57. Denuncia

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Quella sera dormii tutta la notte abbracciata a Simone e quando mi svegliavo con gli incubi, lui era lì ad aiutarmi, era lì a calmarmi.
Il giorno successivo facemmo colazione in un silenzio tombale, poi lui mi portò in questura per denunciare le violenze subite da Federico.

-buongiorno, piacere Camilla Lavia- dissi sedendomi nell'ufficio del comandante.
-allora signorina Lavia, perché è qui oggi?- chiese scrivendo qualcosa al computer.
-vorrei denunciare per volenza domestica.- il suo sguardo si posò su di me.
-chi sarebbe l'imputato?- chiese e sospirai.
-il mio ragazzo, o dovrei dire il mio ex ragazzo- risposi giocando con gli anelli che avevo alle dita.
-prima di procedere con la denuncia vorrei vedere le percosse subite, se vuole.- dichiarò.
-va bene- dissi con voce tremante abbassando il colletto della maglia e alzando le maniche. -li ho anche sullo stomaco e sulle gambe- continuai.
-ha subito anche della violenza sessuale?- chiese cominciando a digitare qualcosa sul computer.
-no, per fortuna no- risposi.
-okay, nome e cognome dell'aggressore?- chiese
-Federico Minsoni- risposi.
-età?-
-27 anni-
-com'è successo?- chiese, così cominciai a raccontare.
-era iniziato tutto con uno schiaffo, poi mi prese per il collo e la faccenda finì lì, ma qualche giorno dopo venne a casa mia e lì mi creò quello che lei ha visto oggi- una lacrima mi rigò il viso.
-okay, ora una pattuglia riceverà il mandato d'arresto, poi verrà contattata dalla questura per un processo, nel quale il giudice dichiarerà la condanna- rispose. -intanto lei può stare tranquilla che non le farà niente, lei da oggi è al sicuro- continuò.
-grazie mille- dissi.
-prego signorina- gli strinsi la mano e uscii dal luogo andando fuori dove c'erano Simone e Sebastian che mi aspettavano.

Guardai entrambi, poi passai lo sguardo su Simone e lo abbracciai scoppiando a piangere.
Ripensare agli avvenimenti e raccontarli ad alta voce, li aveva resi più reali e questo mi faceva male.

-oi, riesci a guidare fino a casa mia?- chiese prendendomi il viso e asciugandomi le lacrime.
-ho Lily a casa, non vorrei lasciarla da sola- sussurrai.
-allora ci vediamo a casa tua?- chiese ed annuii -accompagno Seba e vengo, a dopo dice dandomi un bacio all'angolo della bocca.
-va bene, a dopo- dissi avviandomi verso la macchina.

Quando arrivai a casa aspettai Simone per ben 10 minuti, ma ancora non arrivava, cosí mi affacciai dalla finestra e dopo quando minuto vidi parcheggiare la sua Audi nera sotto cosa.
Bussò alla porta e andai ad aprirgli, quando me lo ritrovai davanti lo abbracciai fortissimo.
Lui inizialmente restò interdetto, poi mi strinse nelle sue possenti braccia.
A dividerci fu una Lily gioiosa che fece le feste al ragazzo difronte a me.
Si fece poi ora di pranzo, cosí mentre io cominciai a cucinare qualcosa di sfizioso, Simone andò a passeggio con la mia bellissima cagnolina.

Dopo un quarto d'ora tornarono e cominciammo a mangiare parlando delle future partite e degli allenamenti che il giorno dopo avremmo dovuto subire.

-mi eri mancata.- disse passandomi i piatti e le posate che pian piano mettendo nella lavastoviglie. Sorrisi alla sua affermazione.
-anche tu- risposi guardandolo negli occhi.
-io devo ancora capire come hai fatto a stare con uno come lui- disse.
-volevo provare a dimenticarti, ma non ce l'ho fatto. Ora ne subisco le conseguenze- risposi mettendo una mano sul collo e l'altra sullo stomaco.
-andrà tutto bene, da oggi ci sono io- rispose dandomi un bacio sulla fronte.

Un gesto così dolce e così intimo, che dimostra tanto amore e tanta protezione allo stesso tempo.

Lo amavo, le farfalle nello stomaco, ne erano la conferma.
I brividi che mi procurava ne erano la conferma.
La forza che mi dava per continuare ne era la conferma.
Lui ne era la conferma.

NEL BENE E NEL MALE - Simone GiannelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora