Capitolo 40

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Jason
Decido di tornarmene a casa, ma non prima di aver dato l'ultima occhiata a mio figlio. Passando davanti il bagno sento dei piccoli singhiozzi coperti dal rumore dell'acqua che scorre nel lavandino. Mi si stringe il cuore a sentirla così. Faccio per aprire la porta, ma è chiusa a chiave, quindi busso.

«Ehm.. occupato» dice Astrid incerta.

La sua risposta mi fa sorridere.

«Puoi aprire, per favore?» chiedo esitante. Non ricevo nessuna risposta, ma dopo un po' sento la serratura scattare e Astrid comparire di fronte a me. Ha sul volto un'espressione di finto rilassamento, ma i suoi vani tentativi di nasconde il pianto sono falliti miseramente. Ha gli occhi lucidi e il naso rosso.
La tiro contro il mio petto accarezzandole i capelli soffici e cullandola in un caloroso abbraccio. Lei mi lascia fare, accoccolandosi contro il mio torace mentre piange come una bambina ferita. Non posso nasconderle il battito impazzito del mio cuore che reagisce così ogni volta che siamo vicini.

«Odio vederti così» le sussurro.

Vedo alzare la sua testa in direzione del mio viso. Astrid pianta gli occhi nei mie e sussurra a sua volta: «Solo tu puoi cambiare le cose».

Emetto un sonoro respiro. Il dolore nella sua voce è palpabile e vorrei tanto darle ciò che vuole. La amo così tanto, ma non riesco ad essere quello che ero prima con lei. La allontano leggermente dal mio petto, ma tengo il suo viso tra le mani. I suoi occhi mi trasmettono dolore e pentimento.

«Mettiti nei miei panni».

«Mi ci sono messa. È terribile quello che ti ho fatto, Jase, ma devi credermi quando ti dico che ne sono pentita. Ero arrabbiata con te perché mi hai abbandonata quando ne avevo più bisogno. Ho affrontato tutto da sola e stupidamente ho preso questa scelta».

«Mi hai precluso la possibilità di conoscere mio figlio. E chissà se l'avrei mai conosciuto se non mi fossi trasferito qui. Io stavo per...». Io stavo per morire. Mi blocco prima di terminare la frase. Le asciugo le lacrime dagli occhi, continuando: «Mi dispiace, Astrid. Voglio procedere per gradi con te e in questo momento non mi sento pronto. Non ti sto chiedendo di aspettarmi per sempre. Tu sei bellissima e gli uomini ti moriranno dietro, per questo non posso tenerti in trappola, impedendoti di vivere la tua vita».

Quest'ultimo pensiero è stato il più difficile da elaborare e soprattutto da esplicare. Ma la verità è che non voglio che esca con qualcun altro. Lei è sempre stata mia. Ne è la prova il fatto che in questi tre anni non l'ho mai dimenticata. Ma forse, conoscere altre persone, la farà stare meglio. Non voglio che viva così, nell'attesa che io mi decida a riprendermela. Merita di più di un coglione che la vuole e non se la prende.

«Questo è il tuo consiglio? Tagliare definitivamente i ponti con me?» chiede ferita.

«No, piccola. Voglio che non perdi tempo e io te ne sto facendo perdere parecchio. Voglio che vivi la tua vita come non ha fatto in questi tre anni. Io ci sarò sempre per te, ma ad oggi ti dico che non mi sento di fare il passo più lungo della gamba. Mi occuperò di Elia finché vivrò e anche di te se mi accetterai»

«Okay» dice in un sussurro.

«Voglio un rapporto sereno con te. Senza dover litigare in ogni momento per le cose più stupide».

«Vorrà dire che non ti salterò più addosso, allora» dice sorridendo.

Quell'affermazione fa sorridere anche me e la attiro di nuovo al mio petto abbracciandola. Voglio tenerla stretta un altro po' prima che non si lasci più sfiorare. Non sto chiudendo con lei definitivamente, le sto chiedendo più tempo. L'unica consolazione è Elia: la garanzia che mi permetterà sempre di avere Astrid nella mia vita.

Astrid
Nei giorni a seguire ho avuto modo di abituarmi all'idea di non poter riavere Jason nella mia vita e ho fatto di tutto per farmelo entrare in testa. Non è stato facile ma, giorno dopo giorno, sto cercando di abituarmi all'idea.
Ho anche fatto i modo di avere le giornate sempre piene per non pensarci. Sono andata da Asia; ho invitato a pranzo Megan e Brad e passato alcune serate in compagnia di Veronica. E in più ho pulito la casa da cima a fondo. Questo ha fatto in modo che la mia mente non si concentrasse sempre sullo stesso argomento.

Da quella sera a casa mia il mio rapporto con Jason si è fatto civile e devo dire che penavo andasse peggio. Sono riuscita a non saltargli addosso e non ci sono stati fraintendimenti. Ovviamente, ogni volta che me lo trovo davanti, faccio in modo di non crollare. Faccio di tutto per non mostrarmi debole, ma nella mia mente si è insinuato un dubbio e ho bisogno di qualcuno che mi chiarisca le idee. Ho chiesto a Luke se sapesse qualcosa riguardo la sua decisione, ma non ha saputo dirmi nulla. Quindi l'unica persona che può sapere qualcosa è Matt.

Approfitto dell'assenza di Jason per entrare nel suo ufficio e fare quattro chiacchiere con Matt.

«Posso?» chiedo, facendo capolino dalla porta.

«Jason è uscito» mi informa Matt. È in mezzo alle scartoffie e non alza nemmeno la testa nella mia direzione.

«Dovevo parlare con te, in realtà».

«Dimmi allora, cosa porta la mia bella mammina da queste parti?» chiede Matt scherzando. Adesso ho la sua attenzione.

«Dai, non chiamarmi così. Devo chiederti una cosa e ho poco tempo prima che arrivi Jason».

Entro, chiudendomi la porta alle spalle e mi siedo alla scrivania di Jason. È tutto molto ordinato. Zero oggetti personali, ma la foto sul desktop del suo computer attira mia attenzione: Elia, col culetto in aria, che dorme beato sul divano di casa sua. Lo ama quanto me. Sono felice che almeno mio figlio possa far parte della sua vita.

«Senti, sai per caso se Jason si vede con qualcuna?» chiedo senza girarci in torno.

Vedo Matt inarcare un sopracciglio. «No, perché mi bacia e poi mi rifiuta. Continua a farmi strani discorsi sul fatto che non riesce a perdonarmi per il mio comportamento. E che non si sente pronto. Poi mi dice di uscire con altri uomini. Ecco, non vorrei che fosse una strategia per non sentirsi in colpa sul fatto che ha già un'altra».

«Ehi, rallenta. Astrid, vuoi un bicchiere d'acqua? Mi sembri agitata».

«Non sono agitata voglio delle risposte che solo tu puoi darmi e vorrei che ti sbrigassi perché potrebbe entrare da un momento all'altro»

«Sì, sei decisamente agitata. Comunque, per rispondere alla tua domanda, no, Jason non si vede con nessuna. Almeno non che io sappia. Siamo usciti un paio di volte a parla solamente di te. Non entrerò nei dettagli ma puoi stare più che tranquilla. Ti ama ancora e non farebbe mai qualcosa che possa ferirti».

«L'ha detto lui che mi ama ancora?» chiedo mordendomi il labbro.

«No, ma anche un cieco lo vedrebbe. Mi ammazzerebbe se sapesse che ti sto dicendo queste cose. E per tua informazione dovresti sul serio uscire con qualcuno, così, tanto per fargli capire quello che si perde. Tifo per voi due, gliel'ho detto. Potresti uscire con me, per esempio» dice facendomi ridere.

Ed è proprio in quel momento che entra Jason. Avrà sicuramente sentito l'ultima parte e visto Matt farmi l'occhiolino, infatti, l'occhiata che gli lancia non è delle più amichevoli.

«Okay, mi sa che vado» dico alzandomi dalla sedia.

Passando accanto Jason inalo il suo dolce profumo, guadagnandomi anch'io un'occhiata di disapprovazione. E quando esco dal loro ufficio sento solo una frase: «Sei un figlio di puttana». 

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