Capitolo 44

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Astrid
Dopo aver cenato in tranquillità, mi preparo per andare a casa. Indosso il cappottino, dirigendomi verso la macchina di Veronica, ma vengo trascinata lontano dall'auto dalle ragazze.

«Dove credi di andare?» dice Megan. «La serata vera e propria deve ancora cominciare».

«Cosa? No! Io devo tornare da mio figlio!» protesto.

«Da tuo figlio o da Jason?» mi rimbecca Veronica.

«Vi ho già spiegato la nostra situazione. Lui non mi vuole e io mi accontento di averlo così nella mia vita».

«Non ti vuole? Non so se te ne sei accorta, ma ti stava spogliando con gli occhi» dice Megan come se fossi cretina.

«Astrid, tesoro, tra voi è stato sempre così: tu lo rincorri e lui scappa. Poi scappi tu e lui ti insegue. Sappiamo tutti com'è andata a finire alla fine e a come finirà tra voi due. Avete un bambino bellissimo» dice Asia.

«Sì e poi mi sono ritrovata da sola perché lui ha deciso per entrambi. Quindi, fidatevi di me quando vi dico che mi sta bene così».

«Infatti, siamo qui per cambiare la tua situazione. Per stasera dimenticati di Jason e cerca di concentrarti su tutti quei bei maschi che incontrerai stasera» mi incoraggia Veronica.

"Dimenticati di Jason", come se fosse facile. Non ci sono riuscita in tre anni, figuriamoci in tre ore. Comunque, prima di girare per locali, decido di mandargli un messaggio. Così, giusto nel caso in cui avvenga un miracolo e mi dimentichi di lui.

CREDO CHE TARDERÒ UN PO'.. CON ELIA VA TUTTO BENE?

Aspetto pochi secondi e ricevo in risposta una foto del piccolo appisolato sul suo petto.

È CROLLATO

AMORE DELLA MAMMA.. SPERO DI ARRIVARE QUANTO PRIMA!

SONO TORNATO A CASA, QUINDI CI VEDIAMO DA ME!

OKAY

Avevo dimenticato come potesse essere forte e fastidiosa la musica delle discoteche. Soprattutto se sono anche affollate. Nonostante sia venerdì, il locale è strapieno di persone. Per di più ragazzi della mia età. Ci sono corpi ovunque. Corpi che si fregano tra di loro e facce di ragazze e ragazzi sconvolti dall'alcol. Inoltre, l'aria è satura di fumo di sigarette e per certi versi non riesco quasi a respirare. Un tempo mi sarebbe piaciuto tutto questo, adesso mi sento fuori posto. Non c'entro niente con questo ambiente e a quest'ora dovrei essere a casa a cullare mio figlio che dorme tra le mie braccia.
Vengo trascinata per mano da Asia che mi fa accomodare su uno sgabello alto, mentre Veronica e Megan vanno a prendere da bere.

«Non fare quella faccia» mi riprende Asia.

«Quale faccia?» chiedo sulla difensiva.

«Proprio questa faccia. Comunque se non vuoi restare possiamo andarcene quando vuoi».

«Beviamo qualcosa e ce ne andiamo».

«Affare fatto!».

Mezz'ora dopo, continuo a controllare l'ora, mentre osservo le ragazze ballare. Veronica e Megan sono un po' su di giri, mentre Asia è tranquillissima. Non me la sentivo di seguirle in pista da ballo, per cui ho preferito rimanere seduta al bancone del bar a tracannare tè freddo. Pensavo che ce ne saremmo andate dopo il primo drink, ma non potevo imporre il mio volere su tutte, soprattutto perché si stanno divertendo. Non sono il tipo di persona che rovina le serate alle amiche, tutto al più preferisco starmene per i fatti miei. Stare qui, questa sera, mi fa pensare al primo incontro con Jason. È stato un colpo di fulmine con lui. Quella sera mi colpì subito il suo volto bellissimo e la sua impertinenza. Continuava ad insistere per rivederci e quando poi me lo sono trovato nel bagno di casa mia, l'indomani, mi sono sentita la ragazza più felice della terra. Con lui è sempre stato tutto un sali e scendi. Ricordo ancora la prima volta che abbiamo ballato assieme. A quanto ero attratta da lui e quanto lui lo fosse da me. Quella sera è stata la stessa in cui non sono riuscita a trattenermi e l'ho baciato per la prima volta. E ho capito subito che aveva ragione lui: tra noi era destino. Purtroppo, nei giorni a seguire, mi sono dovuta ricredere perché – anche se non era sparito - comunque mi evitava. Jason era totalmente in balia di Kate. Come biasimarlo, dopo tutto quello che aveva sofferto in passato, non poteva permettersi di fare passi falsi.

«Ciao».

Sento una voce accanto a me e mi risveglio dai miei pensieri. Osservo il ragazzo accanto a me –sembra avere la mia età - e giro la testa in direzione delle ragazze che mi guardano con un sorriso sulle labbra con i pollici alzati.

Alzo gli occhi al cielo e saluto il ragazzo «Ciao».

«Hai un culo da favola. Ti scoperei fino a farti dimenticare come ti chiami».

Aggrotto le sopracciglia, guardandolo schifata. Non sembra del tutto lucido ma mi sarei aspettata di certo di sentire queste parole. Mi rendo sempre più conto che questo non è il posto per me.

«Ho un figlio» dico. Ovviamente la mia frase sortisce l'effetto desiderato, perché il ragazzo si dilegua e meno male perché non ho bisogno di coglioni tra i piedi.

Tre anni prima ci sarebbe stato Jason a difendermi da tipi come questo. Avevamo deciso di rimanere amici dopo aver chiarito la situazione con Kate. E lui era il mio salvatore. Non permetteva che nessuno mi si avvicinasse. Trascorrevamo tantissimo tempo insieme, ma io volevo di più, ma lui non poteva darmelo. Così un giorno mi sono stufata e mi sono buttata tra le braccia del primo che passava. Pensandoci ora mi rendo conto di quanto fossi stupida. Avevo agito in quel modo solo per fargli un dispetto. Dopotutto lui era con un'altra e io non sarei rimasta con le mani in mano nell'attesa che lui si accorgesse di me. Però gli sarò sempre grata per avermi "salvata" quella sera. Solo che poi mi ha ferita e ho deciso di sparire io dalla sua vista. Ero già innamorata persa di lui, quindi, quando è venuto a Dowson a cercarmi fino in casa dei miei, mi sono sciolta come ghiaccio al sole, ho ceduto ai suoi continui corteggiamenti e il resto è storia.

«Ehi» sussurra un'altra voce maschile.

«Ho un figlio» esordisco. Decido che sono stanca e non lo guardo nemmeno in faccia.

Faccio per alzarmi e dirigermi verso le mie amiche, quando lo sconosciuto risponde: «E io ho una figlia».

Quella frase attira la mia attenzione e quando lo guardo mi accorgo che qualcuno che già conosco: è il dottore dell'asilo.

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