Capitolo 6

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Son passati giorni da quella sera in cui ho litigato con Nicolò e sembra tutto cambiato.
Lui sembra cambiato.

Nonostante io sia andata sotto casa sua e ci siamo chiesti scusa a vicenda, non avevamo chiarito.

Non mi considera più ed io sono sicura al cento per cento che è stata Alice a mettergli in testa di fare ciò.

Per cercare di non pensare al rapporto che ho in questo periodo con Nicolò, chiedo alle mie amiche di andare a fare shopping.

Accettano tutte e appena si fa l'orario vado nel posto in cui c'eravamo date appuntamento.

Ci salutiamo e iniziamo ad incamminarci verso qualche negozio che ci interessa.

«Che ne dite se stasera andiamo a festeggiare la nostra amicizia al Disc?» si inventa una scusa sul momento Celine per andare a ballare.

«Certo, però cambiamo discoteca, sono stata bandita per un anno da quel posto» la guardo.

«Ah è vero. A proposito, hai fatto proprio bene a conciarla così» mi dice e le batto il cinque.

«No Beth. Non hai fatto bene, se continuavi ancora per un po' la uccidivi» interviene Tessa.

«Non fare la melodrammatica Tessa, non la ho sfiorata manca poco» guardo la biondina.

«Se lo dici tu. Ma posso sapere il motivo per il quale vi siete iniziate a picchiare?» chiede.

«Si esatto. Sono curiosa anche io» interviene Madison con l'appoggio di tutte le altre.

«Per prima cosa voglio precisare che io mi sono solamente difesa. È iniziato tutto perché è gelosa di Nicolò. D'altronde, anch'io sarei gelosa di me» dico.

«Sempre la solita egocentrica te» scherza Camilla e mi metto a ridere come le altre.

«Ritornando a prima. C'è una serata alla Playa, possiamo andare lì» comunico.

«Ma alla Playa fanno musica di merda» risponde Celine mentre si accende una sigaretta.

«Non abbiamo così tante opzioni Ce...» rido scuotendo la testa.

Dopo aver comprato tutto il necessario, ritorno a casa felice dei miei acquisti.

«Sono a casa!» dico senza ricevere risposta.

Apro la porta e vedo aperti vari cassetti di alcuni mobili, inizio a pensare al peggio.

In allerta cammino verso camera mia e dentro ci trovo una persona... ma non una persona qualunque.

Mia mamma!

«Mamma! Che cosa ci fai qua?!» rimango immobile.

«Che c'è non abbracci tua mamma?» apre la braccia e mi fiondo su di esse.

«Mi sei mancata! Ma quanto starai qua?» le domando togliendomi dalle sue braccia.

«Non lo so. Però non pensiamo a questo ora» scuote la testa per poi ritornare a sorridere.

«Hai ragione» rimaniamo in silenzio a sorriderci come due bambine.

«Ti va di vedere che cosa ho comprato?» tiro su le borse sorridendo.

«Mi piacerebbe tanto, ma sono un po' stanca. Ti spiace se vado a riposarmi? Me lo fai vedere dopo» comunica e il mio sorriso svanisce.

«Uhm nono, va pure» butto le buste in terra non appena esce di camera.

Non cambierà mai.

È sempre stata molto distaccata da me e mio fratello, lavorava sempre e a detta sua non aveva tempo per stare con noi.

C'è sempre stato mio papà con noi, che amavo e amo tutt'ora con il mio cuore.

Sbuffo e inizio a provarmi tutti i vestiti.

«Non mi dirai mica che quello te lo metterai sul serio» sento la voce di Alessandro entrare in stanza.

Guardo dallo specchio e lo vedo appoggiato sullo stipite della porta.

«Però niente sarà peggio della "tutina" che hai indossato un po' di tempo fa» mi guarda dalla testa ai piedi soffermando lo sguardo nel mio fondoschiena.

«E tu quando sei... quando sei entrato?-» abbasso il vestito imbarazzata.

«Siamo rientrati io e tuo fratello poco fa, ora è andato a farsi una doccia» annuisco.

Entra in camera e chiude la porta a chiave.

«Abbiamo tutto il tempo per noi. Credi di farcela in venti minuti principessa?» scherza.

Ma quello scherzo mi aveva fatto venire una sensazione piacevole nello stomaco.

«Vattene Alessandro, mi devo cambiare» alterno lo sguardo fra lui e la porta.

«Che cosa hai?» domanda serio.

«Niente ti ho detto di andar via» indico la porta.

Non ce l'avevo con lui ma avevo i nervi a mille e qualsiasi persona mi faceva irritare.
Soprattutto lui.

«No» si siede sul mio letto.

«Dai Alessandro vattene» insisto e dopo un po' di titubanza esce di camera.

«Che palle che sei» sbuffa chiudendo la porta.

«Beth ma c'era la mamma e non me l'hai...»interrompe mio fratello nella stanza.

«Alessandro levati dai coglioni!» realizzo troppo tardi che non era chi pensavo fosse; ma bensì è Hardin.

«Alessandro?» spalanca gli occhi.

«Non so... ehm non so perché lo detto» mi gratto la testa sperando non faccia altre domande.

«Hardin puoi andare di là?» socchiudo gli occhi.

«Elizabeth cosa hai?» scuoto la testa.

«Nulla sono solo stanca» annuisce ed esce di camera senza mai distogliere lo sguardo da me.

Appena vedo la porta chiudersi sbuffo e mi siedo sul letto.
Odio essere in questo rapporto con Nicolò, e tutto ciò mi rende estremamente nervosa.

Mi stendo sul letto e nonostante siano le sei e mezza di pomeriggio mi addormento.

Mi sveglia poco dopo mia mamma dolcemente.

«Preparati, io, tu e Hardin andiamo a cenare da una persona importante per me» fa una pausa.

«Vi devo presentare una persona, perciò vestiti bene» riprende a parlare per poi uscire di camera.

Proprio quello che mi serviva, una cena con una persona sconosciuta.
Una vera merda cazzo.

Dopo aver avvisato le mie amiche che stasera non andavo con loro, mi alzo dal letto e inizio a provarmi degli outfit che potrebbero essere carini.

Scelgo quello giusto e mi trucco con un filo di mascara e un po' di gloss sulle labbra, e dopodiché vado in salotto dove mi aspettano già tutti pronti.

Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la casa di questa persona "sconosciuta".

Entriamo e ci accoglie una donna vestita di nero, probabilmente quella delle pulizie.

La casa era veramente bellissima. Molto spaziosa e soprattutto moderna.

«Buonasera. Il signor Rossi è di là» ci comunica indicando la cucina.

Seguo mia mamma come fa mio fratello.

Guardo il tavolo in cucina e vedo un uomo dell'età di mia mamma seduto su una sedia davanti ad esso.

Ma chi diavolo è?!

Incapable of LovingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora