Capitolo 24

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Astrid
Gli eventi delle ultime ore mi hanno lasciata un po'... non so neanch'io come definire il mio stato d'animo attuale. Jason mi guarda per forza, non mi ha perdonato e dice che ha bisogno di tempo per riflettere e lo posso capire. Ho fatto una cosa davvero imperdonabile e non mi stupirei se non mi perdonasse per il resto dei miei giorni. Ho visto la delusione nei suoi occhi quando ha scoperto che gli avevo tenuto nascosto suo figlio, ma quando ha visto il bambino si è addolcito immediatamente.
Ha occhi solo per Elia. Lo vuole, vuole occuparsi del bambino e vuole vederlo tutte le volte che può. Non posso impedirglielo, anche se non posso lasciare Elia da solo con lui, non so come potrebbe reagire. Jason è uno sconosciuto per mio figlio, anche se è il padre. Il fatto che si sono svegliati nello stesso letto e il mio bambino non abbia battuto ciglio è positivo. Vuol dire che suo padre gli sta simpatico.
Ho apprezzato tantissimo quando Jason si è offerto di pulire Elia. Il mio piccolino iperattivo gli ha lavato la faccia con il latte e Jason era palesemente in difficoltà. Stavo letteralmente cercando di non scoppiare a ridere. Non si è mai occupato di un bambino e capisco la sua inesperienza. Avrò modo di fare pratica. Vuole farlo e non glielo impedirò. Ho già combinato abbastanza danni in questi tre anni, non rifarò lo stesso errore un'altra volta.

Dovremmo risolvere il nostro problema. Jason mi parla a stento. Come dovremmo fare a crescere nostro figlio assieme?

«Allora, come l'ha presa?» chiede Veronica, dopo che Jason esce di casa.

«Male. Cioè, non male perché ha scoperto di avere un figlio. Male perché gliel'ho tenuto nascosto per tutto questo tempo. Se l'è presa solo ed esclusivamente con me, non si sente minimamente responsabile. Mi ha accusato per tutto il tempo».

«Astrid, hai sbagliato, lo sai. Ma da come ne parli sembra come se ti volessi vittimizzare» mi fa notare Veronica, senza peli sulla lingua.

"Lui non sa cosa ho dovuto affrontare durante la gravidanza e non si capacita del fatto che gliel'ho nascosto perché mi aveva lasciata da sola. Ero ferita, giovane e sola e ho preso questa decisione sbagliata che per quanto lo possa essere stata in quel momento mi sembrava quella giusta».

«Sicuramente le tue scelte sono state delle conseguenze delle sue, ma Jason è qui da un mese e in un certo senso lo hai preso in giro. Dovevi subito dirgli di Elia. Hai visto come lo guarda?» mi dice Veronica sorridendo.

«Sì. Vuole essere presente nella vita di suo figlio. Il fatto che non l'abbia rifiutato mi ha fatta stare un po'meglio. Sono contenta che finalmente mio figlio possa avere un padre. E che quel padre sia Jason. Il fatto che non voglia niente a che fare con me non influirà sul rapporto che costruiranno loro. Non voglio tanto tenerli lontani nemmeno per un minuto in più».

Una lacrima mi riga il viso. Non posso credere che Jason sarà parte della mia vita senza esserci realmente. Quando l'ho visto che cercava di pulire nostro figlio, mi sono divertita. Cercava in tutti i modi di riuscire nella sua impresa, ottenendo però scarsi risultati. Ho pensato davvero che saremmo potuti diventare una famiglia, ma la sua riluttanza mi ha fatto guardare in faccia la realtà: saremo sempre due rette parallele e me ne accorgo nel momento in cui arriva in ufficio e la prima cosa che fa è chiudersi la porta alle sue spalle, come se volesse mettere una barriera tra noi due. Dopo tutto, devo dargli del tempo e se adesso non riesce a guardarmi negli occhi, rispetterò la sua decisione.

Jason
Quale momento migliore per riflettere sugli ultimi accaduti. Lascio che l'acqua lavi via ogni traccia di malumore. Sono felicissimo di avere un figlio, un bambino bellissimo. La rabbia invece prevale quando penso a tutto il tempo che ho passato senza averlo avuto accanto. Quei momenti passati con lui, questa mattina, mi hanno fatto dimenticare, momentaneamente, tutto il resto. Era divertito e l'ho fatto divertire io. Sul serio meritavo di averlo nascosto? Davvero non riesco a darmi pace perché nella mia vita passata avrò fatto qualcosa di veramente terribile se il fato mi ha riservato questo trattamento.
Le lacrime si fondono con l'acqua che scende dal soffione della doccia. Ancora non riesco a crederci. Come faccio a perdonare Astrid? Mi viene difficile anche solo guardarla negli occhi. Lei, l'amore della mia vita, che si è trasformata nel mio peggior incubo. Mi ha dato un bambino meraviglioso e me l'ha nascosto per ben tre anni. Come posso andare avanti? Il dolore nel mio petto è devastante. Me ne sono andato per il suo bene. Dio solo sa cosa ho dovuto affrontare fino all'anno scorso. Cosa sarebbe successo se non avessi mai conosciuto mio figlio?

Elia... Elia Morris. Come si chiama mio figlio di cognome? Sicuramente Astrid gli avrà dato il suo. Elia Allen. Elia Morris suona meglio. Astrid Morris...

Scaccio il pensiero dalla mente perché questo non accadrà mai. Lei non diventerà mai mia moglie, non voglio accanto una persona del genere. Non credevo fosse capace di un'azione del genere. Ha cancellato, con un gesto, tutta la fiducia che riponevo in lei. E pensare che volevo ricominciare da capo. Perché si sa, era troppo bello per essere vero. Era single, mi ha baciato come se davvero mi volesse, ma mi ha anche respinto subito dopo e poi viene fuori che mi ha tenuto nascosto mio figlio.

Poi mi viene in mente Luke. Asia lo sapeva? Lei e Astrid sono amiche. Avranno condiviso le  "gioie della gravidanza" assieme? Dopotutto, anche la piccola Haley ha la stessa età di Elia, più o meno.

Mi riprometto di chiamare Luke per chiedergli spiegazioni e mi preparo per andare al lavoro.

Arrivo in ufficio leggermente in ritardo. Astrid è già alla sua scrivania, ma non la degno di uno sguardo perché, nonostante stamattina mi sia svegliato nel suo letto, sono troppo ferito.
Entro nel mio ufficio, chiudendomi la porta alle spalle perché non riesco a sopportare di vederla per cinque secondi di fila.

«Ehi, guarda che sei in ritardo» si lamenta Matt. «Capisco che ti piaccia spassartela tutta la notte, ma per favore Jase, sii puntuale»

«Non me la sono spassata» dico infastidito.

Matt non sa nulla di tutto ciò e non so esattamente se raccontare tutto oppure no, ma  lui insiste.

«E cosa hai fatto? La tua faccia fa schifo».

Lo so bene. Me ne sono accorto quando ho visto il mio riflesso allo specchio. Sembro influenzato. Forse avrei fatto meglio a starmene a casa, stamattina. Ho deciso di venire solo perché non volevo pensare ad altro. Il lavoro mi avrebbe distratto, ma Astrid dall'altro lato della porta non aiuta.

«Non ho dormito bene, stanotte».

«Cos'è, non hai fatto centro?» mi chiede, ridendosela.

«Matt, scoparsi una a caso non è tutto nella vita».

«Scusa, ma non c'è nulla di male a passare la notte in bianco. Mi capita un sacco ultimamente»

«Ho un figlio» dico di getto.

«Cosaaaa?».

Matt è letteralmente scioccato, tanto che si sporge dalla scrivania per sentire meglio, ma poi se ne esce con una battuta davvero pessima. «Hai messo incinta una che hai rimorchiato al bar? Amico, mi dispiace. Adesso la tua espressione ha una spiegazione. Ma cavolo, quanto sei coglione! Cioè, avete usato il preservativo? E Astrid lo sa?».

Astrid lo sa? Vorrei sbattermi la testa al muro. Scuoto la testa nella disperazione più totale e mi nascondo il volto con le mani, incapace di proferire parola.

«Devi dirglielo subito. Non un minuto di più se vuoi sistemare le cose con lei. Lei ti muore dietro. Peggioreresti solo le cose se la tiri per le lunghe. Non la riavrai mai più se non ti sbrighi a dire la verità e...».

«Ormai è tutto rovinato» dico, interrompendolo.

«Che vuoi dire?».

«Astrid... È lei che... Lei è... Cioè, suo figlio è mio figlio».

E il silenzio è la sua risposta.

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