Capitolo 46

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Jason
Ce l'ho con me stesso per quanto sono stupido. Inoltre, quando ho chiesto ad Astrid chi avesse incontrato, non solo mi ha guardato storto, ma non mi ha neanche risposto. E questo mi ha innervosito parecchio. Quello che non dovrei fare è farmi condizionare da questo, anche perché non ha specificato di aver incontrato un uomo, ma una persona. Non ha specificato se fosse maschio o femmina, ma nonostante ciò non riesco a prendere sonno e continuo a rigirami nel letto. Muoio della curiosità di sapere cosa ha fatto stasera e chi ha incontrato. Non so nemmeno perché mi sono coricato. Decido così di alzarmi e, quando raggiungo il salotto, trovo Astrid ancora seduta sul divano intenta ad armeggiare col cellulare.

«Scrivi a qualcuno?» esordisco.

«A nessuno. Ma tu non dovevi dormire?» chiede diffidente, mettendo via il telefono.

«In teoria».

«E in pratica?».

«In pratica non ci riesco. Volevo guardare un po' di TV. Tu non hai sonno?» chiedo.

«Stranamente no. Domani è sabato e posso dormire qualche mezz'oretta in più, ameno che tu non abbia altri impegni. Toglierò il disturbo all'alba» continua nervosa. «Cioè, dovresti accompagnarci a casa tu perché non ho un'auto. Avevo pensato di prenderne una, ma non riesco a mettere da parte la cifra necessaria. Che ne diresti di un aumento, eh capo?».

Dopo un attimo di silenzio, scoppia in una fragorosa risata e non posso fare altro che seguirla a ruota. La sua risata è contagiosa e non posso fare a meno di guardare quanto è bella mentre ride. Da quanto non la vedevo così contenta e rilassata? E anch'io, da quando ho saputo di Elia, per la prima volta mi sento più tranquillo. Sono più tranquillo.

«È una richiesta seria o devo prenderla come uno scherzo?».

«Sì. Cioè, no. Stavo scherzando, ma pensando lucidamente, non mi dispiacerebbe un aumento e mi farebbe comodo anche una macchina. Così per non dipendere da te e da altri».

«Sei in difficoltà con le spese?» chiedo serio. «Posso darti una mano. Con il bambino, con l'affitto, insomma con qualsiasi altra cosa ti serva».

«No, no. L'appartamento è mio. Me l'hanno comprato i miei per eliminare almeno una spesa. Riesco a pagare tutto con il mio stipendio attuale, solo, non posso affrontare spese straordinarie perché ho già quelle ordinarie. A fine mese mi rimane poco e niente. E se voglio comprare qualcosa per Elia, non posso. L'altro giorno l'hai reso felicissimo con quello scooter a sorpresa. E io non posso farlo. Non riesco a dare a mio figlio tutto ciò che vorrei».

«Per questo ci sono io, Astrid. Sono i papà a viziare i bambini. E se me lo permetti vorrei fare questo e molto di più per nostro figlio».

«Riesco a non fargli mancare niente, ma ti ringrazio» dice sinceramente grata.

«Vanno bene cinquecento al mese?».

La vedo un attimino perplessa, ma poi scuote la testa. «No, Jase. Dicevo per dire. Ti ho detto che riesco a coprire tutte le spese».

«Mi hai anche detto che ce la fai per forza. Non credo che mi permetteresti di pagare le spese di casa tua o farti la spesa, dico bene?».Lei annuisce. «Quindi, mi faresti felice se accettassi l'aumento».

«Ma devi chiederlo a Matt. Non puoi decidere tutto da solo».

«Sono sicuro che Matt sarà d'accordo» affermo. «Capirà la situazione».

Astrid
Stavo seriamente pensando all'idea di mandare un messaggio a Justin. Ero indecisa se farlo oppure no, ma Jason mi ha chiarito le idee quando è tornato a sedersi accanto a me. Non è stato difficile scegliere tra mandare un messaggio ad uno sconosciuto o passare del tempo in compagnia di qualcuno che ami. E poi mi piace guardare Jason, per cui preferisco godermi lo spettacolo. Il fatto che sia a petto nudo mette alla prova la mia resistenza, ma riesco a non sbavargli sopra.

***

Mi sveglio con la luce che filtra dalla finestra e mi accorgo di essere nel salotto di Jason. Ieri notte non mi sono accorta neanche di essermi addormentata. Faccio per alzarmi, ma sento un peso all'altezza della coscia destra. Do un'occhiata al problema e vedo Jason che imprigiona la mia gamba, con le braccia e la testa appoggiata al mio sedere, ormai lasciato scoperto dalla t-shirt che è risalita lungo i miei fianchi. Dovrei sentirmi in imbarazzo, ma non lo sono. La sensazione di calore dovuta alla sua vicinanza mi fa stare bene e vorrei che qual contatto durasse per sempre, ma il mio primo pensiero è nellaltra stanza e io devo andare a vedere se dorme ancora.
Vorrei riuscire a non svegliare Jason, ma mi rendo conto che è impossibile uscire da quella situazione senza che io lo faccia. Mi avvicino al suo bellissimo volto e lo osservo per un po' prima di chiamarlo.

«Jason, svegliati» gli sussurro, passandogli la mano tra i capelli. Purtroppo non ho saputo resistere. «Jase, ehi».

Lo osservo mentre le sue palpebre si sollevano lentamente, mettendo a fuoco la mia figura. «Ehi» sussurra mentre inizia a muovere le mani.

Subito mi sento pervadere da brividi che si irradiano in tutto il corpo. La mia pelle freme per il piacere e mordo un labbro per bloccare i mugolii che rischiano di uscirmi dalle labbra, ma la magia dura poco perché Jason si ferma per osservare le sue mani sulla coscia.

«Scusami, Astrid io... era piacevole» dice, liberandomi e mettendosi a sedere.
Non dirlo a me!

«È tutto apposto. Mi dispiace averti svegliato».

«Ci siamo addormentati senza accorgercene. Hai dormito bene?» mi chiede.

«Leggermente scomoda, ma ho dormito. Tu?» chiedo a mia volta.

«Il risveglio è stato perfetto» dice osservandomi sfacciatamente le cosce.
Sento la necessita di coprirmi subito, mentre lui continua: «E a saperlo, sarei rimasto sveglio tutta la notte per godermi lo spettacolo» dice, facendomi l'occhiolino.

«Sei sempre il solito stupido» affermo.

«Certe abitudini non cambiano mai, baby».

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