Quel giorno non andai ad allenamento, non ne avevo la forza.
Ero in un baratro dal quale non riuscivo più ad uscire, sapevo che la cosa migliore era quella di far finta di niente, ma più ci provavo e più continuavo ad essere risucchiata.
Ormai avevo capito, che da quando avevo lasciato Simone la depressione prese il controllo della mia mente e nonostante non sembrasse così, dentro di me ero spenta.
Uscii di casa con l'intento di andarmene da questa città per qualche giorno, ma la chiamata di Federico mi fece ricordare della cena a casa sua.-sto arrivando, sono un pochetto in ritardo- risposi alla chiamata.
-fatto tardi ad allenamento?- chiese
-si, poi ci ho messo tant a fare la doccia, scusa. Dammi dieci minuti e arrivo- mentii.
-va bene, a dopo- rispose staccando la chiamata.Posai il telefono e partii per andare a casa del mio ragazzo.
Le strade di Perugia erano tutte vuote, solo poche persone erano in giro.
Sentii qualcosa colare sulle mie guance e solo all'ora capii che stavo piangendo.
Mi mancava come l'ossigeno, era come se, da ormai quasi otto mesi, stessi in apnea non riuscendo a respirare, come se fossi sott'acqua.
Parcheggiai sotto casa di Federico, prima di scendere mi asciugai le lacrime, mi sistemai un pochetto e poi uscii dalla mia auto, andando a bussare alla sua porta.
Mi aprì subito il portone, così salii le scale e andai fino alla sua porta, che già era aperta.-hey- disse dandomi un bacio.
-ciao- sorrisi appena.
-com'è andato l'allenamento?- chiese
-bene, un po' stancante.- risposi mentendo.
-comunque ho preparato una cena che spero ti piaccia.- rispose entusiasta prendendomi la mano e portandomi in cucina.Ci sedemmo, mi versò un po' di vino e cominciammo a mangiare.
Aveva preparato del semplice riso con i funghi, devo dire abbastanza buono.-sei strana- costatò.
-cosa?- chiesi non avendo sentito.
-sei strana, è da questa mattina che ti vedo pensierosa e non ascolti ciò che ti dico- rispose.
-scusa, è che abbiamo una partita importante prossima settimana- dissi.
-contro chi?- chiese curioso.
-giochiamo contro San Casciano- risposi.
-e come sono?- chiese
-molto forti- dissi sospirando.Dopo aver cenato, ci spostammo sul divano e cominciammo a guardare un film.
Federico cominciò a baciarmi il collo e con la mano a disegnarmi cerchi immaginai sul mio braccio, mi spostai leggermente capendo dove volesse arrivare.-ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiesi
"si" gli avrei voluto rispondere, ma non lo feci, mi limitai solo a negare.
-no, tranquillo, è che non sono pronta- risposi
-capito- rispose amareggiato.Dopo circa mezz'ora decisi che era arrivata l'ora di andare a casa, così mi alzai dal divano.
-vai a casa?- chiese
-si, sono un po' stanca e domani mattina ho allenamento- risposi
- va bene- rispose alzandosi e accompagnandomi alla porta -buona notte- mi diede un bacio.
-notte- risposi chiudendomi la porta alle spalle.Decisi di fare un giro più lungo con la macchina, non volevo tornare subito a casa e rischiare di rimettermi a piange, ma dopo il quarto giro dell'isolato, decisi che era arrivato il momento di spegnere la macchina e salire in casa.
Aprii la porta, accesi la luce e andai in cucina e bere un goccio d'acqua, dopo di che presi la scatola che c'era vicino alla TV e mi sedetti sul divano.
L'aprii e cominciai a tirare fuori le foto e tutte le maglie del Trentino Volley, tra quelle maglie ce n'era una di Simone, aveva ancora il suo profumo, così la misi, poi presi le foto, che tempo fa feci stampare, e cominciai a fogliarle.
Alcune rappresentavano la squadra, altre solo alcune ragazze e altre ancora erano attimi scattati prima di qualche partita dove c'ero io e Simone che ci baciavamo, rito che facevamo quando uno andava a vedere le partite dell'altra e viceversa.Mi addormentai così sul divano con indosso la maglia del mio ex ragazzo, che purtroppo amavo ancora.
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NEL BENE E NEL MALE - Simone Giannelli
Fiksi PenggemarDal capitolo 4: -Il gatto ti ha mangiato la lingua?- chiese scherzando, non risposi.-hey, stai bene?- chiese un po' preoccupato. -mi sento morire- risposi con un filo di voce sentendo il fiato corto -non ti preoccupare, ci sono io- disse abbraccian...