New York, tre anni dopo.
Astrid
Sono tre anni che la mattina mi alzo per curiosità, senza uno scopo. Credevo che non avrei mai raggiunto quell'equilibrio che mi permettesse di vivere e di non cadere nel baratro. E questo, tutto grazie alla gioia della mia vita che ha fatto in modo che tutto ciò non accadesse. Mi ricorda così tanto lui... Il mio piccolo Elia dagli occhioni scuri, come quelli del padre. Solo uno stupido non si accorgerebbe che è la sua fotocopia.Mi chiedo perché Jason non mi abbia mai cercata in questi anni. Sono stata io la stupida a informarmi su di lui, con Penny. Io so che si è laureato con il massimo dei voti, che si è trasferito a Trenton perché ormai lavora come commercialista, che non ha portato a casa nessun'altra ragazza oltre me. Ma non c'è stata volta in cui lei mi abbia detto: «Sai, mio fratello ha chiesto di te».
No. Perché lui non mi ha mai amato come mi ha fatto credere. Sono stata presa in giro, illusa e abbandonata quando la situazione si è complicata. Un amore a senso unico. Niente. E cosa sa lui di me? Non si è mai interessato, nemmeno durante la mia settimana di convalescenza.La mia forza è stata proprio mantenere il segreto della gravidanza. Averlo accanto, senza averlo realmente, mi avrebbe distrutta. Per questo neanche Penny sa di Elia. Lo avrebbe detto al fratello, lo avrebbe convinto a prendersi le proprie responsabilità e lui lo avrebbe fatto perché spinto dal senso di colpa. Neanche Asia sa del mio bambino. Lo avrebbe detto a Luke, suo marito e amico di Jason, che lo avrebbe detto a Jason. Gli unici al corrente della situazione sono Marco e Megan.
Marco, il fratello che non ho mai avuto. Si è laureato lo scorso mese e ha trovato subito lavoro in Italia. Tornare a casa era il suo sogno e il suo ragazzo l'ha seguito senza esitazioni.
Megan ormai è una di famiglia. Lei sta con Brad, mio cugino, stanno insieme da due anni e vivono a pochi isolati dal mio appartamentino. Loro, insieme a Veronica, sono stati la mia forza. Le tre persone che ho più care nelle mia vita in questo momento, oltre ai miei genitori.
Veronica è mia amica/ baby-sitter/collega di lavoro. Lavoriamo entrambe come segretarie part-time nell' Accounting Firm and Consulting, nel cuore della Grande Mela. Questo lavoro è stata la mia salvezza. L' orario flessibile mi ha permesso di non far coincidere i miei impegni. E lo stipendio medio alto mi permette di vivere dignitosamente e mantenere me e mio figlio, senza bisogno di aiuti esterni.
***
Timbro il cartellino alle otto in punto e mi dirigo alla mia scrivania. La giornata lavorativa inizia subito in maniera frenetica. Siamo a New York, per forza deve iniziare così! Tra telefonate, appuntamenti e robe varie, il tempo passa in un baleno.
Il mio capo, Lauren Jefferson, mi ha preso sotto la sua ala dal primo momento in cui ci siamo conosciute. Ho visto subito quello sguardo compassionevole nei suoi occhi quando ha voluto sapere un motivo valido per il quale avrei dovuto essere assunta. E mio figlio lo era. Mi è inoltre venuta in contro, facendomi scegliere l'orario lavorativo e dandomi la possibilità di lavorare part-time. Non volevo diventare la classica donna in carriera piena di lavoro che non ha tempo di pensare ai figli e il suo consiglio è stato proprio quello. «Elia prima di tutto» mi ha detto.
Veronica mi dà il cambio allo studio dopo l'una. Porta lei Elia al nido e poi io lo vado a riprendere godendomi l'intero pomeriggio con lui. Il mio batuffolino è molto vivace e, a volte, mi fa impazzire, ma riempie le mie giornate rendendole vive.
«Tesoro, appena prima di andartene passa dal mio ufficio» esordisce Lauren.
«Sarò subito da te».
Busso due volte alla porta del capo ed entro sedendomi nella sedia di fronte alla sua. La cosa che adoro di più del mio capo è che mi fa sentire a casa. Non mi invita ad accomodarmi perché faccio già tutto da sola. La cosa più bella del nostro rapporto è che né io né lei ci perdiamo in convenevoli.
«Dimmi Lauren».
«Come sai, non è un bel momento per lo studio. Anche noi abbiamo risentito della crisi finanziaria, anche se non si direbbe. Ho riflettuto tanto e sono giunta alla conclusione che è il momento di levare le tende. Qualcosa di fresco, qualcuno di più giovane e il rinnovamento del personale, credo che siano il miglior mix che possa far risollevare questa azienda».
Inizio a sudare freddo. È un modo carino per dirmi che sarò licenziata? Se è così, sono davvero nei guai. Come farò a dar da mangiare a Elia? Come farò con l'assicurazione sanitaria? Come farò con tutto il resto? Il mio cuore inizia a battere all'impazzata e il panico si impossessa di me.
«Io...» lascio la frase a metà perché non saprei come continuare. Subito, Lauren prende la parola.
«Ovviamente il tuo lavoro è al sicuro. Volevo solo informarti che ci saranno dei cambiamenti. Ci sarà una fusione tra due aziende. Questa sarà la sede centrale e lascerò il posto a mio figlio».
Matt Jefferson. Come poterlo dimenticare. L'ho incontrato qualche anno fa in occasione di una festa di beneficenza data dai suoi genitori. Amico d'infanzia di Penny e Jason.
«Lauren, mi hai fatto prendere un colpo. Dio solo sa come avrei fatto senza lavoro».
«Oh, dolce Astrid. Conosco bene la tua situazione e non avrei mai permesso una cosa del genere. Ti ho fatta venire qui per dirti che la fusione avverrà quanto prima e che la prossima settimana organizzerò la festa per il mio pensionamento. Che è anche una buona occasione per fare beneficenza. Ovviamente tutti i dipendenti sono invitati».
«Io non so se posso. Ti farò sapere comunque». E so già la risposta, ma cerco di prendere tempo.
«Astrid, sei giovane. Anzi, giovanissima. La tua vita è stata sempre piena di imprevisti e tra il bambino e il lavoro non ti sei mai concessa del tempo per te stessa. Quindi promettimi che ci penserai».
È vero. Perché Elia è tutta la mia vita adesso. Non ho tempo per uscire o fare altro al di fuori del lavoro, ma per qualche assurdo motivo questa volta, questa festa mi sembra una buona idea. Terrò in considerazione l'idea, per cui le dico: «Lo farò. Ci penserò su».
Qualche minuto più tardi, alla fine del mio turno, esco dallo studio e corro in direzione del nido. Sono già in ritardo per prendere Elia, ma per fortuna l'asilo non dista molto da dove mi trovo adesso, per cui vado a piedi.
«Mammina» grida lui, con la sua dolce vocina, non appena mi vede al di là della porta. Mi avvicino a Elia mi abbasso in modo da essere alla sua altezza e mi butta le braccia al collo, riempiendomi la guancia di piccoli baci.
«Amore della mamma» lo accolgo tra le mie braccia. «Che hai fatto oggi?».
«Ho cooato». E si vede perché ha la faccia di tutti i colori e le manine anche. Prendo il mio bambino in braccio per tornare a casa, quando il mio cellulare squilla.
Asia. Non la sento da settimane, praticamente.
«Asiaaaa» urlo, rispondendo al cellulare, felice di sentirla.
«Tesorooooo. Indovina dove sono?» chiede, eccitata.
«Mmmmh... Dove sei?» chiedo reggendole il gioco, felice di sentire la sua voce.
«A New York. Sto venendo a trovarti!» esclama con la sua voce squillante.
Ed è in quel momento che il mio mondo si ferma completamente. Perché tutto ciò che ho tenuto nascosto fino a questo momento potrebbe venir fuori da un momento all'altro. Nessuno sa di Elia e Asia è l'ultima persona che dovrebbe sapere della sua esistenza. Perché mi sembra che quel muro di cemento armato che con fatica ho costruito intorno a me è al mio bambino stia per sgretolarsi? Adesso come faccio a tenere nascosto un bambino di due anni?
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Il tuo cuore lo porto con me
Romance✓ 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗟𝗘𝗧𝗔 Si dice che il tempo guarisca ogni ferita, ma per Astrid e Jason non basta leccarsele e prendersene cura. Hanno lasciato qualcosa in sospeso, hanno lasciato una storia senza un finale o almeno senza uno gradevole. Due vite nuove...