Capitolo 30

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Astrid
«Dov'è Jason?» continua a chiedere Elia, mentre gioca con mio cugino Brad.

La sua semplice domanda attira l'attenzione di Brad e Megan, che improvvisamente mi fissano sbigottiti. Non ho avuto l'occasione di dirgli che Jason sa tutto perché in questi ultimi giorni, sia loro che io, siamo stati abbastanza impegnati.

«Gliel'hai detto, finalmente?» chiede Megan con il sorriso sulle labbra. Lei, più di chiunque altro, voleva che mio figlio avesse accanto un padre. E, dalla sua espressione, vedo che è felice per la bella notizia.

«Lo sa, sì» annuisco.

Dire che gliel'ho detto non corrisponderebbe alla verità, dal momento che l'ha scoperto per caso.

«In realtà l'ha scoperto da solo» interviene Veronica. «La nostra amica qui presente non è poi così tanto sveglia come crede».

Megan aggrotta le sopracciglia -così come Brad- aspettandosi una risposta e così inizio a raccontare tutto nei minimi dettagli. Racconto loro della foto, passando per il litigio, poi accennando al nostro rapporto civile e poi...

«Mammina, dov'è Jason?». Elia si agita quando viene ignorato e sa essere davvero molto insistente. Chissà da chi avrà preso.

«Sta venendo, amore» lo rassicuro.

«Cosa?» chiedono Megan e Veronica in coro.

«Ragazze, rilassatevi» interviene Brad in mia difesa.

«Grazie» gli dico. «Sì, tra un'oretta dovrebbe essere qui. Portiamo Elia al parco».

«Come una coppia sposata?» mi stuzzica Veronica.

«No, come due genitori responsabili che non vogliono far pesare sul proprio figlio gli sbagli del loro passato» rispondo infastidita.

Lei sa che Jason non vuole avere niente a che fare con me. Si comporta da stronza solo perché non vuole che mi illuda e soffra più di quanto non sia già successo in passato. La ringrazio mentalmente ogni momento della giornata, pensando al fatto che tutto ciò che dice, lo dice per il mio bene anche se, a volte, ci rimango male. Non perché mi offende, solo perché so che è la verità. E nella posizione in cui mi trovo, avere qualcuno che mi apre gli occhi, è la miglior cosa potessi trovare.

«Brava cugina» ribatte Brad.

«Non ci posso credere» si lamenta Megan. «Rimpiazzati dal primo che passa».

«Primo, Jason non è il primo che passa. È suo padre e ha il diritto di esserci. E secondo, non ho rimpiazzato proprio nessuno. Siete liberi di restare. Tutti quanti».

Come immaginavo, nessuno vuole mettere il dito tra "moglie e marito'', per cui, in meno di mezz'ora, mi sono ritrovata la casa vuota e tutto il tempo necessario per rendermi presentabile agli occhi di Jason.

Jason
In ventisei anni mi è capitato di vedere moltissime donne sexy, ma quella che ho davanti adesso le supera tutte di gran lunga.
Lavoro con Astrid da un mese circa e ormai mi sono abituato al fatto di vederla sempre in tiro con abiti consoni ad un ambiente lavorativo come quello nostro. L'ho vista anche in tuta ultimamente, ma non la vedevo così da parecchio.
I jeans attillatissimi fasciano le sue cosce come una seconda pelle, lasciando poco all'immaginazione. La camicetta bianca lascia intravedere il reggiseno di pizzo nero che indossa sotto e le scarpe di vernice rossa sono il pezzo forte. Chissà come sarebbe con solo quelle addosso...

Quando si tratta di lei mi distraggo facilmente, sta di fatto che è la mamma più sexy che abbia mai visto. Si accorge che la guardo con interesse e sembra leggermente in imbarazzo, ma viene distratta da Elia che cerca di staccarsi dalla sua mano per venirmi in contro, gridando il mio nome.

La reazione di mio figlio mi riempie il cuore. Non lo vedo da ieri e anche lui è entusiasta tanto quanto me.

Mi abbasso sulle ginocchia in modo che possa essere alla sua altezza, da qui avrò anche un'ottima vista sulle cosce di Astrid, senza che lei se ne accorga. Elia si fionda tra le mie braccia, ridendo come un matto.

«Piccolino mio. Ma quanto sei bello?!» dico, accogliendolo tra le mie braccia.

«Una vota la mia mammina mi ha detto che sono bellloo come Jason. Come te» mi informa.

Ah sì? Interessante.

Nel frattempo sento Astrid sussurrare: «Non ci posso credere».

Quindi è vero. Mi alzo, portando Elia con me, mentre fisso i miei occhi nei suoi e le chiedo: «Hai detto così?».

Mi piace vederla in imbarazzo e ho tutto l'appoggio di mio figlio che, saltellando tra le mie braccia, urla: «Sì, mamma. Diglielo che soo bellloo come Jason. Diglielo».

«Sì, amore. Siete bellissimi tutti e due». Il bambino sembra soddisfatto della risposta, ma io quando voglio sono uno stronzo e oggi voglio divertirmi un po' con lei perché sono di buon umore.

Credo che gli sbagli del passato debbano rimanere nel passato, quindi anch' io devo lasciarmelo alle spalle. Anche se sembra la cosa più difficile di questo mondo, ma io voglio provarci.

«Hai chiamato me "amore"?»  chiedo, ammiccandole.

«No, ho chiamato lui "amore". Il piccolo ometto della mia vita».Il modo in cui gli tocca la manina, mi fa desiderare il suo tocco. Elia le sorride, ammirandola. È innamorato di lei tanto quanto me.

Forse anch'io la sto guardando così. Certo, non serve molto a restare incantati. Astrid brilla di luce propria, la sua bellezza è disarmante e il mio corpo è completamente attratto da lei.

Dopo avere giocato un po' con mio figlio, raggiungo Astrid che ci ha osservati per tutto il tempo da una panchina. Ha alternato sguardi vuoti a sorrisi e risate. Vorrei tanto sapere cosa le passa per quella testa complicata e questo sembra il momento giusto per scoprirlo. 

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