tranquilla amore mio, facciamo così, chiedo se è possibile andare in hotel ora e poi per le otto andiamo da tuo fratello per cena. Okay?- chiese premuroso.
-va bene, ti amo- dissi
-anche io- rispose scomparendo nello spogliatoio.
Dopo qualche minuto ricomparve con il borsone in spalla.

Poggiai Andrea nella carrozzina e ci avviammo verso l'uscita adibita per i giocatori, prendemmo la macchina e andammo in hotel.

-si è addormentato- dissi guardando nostro figlio nella culla.
Pian piano, cercando di non fare rumore andammo in stanza.

-dai vatti a fare la doccia- dissi.
-e tu vieni con me.- rispose.
-Simone, se si sveglia o si mette a piangere non lo sento se vengo con te.
-facciamo così-

Cercò qualcosa nella valigia, appena la trovò me la mostrò.
Erano i woki toki  che ci aveva regalato mia mamma.

-così se piange lo sentiamo- rispose.

Mi portò con lui in bagno, e cominciò a spogliarmi.
Dei baci umidi percorrevano il mio collo.
Lo spogliai e poi andammo in doccia.
La mia pelle entrò in contattato con l'acqua calda e qualche brivido colpí il mio corpo. Mi feci lo shampoo e la stessa cosa fece lui, poi stavo per prendere il bagno schiuma, quando me lo rubò, e cominciò a insaponarmi.

Passò dal mio collo alla mia schiena fino a scendere sui mie glutei.
Io invece scesi più in basso, e cominciai a massaggiarli il suo amichetto. 
Lo senti sospirare, le sue mani passarono sul mio seno, poi scesero più in basso, fino al mio punto debole, cominciò a massaggiarmi il monte di venere.

Cominciai ad ansimare.
Tolse la mia mano da dov'era ed entrò in me.

Cominciò con delle spite lente, poi sempre più veloci, fino a che tutti e due arrivammo all'orgasmo.
Venni e lui venne dentro di me.

Quando i nostri respire divennero regolari uscimmo dalla doccia.
Ci asciugammo bene, mi vestii mentre Simone si asciugava i capelli, intanto Andrea si era svegliato senza piangere e così lo lavai un attimo.
Appena Simone finì di vestirsi, prese in braccio Andrea e andò a mettergli il pannolino e a vestirlo. Nel mentre io mi asciugai i capelli.

Quando tutti e tre fummo pronti, ci recammo a piedi all'appartamento di mio fratello.

Appena aprii la porta ci salutò.
Entrammo, ci sedemmo sul divano e cominciammo a chiacchierare, poi quando la cena fu pronta, andammo a sederci al tavolo.

-comunque mi assomiglia- disse Daniele.
-ma dai, sono tua sorella e soprattutto sono tua sorella gemella- dissi.
-però non ha preso tutto da voi- disse Elena guardando me e il suo fidanzato.
-oh lo so, ha gli stessi occhi e lo stesso sorriso di Simone- constatai.
-beh, la sua bellezza dovrà pur prenderla da qualcuno- disse mio marito.
-narcisista patologico- risposi scherzando.

Continuammo a chiacchierare tutta la sera.

-che ne dici se ci risposassimo?- chiese ad un tratto Simone.
Io, mio fratello e mia cognata restammo sbalorditi
-e me lo chiedi così, con un nonchalance- risposi.
-io approvo- rispose Daniele.
-quindi?- chiese.
-perchè?- chiesi di rimando.
-perchè così te lo puoi godere al massimo, quando ho rivisto il filmino del matrimonio, e sapendo che tu fossi incinta, si vedeva che ti affaticavi quasi subito- rispose. -quindi?- chiese nuovamente.
-certo che ti risposo- risposi baciandolo sotto lo sguardo felice di mio fratello.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora