68. Prendersi cura

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Mi alzai dalla sedia, uscii dalla stanza e andai alla macchinetta a prendermi un caffè rigenerativo.
Ieri a momenti le infermiere non mi cacciavano dall'ospedale perché non volevo andare via.
Stamani non andai ad allenamento rischiando di non giocare la prossima partita, ma poco importava, in quel momento volevo stare vicino a Simone.

Scacciai via i pensieri tornando nella sua stanza, aveva a canula nasale per l'ossigeno, la flebo attaccata al braccio e un elettrocardiogramma attaccato al petto.
Non si era ancora svegliato, ma il dottore continuava a ripetermi che era stabile, bastava solo aspettare.

Bevetti un po' della bevanda amara e poi l'appiggiai sul codino vicino al letto.
Mi sedetti sulla sedia e strinsi la mano del mio ragazzo.

-prometto che mi prenderò cura di te, come tu hai fatto per tutto questo tempo con me, però ti prego Simone svegliati. Ho bisogno del tuo sorriso, delle tue risate, delle nostre litigate, ho bisogno di saperti ancora vicino a me.- qualche lacrima mi rigò il viso.

Lo guardai sospirando.

-ti amo troppo per perderti nuovamente, ti prego- posai la testa sul materasso continuando a piangere.
-non... non mi perderai nuovamente- sentii sussurrare.

Alzai lo sguardo e lo vidi con gli occhi semichiusi e quel sorriso, il suo sorriso.

-amore mio- dissi lanciandomi su di lui e abbracciandolo.
-ahhh- si lamentò.
-oddio scusa, scusami- dissi prima di baciarlo. -vado a chiamare qualcuno- continuai prima di correre fuori a cercare qualcuno. -mi scusi dottore, Simone si è svegliato- dissi al primo che trovai.
-arrivo subito a visitarlo- annuii ritornando dal mio ragazzo.

Mi fecero uscire dalla stanza, cosí da poterlo visitare meglio. Poi, quando ebbero finito rientrai.

-allora? È tutto apposto?- chiesi impaziente di avere una risposta.
-ha una piccola commozione celebrale dovuta all'impatto subito, ma del resto, per fortuna non ha niente di rotto e nessun tipo di ematoma interno. Lo teniamo sottosservazione per altri due giorni e sarà tutto nella norma potrà tornare a casa- rispose il dottore ad entrambi.
-va bene grazie mille- risposi guardandolo uscire.

Appena il dottore fu fuori e chiuse la porta mi girai verso Simone.

-ora mi racconti come cavolo hai fatto.- dissi sedendomi vicino a lui.
-non  mi ricordo moltissimo, pioveva tanto è la macchina ha sbandato- rispose mentre gli stringevo la mano.
-l'importante è che tu stia bene- risposi sedendomi, ma con una voglia matta di sdraiarmi vicino a lui e abbracciarlo forte.
-dai forza sali- disse facendomi un po' di spazio.

Così mi accollai a lui, stando attenta a non fargli tanto male.
Ero contenta, perché ora lo sapevo vicino a me.

-comunque mi sa che dovremmo posticipare il trasloco- dichiarò.
-non ti preoccupare di quello, tu verrai a casa mia, cosí mi potrò prendere cura di te, al trasloco ci penserò io- risposi guardandolo negli occhi.
-grazie amore- sussurrò prima di baciarmi.

Un bacio lento e casto, un bacio che trasmetteva tanto amore, un bacio fatto di protezione e gratitudine.

-piccioncini- disse qualcuno entrando, ci girammo entrambi verso la porta, vedendo entrare Oleh.
-buongiorno- disse il mio fidanzato.
-Freddy non sai quanto mi sei mancato- disse andandolo ad abbracciare.
-Freddy?- chiesi non capendo.
-si Freddy Mercury, non lo trovi uguale con questi baffi?- chiese
-ora che mi ci fai pensare, la somiglianza un po' c'è- risposi sorridendo.
-no amore ti prego, non incominciare anche tu con questa storia- mi pregò, mentre io cominciai a ridere.

Chiacchierammo un po' fin quando non arrivò l'orario di chiusura delle visite per il pranzo, ciò significava che sarei ritornata pomeriggio.

E così feci, però prima di entrare chiesi all'infermiera se potessi portare Lily con me e lei mi rispose in modo positivo.

Bussai alla porta della stanza, ricevendo un "avanti".

-guarda chi c'è- dissi entrando con Lily che mi tirava per il guinzaglio. Lo vidi sorridere senza dire una parola.
-grazie Camilla di averla portata- rispose soltando.
-la mia cagnolina non poteva rimanere a casa da sola- dissi accarezzandola mentre mi sedevo sulla sedia di fianco a Simone.
-cagnolina, abbiamo dinanzi a noi un esemplare di cane cresciuto- scherzò lui.
-hai ragione, ma comunque è ancora cucciola- risposi.
-come te- costatò
-io sono grande- incrociai le braccia al petto.
-oh si scusa piccola- rise.
-ti odio quando fai così- risposi.
-e invece io ti amo- dichiarò guardandomi negli occhi.

Restammo in silenzio per dei minuti che sembravano infiniti.

-mi hai fatto prendere un brutto spavento Simone- sussurrai.
-ora sono qua e sto bene- rispose.

Mi alzai in piedi, gli diedi un bacio e poi lo abbracciai.

-prometto che mi prenderò cura di te in questi giorni.- dissi al suo orecchio.
-ti amo infinitamente tanto, grazie Camilla- disse stringendomi a lui.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora